I- Da dove nasce il costume di coronare d’alloro vati e potenti
Un tempo, chi veniva colpito da una Saetta, entrava nell’immortalità della Leggenda, diventava un eroe del Mito.
Elias Canetti fa giustamente notare che il numero dei potenti che perirono perché colpiti da un fulmine, “è sorprendente”. Anche i re o gli imperatori che morirono durante una tempesta o un nubifragio costellati di saette, é assai elevato.
Il solo Tito Livio enumera nel primo dei suoi Libri: la scomparsa di Romolo durante una bufera; la morte di Tullo Ostilio, fulminato; la morte di Romolo Silvio, schiantato dalla folgore.
Sfogliando i testi degli apologeti cristiani, non si contano, tra gli empi, le “morti per saetta”. Un fulmine piovuto dal cielo sulla sua tenda uccise Caro, imperatore dei romani. Lo afferma il Gilio, anche se tra gli stessi contemporanei di quel sovrano ci fu chi disse che la folgore fu solo contemporanea alla sua morte, avvenuta per malattia.
Tanto era potente il timore di fulmini tra gli Antichi, che, afferma Plinio, si intrecciavano corone d’alloro sulla fronte degli uomini illustri e dei vincitori in guerra e battaglia per un motivo utilitario preciso: perché l’alloro, “secondo gli antichi, era esente dal pericolo di venir percosso dalla folgore“.
Infatti trovo in Leopardi: “si narra di Tiberio, che sempre che udiva tonare, si ponea la corona” per precauzione, sulla testa.
Un giorno, secondo Filostrato, accadde questo a Nerone: che mentre “pranzava, un fulmine cadde sulla tavola e spezzò la coppa che teneva tra le mani, poco discosto dalla bocca”. Apollonio, che era in Roma, aveva appena rilasciato questa profezia: “che qualcosa sarebbe e non sarebbe avvenuto“.
II- Imitatori
Tra gli antichi, non era lecito – guai! – scherzare sul Fulmine. Afferma Plutarco “Dio si adira” contro chi imita il fragore del tuono e simula il balenare del fulmine.
Il gesto è sacrilegio, perché varrebbe a dimostrare che gli attributi esclusivi di Giove e di Zeus sono a disposizione degli Uomini mortali.
Plinio ancora ci informa che era costume universale, tra i Romani, accogliere la vicinanza o la visione d’un fulmine, fischiando. Era un segno di reverenza e di adorazione. Gli Italiani, fino al XX secolo, hanno mantenuto questa pratica, ma l’hanno fatta decadere, commentando con un fischio di ammirazione non l’arrivo d’una folgore, ma la comparsa in strada d’una bella figliola.
III- La “Folgore a Sfera”
La forma dei Fulmini è proteica: a quella istantanea, abbacinante, filiforme si sostituisce talvolta la forma “sferica”, ancor più anormale e paurosa. E certe volte “grandiosa”.
Giulio Ossequente nei Prodigi narra che numerosi testimoni videro – nell’anno 91 avanti Cristo – dal cielo scendere un globo infuocato, che parve rimbalzare sul terreno, ingigantirsi, e subito ritornare verso le nubi.
Gregorio di Tours (Historia Francorum, 6) afferma d’aver assistito di persona, nella sua città, il 31 gennaio 583, a un fenomeno analogo.
Secondo Massimo Gusso, si tratterebbe di due rari “casi di Fulmine Globulare (ball-lightning), un misterioso fenomeno che ha luogo nella troposfera”. Queste manifestazioni peculiari dell’elettricità atmosferica “si presentano come sfere luminose di vario diametro (da 2 centimetri a 10 metri) in rapido movimento, osservabili preferibilmente durante i temporali”.
III- Il Fulmine al lavoro
Nel suo studio su Le Case infestate, l’astronomo Camille Flammarion ha dedicato un perentorio capitolo alle “stranezze” che, sprigionandosi un Fulmine, accompagnano il suo percorso.
Nel 1868, “a Liegi, il fulmine attraversa un muro per entrare in un laboratorio di serrature, mette in scompiglio gli utensili, strappa un cassetto, […] frantuma tutti i vetri delle scale, attraversa ancora il muro, entra in un buco dove c’era un coniglio, uccide l’animale e va a perdersi nel giardino. […] Nel mese di luglio 1896, nella frazione del Boulens il fulmine, entrato nel camino, che deteriora, […] ha trasportato in mezzo alla camera una marmitta con il suo coperchio, che era presso il focolare […], ha fatto saltare il lucchetto della porta di ingresso e la chiave che era nella serratura; questa é stata trovata in uno zoccolo sotto la credenza. ” Il 26 luglio 1821, a Bagneux un fulmine ha trasportato “dalla strada a un burrone, a parecchi metri di distanza, tre carrette piene di sabbia, senza rovesciarne il contenuto; ma i cavalli erano morti e le catene di ferro che servivano ad attaccarli erano scomparse“.
Flammarion non si interessa a fatti come questi da semplice “cronista”. Intende dimostrare, per analogia, che i Fantasmi esistono e che si manifestano con “stranezze” molto simili. Nessuno si stupisce però di quello che combinano i Fulmini, perché lo si ritiene in sintonia con le leggi di Natura. Già, ma chi ha stabilito – si chiede –, una volta per sempre, che queste Leggi escludano le Manifestazioni dei Morti?
V- Immortali
Roy Cleveland Sullivan (1912-1983), un ranger che lavorava in un parco della Virginia, è registrato nel Guinness dei Primati come l’essere umano che, in assoluto, ha subito più volte l’assalto dei fulmini: fu colpito da una saetta almeno in sette occasioni. La prima, a trent’anni; l’ultima a sessantatré (secondo Il Libro dei Fatti incredibili ma veri). Ovvio aggiungere, che sopravvisse tutte le volte. A ucciderlo, a settantun anni, fu un colpo d’arma da fuoco nello stomaco. Che si era sparato lui stesso. Pare che la gente lo evitasse, a cominciare dalle donne di cui era innamorato.
Secondo un recente romanzo, veramente raccomandabile e bello, dello psichiatra Giuseppe Quaranta, Sullivan era afflitto da La Sindrome di Ræbenson, una malattia degenerativa che spinge chi è “Immortale” al suicidio.
[in copertina, un’illustrazione di Achille Beltrame: Una folgore, scaricandosi lungo il filo metallico del parafulmine, scaraventa due campanari giù dal campanile. I due si salveranno atterrando su un cespuglio]