I- Le atrocità e le ignominie di cui si è macchiato, in modo sistematico, il nazismo, “eccedono” la nostra comprensione, ne mettono in pericolo la ratio. Oscure, occulte e putrescenti, queste barbarie si nutrono di ipocrisia, di carognate prive di grandezza, di complicità disgustose, di ideologie ributtanti. Una sorta d’Igiene Letteraria le rende davvero “irriferibili” – e non credo solo per il fatto che sono così vicine, a noi, nel tempo.
Quelli dei nazisti, paiono crimini fatti a macchina, senza anima; non sono “individuali”: persino hitler – nel cui nome erano perpetrati –, non sembra tanto un individuo, quanto un vorace parassita della Storia Universale. Un batterio onnivoro.
Il pensiero più sudicio ebbe agio, tra i seguaci del führer, di manifestarsi senza remore, fu coltivato e vezzeggiato, prosperò e fu sovralimentato fino a raggiungere proporzioni inaudite. Con il nazismo, compare infatti tra i malvagi una figura nuova: il “grossista” di delitti. Mai come nel terzo reich, la Crudeltà somigliò tanto all’indistinzione del macero.
hitler e i suoi, inventarono la “merceologia” della Malvagità. Le loro vittime – a cominciare dalle Comunità Ebraiche destinate all’Olocausto –, erano inermi e sovrabbondanti, e perciò superflue, come merci che ristagnano invendute sugli scaffali dei supermercati.
Ci si ingegna, ci si arrabatta, nei lager hitleriani, per “ottimizzare” l’Atrocità su “vasta scala”. Nel “progetto eutanasia”, che voleva dire “soppressione delle vite indegne di essere vissute”, i malati di mente, i disabili, (e poi, in genere, gli internati dei campi di concentramento), venivano uccisi con i gas all’interno di strutture che senza ironia erano chiamate “cliniche”. I cadaveri venivano quindi “avviati, su un nastro scorrevole, a una stanza di cremazione”. È rivoltante, ma probabilmente veritiero, che non sia stata l’enormità del crimine, in sé, ad attirare gli efferati capi nazisti, quanto la possibilità, finalmente, di usare in questo campo un “nastro scorrevole” – per ottimizzare e rendere più rapida l’opera d’etnica Pulizia.
II- Anche gli orrori della “Medicina disumana”, sperimentata dal personale medico delle SS nei campi di sterminio, sembrano, ancor prima che gratuiti, soprattutto “improvvisati”. Due soli esempi, tra la miriade d’abomini rivelati a Norimberga.
Durante la Seconda Guerra, il lager di Buchenwald divenne anche e tristemente famoso per i micidiali esperimenti, che lì avevano luogo, allo scopo di congelare in acqua i detenuti. Il dottor Rascher – che sarebbe più giusto chiamare il boia Rascher – era il pioniere incaricato di assiderare gruppi di Ebrei e altre categorie in via di sterminio. Un’ecatombe seguiva a un’altra, senza scampo, senza scopo.
Interessato, come il cane che fiuta il proprio vomito, il gerarca nazista Himmler seguì in modo euforico, creativo e surreale, le sperimentazioni di Rascher. Scrisse dunque al medico una lettera, con la quale gli suggeriva di rianimare le sue cavie attraverso il “calore animale”, e più precisamente con calore femminile umano. Rascher lo prese sul serio, e reclutò un gruppo di prostitute, anch’esse povere internate, per “riscaldare” gli assiderati. “In otto casi” – riferì poi il “clinico” nella sua successiva relazione – “i soggetti sono stati adagiati su un gran letto tra due donne nude. Le donne dovevano aderire il più possibile all’uomo assiderato. Poi sulle tre persone si stendevano delle coperte”.
C’è da domandarsi a cosa servissero queste prove. Se gli esperimenti miravano a rianimare prima possibile paracadutisti, aviatori, e marinai del terzo Reich naufragati nelle gelide acque del mare o dell’oceano: dove avrebbero trovato questi militari le femmine necessarie e disponibili?
Per vagliare le ipotesi di Himmler, e soddisfarne le vischiose curiosità, Rascher provocò una serie di innumerevoli decessi tra gli internati affidati alle sue cure, e ottenne, alla fine, solo questo misero risultato scientifico: il medico appurò che “il riscaldamento è sempre molto più rapido” se il congelato viene abbracciato da una, piuttosto che da due donne. Decine di vite umane immolate per questa futile scoperta: chi agonizza, tende alla monogamia.
