Carlo Broschi detto Farinelli (1705-1782) – il celebre cantore nato nel Regno di Napoli che mandava in visibilio le Corti d’Europa con l’estensione sovrumana della sua voce, modulata sulle note più alte dalla castrazione –, guarì il re di Spagna Filippo V dalle sue acute malinconie. Al sovrano, depresso fino al punto di trascurare l’igiene, bastò ascoltarlo una volta dal vivo, nell’appartamento regio, per tornare a radersi e a lavarsi. Filippo V costrinse subito Farinelli ad abbandonare le scene in cambio di una lauta pensione, e ad esibirsi soltanto per lui. Il castrato cantava sempre le stesse otto-nove arie, e il re sentiva calmarsi gli eccessi della sua follia.
I- “Il Sesso Artificiale”, ovvero: le Tenaglie del Potere
Il ricorso alla Castrazione – c’è chi lo afferma – non è né ancestrale, né istintivo, tra i popoli. L’abbellimento delle Corti o dei Serragli con giovanetti evirati, ha una storia relativamente recente. Sembra che l’inventrice degli Eunuchi sia stata la più potente e astuta delle antiche imperatrici: Ammiano Marcellino, infatti, ascrive nelle Storie questa turpitudine a Semiramide: “da qualsiasi punto di vista si osservi la moltitudine degli uomini mutilati, non si può altro che detestare la memoria di Semiramide antica regina, che per prima usò castrare la gioventù maschile, quasi volesse distogliere dal disegno originale e far violenza alla Natura, la quale, già dall’età più tenera indica, per tacita legge, che nella prima sorgente di semenza è il mezzo di propagare la posterità”.
Semiramide, vedova e forse assassina dell’imperatore Asad (detto dai greci Nino), regnò brevemente sull’Assiria più di ottocento anni prima della nostra era Volgare.
Se il Potere, in genere, gode nel mutilare, è nell’evirazione del suddito, dello schiavo, del pretendente, del Nemico, e infine dell’inerme, che celebra il suo trionfo.
Dovunque, il Sovrano pretende d’essere l’unico Maschio, il supremo riproduttore della Specie. Perciò: il Potere è per essenza castratore.
Esso produce eunuchi, non solo per gli harem dei sultani e le cappelle canore dei Papi, ma persino, seguendo una logica di cui si son perdute le matrici, per la propria sicurezza.
Il Potente si compiace circondarsi di Impotenti.
Riferisce Senofonte che Ciro, imperatore persiano, affidò la propria persona alla guardia degli Eunuchi seguendo uno specioso ragionamento. “Gli sembrò che non si potrebbe essere mai sicuri della fedeltà di un uomo che ne ami altri più di quello che si affida alla sua sorveglianza. Ora, chi ha figli e moglie con cui vive in accordo, oppure giovani amici, è spinto inevitabilmente dalla natura ad amare costoro più di chiunque; invece gli Eunuchi, che sapeva privati di tutti questi affetti, giudicò che dovessero fare sommo conto di chi poteva più di ogni altro arricchirli, soccorrerli se qualcuno li offendeva, circondarli di onori. Né Ciro era del parere di taluni, che si preoccuperebbero soprattutto del fatto che gli eunuchi sono uomini svigoriti. Si giovava a tale scopo dell’esempio degli altri animali: i cavalli focosi, depongono, sì, da castrati, la mordacità e la foga ma nulla perdono della pugnacità; i tori castrati si ammansiscono e diventano docili, ma quanto a forza nei lavori non ne hanno meno di prima […]. La stessa cosa avviene degli uomini cui si è tolto lo stimolo dei desideri carnali: diventano più calmi ma non meno pronti a eseguire gli incarichi loro affidati, né meno capaci di cavalcare, o meno abili a lanciare un giavellotto, o meno avidi di gloria […]. Se, naturalmente, sembrano minorati nella forza fisica, c’è il ferro, che in guerra pareggia i deboli ai forti […]. Per queste considerazioni Ciro prese al suo servizio, a cominciare dai portinai, soltanto Eunuchi”.
Osserva anche Erodoto: “presso i barbari gli eunuchi, in quanto ispirano la massima fiducia, sono più apprezzati degli uomini dotati dei loro attributi”.
Ai tempi di Dario, le provincie tributarie più ricche donavano all’imperatore decine di castrati come se costituissero il più grande dei tesori: dalla sola Assiria gli giungevano “1000 talenti d’argento e 500 giovinetti evirati”.
Gli Eunuchi, chincagli preziosi dei Potenti, truccati senza risparmio di pennelli, ingioiellati, drappeggiati in modo da venire immediatamente riconosciuti dalla plebe, erano associati a ogni ostentazione di magnificenza. Persino l’antica Roma si lasciò affascinare dai perniciosi costumi dei Persiani.
Plauziano, prefetto del pretorio, doveva dare in sposa sua figlia all’erede di Severo. Egli era il ministro prediletto di questo imperatore romano e tutto, in virtù del suo favore, gli era concesso. “Uno degli atti più audaci e arbitrari del suo dispotismo”, racconta Gibbon, “fu la castrazione di cento Romani liberi, alcuni dei quali maritati e anche padri di famiglia, perché la figlia, nel suo matrimonio con il giovane imperatore, potesse avere un seguito degno di una regina orientale”.
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[in copertina: Ritratto di Carlo Broschi, detto il Farinelli, di Jacopo Amigoni]