Verso il 1674 l’aristocratico polacco Kazimierz Łyszczyński, s’impegnò nello studio della Teologia, e dopo un travaglio intellettuale che l’assorbì per più di un decennio, pose fine alle sue ricerche, che culminarono in un trattato che intitolò: “De non existentia Dei”.
Il libello intendeva dimostrare:
– che Dio non esiste; e che chi cerca di provarne l’esistenza si oppone alla Ragione e si avviluppa in una congerie di contraddizioni;
– che gli esseri umani sono i veri creatori di Dio;
– che la religione è stata fondata da persone “senza religione”, che ambivano essere adorati loro stessi, e che la cosiddetta pietà religiosa è in realtà una invenzione degli empi;
– che le persone più semplici, in tema di Fede, sono state da sempre ingannate da quelle più astute, allo scopo di opprimerle.
Il trattato, nelle intenzioni di Kazimierz, non doveva essere pubblicato; ciononostante. finì egualmente nelle mani dell’Inquisizione. Un suo conoscente, un certo Brzoska – al quale il nobile aveva prestato dei denari –, trovandosi nella condizione di non riuscire a estinguere il suo debito, ricorse al sotterfugio di denunciare Łyszczyński come ateo e bestemmiatore, e, dopo averlo rubato, consegnò il manoscritto del De non existentia Dei, alle autorità religiose del Paese.
Il Tribunale ignorò le tesi difensive di Łyszczyński, e pur di condannarlo calpestò ogni procedura giudiziaria. Il nobile polacco fu condotto nella piazza del mercato, dove si era radunata una gran folla di facinorosi. Il boia gli strappò la lingua, e le labbra. Poi gli venne posto tra le dita il suo trattato, e il carnefice gli bruciò le mani sacrileghe a fuoco lento. Fu poi posto sul ceppo, e decapitato. Infine, il corpo a pezzi di questo “mostro del suo tempo” – così lo descrisse il vescovo di Kiev, suo nemico – , fu dato alle fiamme.
E, perché le sue ceneri non imbrattassero una terra cattolica, furono introdotte in un cannone e sparate verso la Russia.
Ignoro se le ceneri abbiano poi varcato effettivamente il confine, destinazione la Tartaria. Mi pare comunque di poter definire, quello di Kazimierz Łyszczyński, uno dei primi “Funerali Aerei” della Storia.