III- Ad Auschwitz il famigerato medico nazista Josef Mengele, e i suoi collaboratori, uccisero nello stesso momento due gemelli con due letali iniezioni di cloroformio al cuore. La “contemporaneità” della morte di due creature nate nello stesso istante era lo scopo e il senso stesso dell’esperimento, le cui ricadute nel campo clinico e scientifico paiono oggi tragicamente demenziali.
Mengele comunque si dimostrò entusiasta di questo duplice assassinio, e annotò che si trattava di “un caso unico nella storia della medicina […]. Due gemelli muoiono insieme e nello stesso momento in circostanze che rendono possibile un’immediata autopsia”. Entusiasmo inutile, osceno: tutte le volte che un chirurgo scanna volontariamente il suo paziente in una sala operatoria, si ripropongono – è ovvio – le “circostanze che rendono possibile un’immediata autopsia”.
È evidente che l’esame post-mortem avvenne sui cadaveri dei due infelici contemporaneamente: si riprodussero, sull’uno e sull’altro corpo, le stesse incisioni, le stesse amputazioni. Quale progresso, per la medicina, era lecito attendersi da questa atrocità parallela e simmetrica, da questa Morte Sorella? Nulla, che non fosse sordida volontà di tentare l’intentato, e di violentare e offendere la Ragione, oltre che l’Umanità.
Uccidere due, che sono nati-insieme, nello stesso momento, ha quasi il senso di un “messaggio mafioso” rivolto alla Natura: le si restituisce, morto, il “parto gemellare” – quello che lei ci ha prodigato come dono, come mistero, come simbolo di ricchezza di Vita – in modo che la Natura capisca chi comanda: chi la “domina”, cioè, fino al punto di invertirne il corso.
Ciò che rende ancora più crudele, assurdo (inumano è giudizio troppo facile), nonché raccapricciante l’esperimento nazista sui gemelli, è che non andava fatto, anche perché, non era giusto ripeterlo. Neppure per la Ragione Atroce. Infatti bastava leggere attentamente gli annali della Storia per apprendere che era già accaduto:
«Il 17 gennaio 1776 due gemelli furono impiccati insieme a Tyburn. “Quando fu tolto il carro sotto i loro piedi, le loro mani si intrecciarono. Così oscillarono fianco a fianco per quasi un minuto. Poi, quando persero coscienza, le loro mani si sciolsero lentamente l’una dall’altra”».
IV- Leggendo orrori come quelli perpetrati nei lager, si sarebbe propensi a dar ragione a Borges – il quale scrive in una Annotazione al 23 agosto 1944: “il nazismo pecca di irrealtà. È inabitabile; gli uomini possono solo morire per esso, mentire per esso, uccidere e spargere sangue per esso. Nessuno, nella solitudine centrale del suo io, può desiderare che trionfi. Arrischio quest’ipotesi: Hitler vuol essere sconfitto”.
Purtroppo, in questo caso, l’ipotesi di Borges non è credibile. Per la verità, il nazionalsocialismo, di “irreale”, ebbe assai poco. Se osserviamo il comportamento dei carnefici di Hitler, dobbiamo constatare – con raccapriccio –, che raramente essi mancano di coerenza, e che spesso sembrano trarre conclusioni estreme, ma del tutto ovvie, da posizioni dominanti anche fuori del regime, da idee o comportamenti che circolano ancora nella nostra società e che traggono spunto persino dal pensiero a prima vista più illuminato.
Tutta l’ideologia e la pratica nazifascista, quindi, vanno denunciate non come “irreali”, ma esattamente al contrario come “reali”, conseguenti e razionali; e ciò è possibile solo in un’ottica Fantastica. Mentre spetta alla Morale bollarle come Infamità, e noi certo non ci asterremo mai dal farlo.
Ho scritto nella Fantaenciclopedia: “Solo il Fantastico ci salva dall’Irrealtà. Dall’irrealtà del Reale, quando è troppo Reale”.
[in copertina: Verso l’ignoto, di Alfred Kubin (1900-1)]