I duelli più mitici inciampano talvolta sulla cattiva memoria dei protagonisti. Per cui chi soccombe non riceve dal rivale neppure l’onore delle armi, o la consolazione, di una privata Fama imperitura.
C’è un ragguaglio di Canetti che riesuma il vecchio nobile dimenticato Georges d’Anthés, omosessuale, che si batté nel 1837, sopravvivendo, contro un rivale che difendeva l’onorabilità della propria moglie:
«Eschbach, presidente della camera di commercio di Strasburgo, raccontò alla mia amica Madeleine C. che quando era giovane andò in visita a Sulz da un vecchio signore, il quale abitava nel castello del luogo. Era un vecchio dalla mente già un po’ confusa, e una volta disse: ”In gioventù, quand’ero in Russia, m’è capitato di uccidere qualcuno in duello. Ma non so più chi era ” («Dans ma jeunesse quand j’étais en Russie, j’ai tué quelqu’un en duel. Mais je ne sais plus qui c’était”).
Era Puškin».
Nel novembre 1836, il trentasettenne Aleksandr Sergeevič Puškin – detto il “moro” – ricevette una lettera anonima in cui il nome della moglie veniva offeso. Sentì suo dovere sfidare il barone Georges d’Anthés, il quale era citato come fonte calunniosa nella missiva. Il padre adottivo di Georges, l’ambasciatore d’Olanda Heekeren, chiese e ottenne un rinvio del duello, che ebbe luogo solamente l’8 febbraio del 1837 (il 27 gennaio, secondo il calendario giuliano). Quarantottore dopo quella data, il poeta spirò per le ferite riportate sul campo dell’onore. D’Anthés sopravvisse alla sparatoria per altri 58 anni.
Oltre all’ingiuria della morte precoce, Puškin si ebbe dunque in sovrapiù dal suo assassino un oblio del tutto simile – fatte le debite proporzioni – all’obnubilamento del Procuratore della Giudea, il Pilato di Anatole France, quando gli parlarono di Gesù, il nazareno da lui condannato alla Croce:
«“Ponzio, ti ricordi di quest’uomo?”
Ponzio Pilato aggrottò le sopracciglia, si portò la mano alla fronte come chi vuole ritrovare un ricordo. Poi, dopo qualche istante di silenzio:
“Gesù?” mormorò, “Gesù il Nazareno? No, non ricordo”».