I- La Cronologia biblica permetterebbe, ai suoi lettori più attenti, di calcolare esattamente la data della Fine del Mondo.
Nicola Cusano fissò il termine della Vita sulla Terra al 1734, per simmetria, ritenendo che tra la nascita di Gesù e l’Apocalisse ci sarebbe stato lo stesso numero d’anni trascorsi dal diluvio alla venuta di Cristo.
Nel suo trattato De la divinité de l’homme, des différents religions, ecc., comparso nel 1818, il conte de Sallmard-Montfort arrischiò queste cifre: “Giacobbe […], capo dell’antica Chiesa, […] nacque l’anno del mondo 2168, cioè 1836 anni prima di Gesù Cristo. […] Nel momento in cui scrivo, noi siamo nel 1816, e di conseguenza, dato che secondo la parola di Dio, la nuova chiesa deve durare fino alla fine dei secoli, se l’antica è veramente stata (come non è lecito dubitare) il simbolo della nuova, ne deriva chiaramente che il mondo non ha più che una ventina d’anni di vita, poiché unendo questi vent’anni ai 1816 che sono passati dalla nascita di Gesù Cristo fino a questo momento, otteniamo precisamente i 1836 anni che sono trascorsi da Giacobbe fino a Gesù”.
Purtroppo, ma solo per lui, la previsione non si avverò.
La data precisa della Fine del Mondo può essere desunta da avvenimenti collaterali, o immediatamente precedenti, come ad esempio l’avvento dell’apocalittico Anticristo. Un libro di Perriér-Varin, apparso al principio del Seicento, l’Advertissement à tous chrétiens sur le grand et épouvantable avénement de l’Antéchrist, et fin du monde – uno dei più informati in assoluto, sulla comparsa di questo tetro personaggio – profetizza che l’Anticristo sarebbe nato nel 1626 e dopo trent’anni avrebbe cominciato a regnare; nel 1660 il suo impero sarebbe crollato. Ne doveva conseguire, nel 1666, la fine del mondo.
Resta il mistero degli ultimi sei anni di storia dell’Umanità: che doveva succedere in quel periodo di caos? Non si poteva abbreviarlo? A quanto pare Perriér-Varin prolungò appositamente l’agonia del Pianeta, e la stiracchiò affinché potesse raggiungere una data che contenesse il “666”, il fatidico “numero della bestia”.
Un epigono, Jean-Aimé de Chavigny sostenne che il 1734 avrebbe segnato l’avvento dell’Anticristo, ma procrastinò il Finimondo di altri otto secoli, perché previde che la Chiesa cattolica sarebbe scomparsa solamente nell’anno 2500.
Il mistico, schizoide, Rulman Merswin di Strasurgo dichiarò che la fine del mondo era stata fissata per il 1380. Tuttavia, aggiunse, il decreto fatale poteva essere modificato, con la preghiera e la preparazione alla vera vita spirituale. Approfittando della clemenza divina, riuscì a ottenere una “dilazione”, e, nell’impossibile 1386, ringraziò l’Altissimo fondando un convento sull’Isola Verde, vicino Strasburgo.
Il fourierista forsennato Victor Hennequin, in Religion, profetizzò: “a dicembre del 1869. la Terra perirà se questo libro non trova ascolto”. A giudicare dagli eventi successivi, si vede che il suo testo pazzoide ha avuto più seguaci di quanto lasci intendere l’oblio che l’ha sempre circondato.
Non è possibile dar qui notizia di tutte le infinite profezie che hanno riguardato la data della Fine del Mondo, e non sarebbe neppure giusto dare a tutte lo stesso rilievo. Aggiungo però una autorevole stima, una sola.
In tempi recenti, lo scrittore spagnolo J J Benitez ha predetto, nel suo romanzo Gog, che il Mondo finirà il 29 agosto 2027, per opera di un gigantesco asteroide già in viaggio verso la Terra per annientarla. Le alte sfere militari e spaziali degli Stati Uniti sanno, ma mantengono un ferreo segreto sulla notizia. Ho conosciuto J J (e sua moglie, la scomparsa Blanca, creatura di rara sensibilità e simpatia), e gli ho chiesto: “Naturalmente si tratta di una storia di fantascienza, una finzione…”. Lo scrittore mi ha risposto: “Magari fosse così!”. Sembra che a informarlo sulle sorti dell’Umanità sia stata una misteriosa sciamana, di cui parla nel libro, che in sogno raggiunse l’asteroide assassino, e ne descrisse dimensioni, struttura e velocità.
II- Il mondo è già finito una volta, anche se tutti fanno a gara per dimenticarlo. Fu ai tempi del Diluvio.
La vicenda è narrata, oltre che nella Bibbia, in molti altri testi sacri e poetici dell’Antichità.
L’epopea di Gilgamesh racconta: il Dio Ea annuncia il diluvio a Umapistin, e gli dà consigli su come costruirsi un’arca. Poi «(persino) gli Dèi furono colti dal terrore per il diluvio. Fuggirono (e) salirono al cielo di Anu; gli Dèi si rannicchiarono come cani (e) si accucciarono sconvolti. Ishtar gridò come una donna in travaglio…».
La Fine del Mondo è una creazione vissuta al rovescio, per chi ha creato la Terra: i dolori che comporta sono identici a quelli del parto.
