In un anno giubilare, credo il 1400, giunse a Siena – e ne riferirono a San Bernardino –, un “uomo che aveva due capi e simili due lingue, il quale andava a Roma […]; e quando tornò da Roma, tornò piangendo con l’uno dei capi, imperocché l’altro era morto, e aspettava di morire anco l’altro; perché non potevano vivere separati l’uno dell’altro, non poté troppo durare”.
Celebri e sfortunate creature “dicefale” furono anche i “Fratelli Scozzesi” – che videro la luce nel 1490 –; e Fiedler ci informa: “la storia conserva il ricordo del mostro a due teste che fu giullare alla corte di Giacomo V di Scozia con l’appellativo The Fool”.
Rita & Cristina Parodi, nate in Sardegna nel 1829 presentavano la stessa anomalia. Una delle due era interamente formata, ma, dalla vita in su, ospitava la sorellina, priva di gambe e sesso, a lei congiunta per il costato. Padre e madre delle gemelle erano poverissimi: la tragedia di quella nascita mostruosa si trasformò per loro in una benedizione. Rita e Cristina furono mostrate, a pagamento, nei baracconi e nei gabinetti d’anatomia. Giunsero fino a Parigi, dove fu loro vietata un’esibizione pubblica, “per non impressionare le gestanti”. A otto mesi e pochi giorni d’età, Rita cadde gravemente malata. Quando morì, Cristina, che fino allora non aveva dato segni di contagio, gettò un grido acuto e spirò, contemporaneamente alla sorella.
Anche i fratelli Tocci, Giovanni Battista e Giacomo (vissuti tra Ottocento e Novecento), considerati oggettivamente, erano un unico essere umano, un tronco che si sdoppiava in cima, come una bacchetta da rabdomante.
Avevano quattro polmoni, quattro braccia (di cui solo due utilizzabili), e due cuori, ma dividevano il ventre ed erano dotati di un unico paio di gambe. Aggiungo con riluttanza: avevano, ovviamente, un solo ano e un solo organo riproduttivo maschile. Le emozioni dei sensi, dalla pancia in giù, le provavano entrambi?
Ho sott’occhio una loro foto. Sbiadita, sfocata. Sono bambini. Due gocce d’acqua. L’impressione d’insieme è quella d’un solo corpo aggraziato ma dicefalo. La postura, con le teste voltate verso il fotografo, è innaturale: i loro visi sembra siano stati procreati per fissarsi negli occhi, come se il resto del mondo non esistesse. Lo sguardo delle piccole teste, è indelebilmente malinconico. Uno – Giovanni Battista – però sembra più agguerrito; l’altro – Giacomo –, remissivo, sonnambolico, sognatore. I loro arti superiori si incrociano obbligatoriamente rendendo scomoda ogni presa. È evidente che hanno problemi di equilibrio. In effetti, i Tocci non riuscirono mai camminare.
I gemelli erano nati a Locana Canavese, presso Ivrea, in Piemonte, il 4 ottobre 1877, e, godendo dal momento della nascita di “eccellente salute”, girarono tutta Europa come attrazioni delle Corti e delle Fiere.
Li condussero anche in America, e Mark Twain, come sempre affascinato dalle vicende, e dalle beghe, dei fratelli “siamesi”, corse a vederli. L’impressione fu forte, uno choc.
I fratelli ispirarono poi un suo racconto “Those extraordinary Twins”, che doveva originariamente confluire nella storia di Wilson lo Zuccone (Pudd’nhead Wilson). Twain li rappresentò con i nomi falsi, ma ancora italiani, di Luigi e Angelo, conti Capello, inseparabili dalla nascita perché condividevano la parte inferiore dello scheletro. I due gemelli, d’opposto carattere, si odiavano, finché uno solo dei due, il criminale Angelo, non venne impiccato.
A vent’anni, i Tocci interruppero bruscamente le loro tournée e si ritirarono a vita privata, in una villa vicino a Venezia. Verso la fine del secolo si sposarono regolarmente – pare, con due sorelle. Il loro organo sessuale, però, era unico. Nessuno li accusò apertamente di bigamia, ma sui giornali francesi e italiani si accese un dibattito dagli interessanti risvolti giuridici. Jan Bondeson [in The Two Headed Boy and Other Medical Marvels], specifica i termini della diatriba: ci si chiedeva, in caso di figliolanza, chi tra Giovanni Battista e Giacomo dovesse essere considerato il padre “naturale” della prole; oppure, quale quota d’eredità spettasse a un figlio, ecc. Il medico francese Marcel Badouin intervenne autorevolmente nella questione, stabilendo che ai fratelli Tocci andava attribuito il possesso d’un testicolo ciascuno.
Dopo il matrimonio, il segreto che suggella la vita dei gemelli Tocci diventa pressoché impenetrabile; persino l’anno della morte di questa coppia sfortunata è incerto.
Secondo uno dei trattati di teratologia più documentati (Les monstres: le fabuleux univers des “oubliés de Dieu”, di Martin Monestier), i due scomparvero nel 1940, contemporaneamente, alla fatidica età di 63 anni. Calvino attribuisce loro una fine serena, in famiglia; Fiedler però lo corregge: i fratelli Tocci non si rassegnarono mai alla loro sorte, e si spensero lentamente, incupiti dalla tristezza. Ho visto le loro fotografie, e anche la riproduzione in cera che li raffigura e che si può ammirare nel museo “anatomico-etnografico”del dottor Spitzner. Sulla base aleatoria di queste immagini, propendo per l’ipotesi di Fiedler.
[in copertina: Danza delle Maschere, di Ernst Ludwig Kirchner (1928)]