Il grande attore prussiano Paul Wegener (Arnoldsdorf, 1874-Berlino, 1948) è stato uno dei fondatori del Cinema Espressionista, e del Cinema Fantastico in generale. Nel 1913 interpretò e co-diresse Lo Studente di Praga, trasferendo sullo schermo un soggetto di Hanns Heinz Ewers: la storia di un diabolico “Doppio” – un “riflesso uscito dallo specchio” –, chiaramente ispirata al Peter Schlemihl di Adalbert von Chamisso, e alle Avventure della notte di San Sivestro, di E.T.A. Hoffmann [racconto del quale abbiamo parlato recentemente]. Ma soprattutto Paul Wegener viene ricordato come il più pauroso “Golem” della Storia del Cinema: fu lui a inaugurare questa saga.
Per tre volte si calò nell’armatura terrosa dell’Uomo d’Argilla animato dalla magia dei Rabbini: nel 1915 (in una pellicola perduta), nel 1917 (per una parodia del personaggio), e nel 1920, nel film che lo rese famoso in tutto il mondo: Il Golem: come venne al mondo (Der Golem, wie er in die Welt kam) che diresse insieme a Carl Boese, e che nulla ha a che vedere col romanzo di Meyrink. Contrariamente alle figure canoniche dell’Horror, il conte Dracula, o il Mostro di Frankenstein, o l’Uomo Lupo, che ebbero una loro storia folgorante, emancipandosi dalle interpretazioni di Lugosi, Karloff e Lon Chaney jr., si può dire che Wegener abbia sbaragliato ogni concorrenza futura: i film con i Golem sono stati relativamente pochi, e nessuno si è distinto per interpretazioni memorabili, spaventevoli e convincenti come la sua.
Di seguito diamo un assaggio del film del 1920: l’ultimo capitolo (il V), col celebre finale a sorpresa. Sequenze grazie alle quali possiamo apprezzare la sapienza registica di Wegener, le scenografie “demoniache” e espressioniste di Hans Poeltzig, e, nonostante la discutibile qualità delle immagini, la fotografia di Karl Freund.
Il Golem: come venne al mondo, è anche famoso nella storia del Cinema per questa caratteristica: tutti gli effetti speciali, compresi quelli ottici, sono stati realizzati in diretta, e cn una macchina da presa normale, senza utilizzare trucchi come la “doppia esposizione”.