William Whiston (1666-1752) – “il visionario Whiston”, come lo chiama Gibbon –, ha ipotizzato che una famosa cometa, che compare nel nostro firmamento ogni 575 anni, abbia provocato il diluvio nel 2242 a.C. annegando la Terra con la sua coda. Chi amasse questo tipo di calcoli sappia che la prossima – e ottava – apparizione di questo infido corpo celeste è prevista dagli Enciclopedisti nel 2255. Pierre Bayle era stato testimone della settima, nel novembre 1680: ne trasse spunto per un’opera a stampa, Pensées diverses sur la comète, ma aveva già constatato, come i suoi contemporanei, che non era stata accompagnata da nessun nuovo diluvio.
Whiston azzardò anche più di una predizione per datare il futuro Avvento di Gesù sulla Terra: calcolo essenziale anche per stabilire i giorni della Fine del Mondo. Infatti, secondo le religioni ebraica e cristiana, questo sfacelo dovrebbe essere preceduto da mille anni esatti di “Regno del Messia”. Purtroppo i pronostici dell’astronomo inglese (che indicò prima il 1715, poi il 1716) si rivelarono imprecisi se non falsi, e fu una gran pena per lui sopravvivere, e vedere che non si avveravano. Si immerse allora nella matematica e ne uscì, trionfante, con una nuova data certissima: il 1766; anno che era sicuro di non vedere, perché sarebbe stato il suo centesimo. I suoi calcoli però si rivelarono controproducenti per le sue stesse finanze. Nei Mille Anni, dicevano le Profezie bibliche, i Giudei avrebbero praticato il Vangelo e tutte le proprietà sarebbero state messe in comune, . Già molto vecchio, ma più imprudente che saggio, Whiston mise in vendita un terreno, e ne calcolò il valore secondo la rendita che avrebbe dato, se fosse stato sfruttato per trent’anni. Il compratore, narra Encyclopédiana, si stupì enormemente della sua audacia. «Come potete chiedermi una simile cifra!”, si lamentò, date alla mano. “Voi sapete bene che ben prima della metà di questo termine, tutti i beni saranno messi in comune, e la proprietà privata di ciascuno non varrà più mezzo soldo!” Il dotto matematico osservò un minuto di silenzio, quindi abbracciò il compratore, e il contratto fu concluso». Al prezzo, stracciato, che aveva ormai il suo terreno, approssimandosi il futuro Comunismo millenario, imposto da Gesù.
Anche i Dottori di Israele erano sicuri che l’avvento del Mondo a Venire sarebbe coinciso con una ventata di riforme economiche di stampo socialistico. Ciò li spinse a suggerire alcune precauzioni di carattere prettamente finanziario: “Se 4231 anni dopo la creazione del mondo (cioè nel 471 e. v.) ti venisse offerto un campo del valore di mille denarii per un denarius, non lo acquistare”. Perché allora verrà il Messia e la terra non avrà più alcun valore.
III- Il Profeta Maometto ha predetto che il Mondo finirà quando Inferno e Paradiso, entrambi, saranno riempiti. Invece i Teologi cristiani introdussero tra Cielo e Cerchi dei Dannati un terzo Regno Ultraterreno, che causerà il Finimondo non quando sarà pieno, bensì quando sarà vuoto.
Poiché l’Apocalisse, come fatto storico, non può non cadere tra la morte dei singoli e la Resurrezione della carne, Guglielmo di Alvernia, con una notevole dose di coerenza, arguì che sin quando una sola anima fosse rimasta in Purgatorio, il Mondo non poteva finire.
Se le cose stanno così, è lecito pensare che gli uomini, pregando per le anime dei morti, svuotino quel tristo Luogo di Purgazione prima dei tempi previsti. A quel punto, col Purgatorio deserto, tenere in vita il Pianeta non avrebbe più senso: sarebbe solo un irrazionale accanimento sulle anime d’uomini e donne a venire.
Sollecitare la Fine dei Tempi, pare sia un impulso irresistibile per il Cristiano: per questa ragione, per affrettare il ritorno di Gesù, i fedeli pregano, soprattutto nel rito dell’Eucaristia: “Vieni, Signore”.
Si tenga conto infatti, che per un cattolico, il vero scopo della Creazione del Mondo è la sua futura distruzione. Secondo il Catechismo licenziato dal Concilio Vaticano II, Iddio vuole condurre “la sua creazione fino al riposo di quel Sabato [Genesi 2,2 ] definitivo, in vista del quale ha creato il cielo e la terra”.
La Storia Sacra ha accorciato l’età del Cosmo e le date della permanenza della nostra Specie su questa Terra, credo, perché intendeva avvicinarci il tempo della fine del Mondo: così che gli uomini non si perdessero nella vacua alchimia dell’eternità dell’Universo – quella di cui erano sicuri i filosofi pagani – e sentissero, invece, il peso della prossima distruzione: o per il loro pentimento, o perché provassero terrore per la Vendetta divina. E pure il fatto che il Mondo visibile fosse stato compiuto in soli sei giorni serviva da monito: che in ancor meno d’una settimana Iddio poteva cancellarlo.
Perduto questo senso della Catastrofe Finale, gli increduli hanno avuto modo a loro licenza di prendersi gioco della troppo succinta Cronologia Sacra.
IV- Isaia, che visionò la Fine del Mondo, predisse (51,6): “i cieli come fumo si dilegueranno e la terra si consumerà come un vestito”. Si tratterà quindi, più che di una distruzione, di una consunzione. Evidente lo scrupolo del profeta: dopo una distruzione restano sempre delle rovine, che magari poi si saccheggiano, o si ricostruiscono, ma quando le cose vanno in fumo, o via via si rendono diafane e inconsistenti per l’uso, non ne rimane un bel nulla, e nessun bene “da godere”, neanche per gli Angeli.