I- Rappresaglie
I Nemici di Dio non sono gli atei: sono coloro che non ne negano affatto l’esistenza ma, preda dell’Ira, lo combattono, con impari lotta, o lo insultano, bestemmiandolo con gran soddisfazione personale.
Nell’Apocalisse (13, 1-6), l’Anticristo è un impareggiabile bestemmiatore, un nec plus ultra: dopo di lui, infatti, è inevitabile che arrivi la Fine del Mondo. Giovanni lo rappresenta come una bestia con “dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi di bestemmia“, non meglio identificati. Appena Satana le dona una bocca, la bestia ne approfitta, e la spalanca “per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il suo nome, il suo tabernacolo e quelli che abitano nel cielo”. Allora tutta la Terra (pare un presagio dei tempi del Web) si meraviglia e applaude la performance.
Ironia della sorte: anche il Cristo fu scambiato per bestemmiatore: un Anti-Se Stesso, dunque. Il sommo sacerdote Caifa, mentre lo interrogava (Matteo, 26, 59-66), si stracciò le vesti, non tollerando certe sue affermazioni che gli sembravano sacrileghe.
Uno dei più acerrimi nemici di Dio fu certamente quel monarca di cui parla Montaigne nei suoi Saggi: “Un re nostro vicino, ricevuta una mazzata da Dio, giurò di vendicarsene, ordinando che per dieci anni non lo si pregasse né si parlasse di lui né, per quanto dipendeva dalla sua autorità, si credesse in lui”.
Esistono poi interi Paesi dove la Divinità non può contare neppure su un devoto, uno solo, mentre pullulano i bestemmiatori.
Nel 1750, Giorgio Guglielmo Steller, di ritorno dall’isola di Kamchatka, riferì che gli abitanti di quel luogo non pronunciano la parola Dio (che nel loro idioma si chiama “Kutchu”), altro che per bestemmiarlo e maledirlo, tutte le volte che accade loro qualcosa di spiacevole, cioè, quasi sempre.
“Non si può nominare Dio, se non per bestemmiarlo”: tra le regole che si erano dati i dissoluti protagonisti delle Centoventi giornate di Sodoma, di Sade, vi era anche questa, e non è escluso che quei depravati si ispirassero direttamente ai blasfemi moccolatori di Kamchatka.
II- La Bestemmia come Scienza
In ogni caso: c’è bestemmia e bestemmia. Nel tardo secolo XX e in quello XXI con questa parola italiana si finì per designare solo l’epiteto ingiurioso dedicato a Dio e ai suoi seguaci. Ma Paolo Mantegazza, che, a detta degli autori di Forse Queneau: Enciclopedia delle Scienze Anomale, ha scritto il primo vero trattato di Fisiologia della Bestemmia, ne distingueva ancora, alla fine dell’Ottocento, almeno sei tipi. Nei suoi “Appunti di Bestemmiologia comparata”, Mantegazza ha diviso la sua materia in: a) bestemmie sacrileghe; b) bestemmie oscene; c) bestemmie sacrileghe e oscene allo stesso tempo anche dette bestemmie miste; d) bestemmie convenzionali o energiche (motti ripetitivi che non offendono, ma denunciano cattiva educazione); e) bestemmie oltraggiose alla madre o ad altre persone care (che sarebbe meglio chiamare esclamazioni bestemmianti); f) bestemmie larvate o travestite. È in quest’ultima categoria che il fisiologo ha dato il suo migliore contributo di novità, in quanto sono le più difficili da individuare. Le bestemmie di tipo “f)” sono, secondo lui, “quelle che escono involontariamente dalla bocca e che spesso, a mezza strada, riusciamo a cambiare in esclamazioni innocenti”.
III- Epidemie di Bestemmie
All’inizio dei tempi moderni, in Europa, la Bestemmia veniva praticata senza freni, in modo smisurato. Tanto che si può parlare senza timore di smentita di un’autentica e diffusa ‘‘Epidemia di Bestemmie’‘.
Dice Andreae, in un testo del 1568: “perfino i bambini che possono appena parlare hanno la bestemmia sulle labbra”; e Sigwart, professore di Tubinga, aggiunge – siamo alla fine del 500: ‘‘i bambini che non sanno ancora le preghiere bestemmiano così bene da superare talvolta gli adulti in quest’arte esecrabile’”.
I moccoli privi di controllo erano temuti: tra gli effetti delle bestemmie si contavano l’Ira di Dio e le Grandi Catastrofi.
Di qui l’appoggio popolare alle sentenze degli Stati e della Santa Inquisizione contro chi disonorava Iddio.
A Venezia, nel 1537, i Turchi sembrano vicini: ‘‘il 20 dicembre, il Consiglio dei Dieci crea una magistratura speciale, gli Esecutori contro la bestemmia”. Oltre che preda dell’Inquisizione, i colpevoli saranno puniti dallo Stato. In febbraio Venezia viene scossa da un terremoto; il 10 marzo viene pubblicato un nuovo editto contro i bestemmiatori”.
Le imprecazioni contro la divinità divennero così oltraggiose e frequenti in Inghilterra che le Autorità dovettero intervenire, nel 1648, emanando una grande ordinanza contro le bestemmie.
Lo storico Delumeau mette in luce, sulla scorta della Demonologie di Jean Bodin, come i crimini contro ‘‘Dio e il suo onore” fossero tenuti dagli Inquisitori in maggior conto rispetto ai delitti perpetrati contro gli uomini. Belramo Agosti, umile calzolaio, fu torturato e bruciato vivo il 5 giugno 1382 per aver bestemmiato durante una partita a carte.
Ancora nel 1560, a Murcia, furono bruciati due bestemmiatori: mentre gli assassini, se nobili, potevano godere d’una sorta d’iniqua impunità.
Jean Bodin assicura inoltre, che le Streghe sono suscitate da Dio per vendetta contro questo preciso peccato dell’uomo: sarebbero infatti la risposta del Signore alle bestemmie che infangano il suo Nome.
IV- Duelli di Bestemmie
A Londra, già nel tardo Seicento, a quanto sembra, era attivo un “Hellfire Club”, un “Circolo delle fiamme infernali”, nei cui locali, racconta Victor Hugo, “si giocava ad essere empi, con una giostra di sacrilegi. L’inferno vi era messo all’incanto per la più grossa bestemmia”. C’era sempre gran ressa di concorrenti per meritarsi la dannazione eterna in quei tornei.
Algernon Charles Swinburne – grande poeta vittoriano – , probabilmente non avrebbe avuto rivali in questo genere di competizioni.
Il favoloso e mai abbastanza lodato Americo Scarlatti riferisce di una “curiosa gara di bestemmie” tra Swinburne e un fiaccheraio londinese, uomo abituato alle più turpi volgarità di strada, tra il quale e il poeta s’era accesa una discussione.
Swinburne ebbe la meglio sull’energumeno smoccolando a raffica una serie di bestemmie nuovissime e terrificanti, da lui coniate di getto, finché l’avversario, soverchiato, fu costretto a tacere. “Vedi come sa bestemmiare un poeta!”, gli urlò il vincitore, andando via, godendosi il suo trionfo.
Perfidie di Classe: il Nobile, o il Ricco, surclassano l’oppresso e il reietto della terra nell’unico appannaggio che s’era ritagliato, per rivincita: la bestemmia contro chi l’ha fatto così sfortunato. Il debole aveva dimenticato che chi è Padrone, è Padrone anche del Linguaggio; e chi è Padrone del Linguaggio, padroneggia, come serva, anche la Bestemmia.