Tra le rappresentazioni artistiche più “ispirate” della Storia va certamente annoverato il mattone d’argilla istoriato da Ezechiele, dietro ordine preciso dell’Altissimo.
Il profeta dovette disegnare su quella superficie la città di Gerusalemme, e subito dopo aizzarle contro un assedio, come fosse un fortilizio circondato dai soldatini che si danno ai bambini.
Gli disse infatti il Signore: “Rizza contro la città torri mobili, innalza un terrapieno, disponi gli accampamenti e distribuisci gli arieti all’intorno. Prendi allora una padella di ferro e ponila come muro di ferro fra te e Gerusalemme, poi tieni fisso il tuo sguardo severo verso la città che verrà investita e tu l’assedierai (…) E fisserai col tuo sguardo l’assedio di Gerusalemme, tenendo steso il tuo braccio nudo e profeterai contro di lei. Ecco, io ti lego con funi, sì che tu non ti possa voltare da un lato o dall’altro, fino a quando tu non abbia compiuto i giorni del tuo assedio”, centonovanta passati sul fianco sinistro, più quaranta su quello destro. (Ezechiele, 4, 1-8).
Il profeta Ezechiele è anche famoso tra i posteri per la sua dieta alimentare, che, tra tutti i biblisti del passato, ha scandalizzato il solo Voltaire. “Il Dio dell’universo”, scrive l’illuminista nel suo Dizionario Filosofico, ordinò a questo suo invasato di mangiare letame di provenienza umana. Ezechiele, per trecentonovanta giorni, si nutrì di pane d’orzo, di frumento e di miglio”, spalmato di lordure. Dopo di che il profeta esclamò: «”Puah, puah, puah! la mia anima non si è ancora mai contaminata”. E il Signore gli rispose: “Ebbene io ti concedo sterco di bove invece d’escrementi d’uomo: impasterai di sterco il tuo pane”».
Le moderne versioni del libro preferiscono però tradurre questi passi in altro modo: quel concime doveva servirgli solo da combustibile, non da commestibile. Il “pane di Ezechiele” è stato trasformato in una ricetta tradizionale e viene tuttora cotto nei forni, si spera, diversamente alimentati.
In ogni caso: si immagini lo stupore che suscitò il profeta legato davanti all’immagine miracolosa, con la sola mano libera che stringeva una padella, e una pila di gallette di legumi e cereali come unico cibo – che Ezechiele doveva cuocere sopra un fornello in cui bruciavano i suoi stessi rifiuti organici. Si immagini, soprattutto, la reazione dei gerosolimitani, quando appresero che era stato Dio in persona, a ordinarglielo.