I- Gli Evocatori di Ninive, e le intemperanze dei Caldei
Il vescovo di Sènez, inveì contro Luigi XV in termini oscuri: “Prima di quaranta giorni, Ninive sarà distrutta!”.
Si comprese il senso della maledizione solo quando il re di Francia defunse, giusto nel periodo prestabilito.
Vitellio, nauseato dai pronostici, fu acerrimo nemico degli Astrologi. “Appena messe le mani addosso a qualcuno di questi, lo faceva immediatamente decapitare, senza nemmeno ascoltarlo”. Pare che tanta acrimonia fosse rinfocolata da un fatto preciso: l’imperatore aveva espulso tutti gli indovini (detti “Caldei”) con un editto che intimava loro di abbandonare Roma e l’Italia entro le calende di ottobre; al che essi vendicandosi affissero in Roma nottetempo un proclama parallelo, di questo tenore: “I Caldei ingiungono a Vitellio Germanico, entro lo stesso giorno delle calende, di non esistere in alcun luogo”. Secondo Svetonio, l’imperatore venne a mancare proprio in quella data.
II- Gli Anatemi Clandestini
Studiosi della Fenomenologia della Jettatura (non meno estesa di quella hegeliana dello Spirito), ci avvertono ch’essa moltiplica i suoi effetti se non è manifesta, ma è operata con agio e in segreto. Tanto è inattesa, tanto celata, che molto spesso a stento le sue vittime risalgono, dalle disgrazie che ne hanno ricevute, alla “causa prima” – all’originario propalatore del Malocchio.
Per questo in una storia ideale della Jettatura degnamente figurano gli Anatemi clandestini, le Maledizioni arcane, e persino le Scomuniche chiesastiche, purché siano avvolte dal Segreto.
Paurosa, in genere, è la loro efficacia.
Riporto per intero – data la bellezza – la controversia tra l’astuto Patriarca di Costantinopoli Atanasio e l’imperatore Andronico il Vecchio, così come la racconta Edward Gibbon:
“Cacciato dalla cattedra per le proteste generali, Atanasio compose prima di ritirarsi due scritti di un tenore affatto contraddittorio; l’uno, che era il suo testamento pubblico, spirava rassegnazione e carità, l’altro, codicillo segreto, lanciava tremendi anatemi sugli autori della sua disgrazia, escludendoli per sempre dalla comunione della santissima Trinità, dei santi e degli Angeli.
Quest’ultimo scritto, chiuso in un vaso di coccio, lo fece collocare in cima a una colonna della chiesa di Santa Sofia, nella lontana speranza che la sua scoperta lo vendicasse. Dopo quattro anni, dei fanciulli, salendo su una scala per cercare nidi di colombi, scoprirono il fatale segreto, e Andronico, che si trovava compreso nella scomunica, tremò sull’orlo dell’abisso così perfidamente scavato sotto i suoi piedi.
Convocato immediatamente un sinodo di vescovi per discutere questo affare importante, la temerarietà di quegli anatemi clandestini venne unanimemente riprovata; ma poiché il nodo non poteva essere sciolto che dalla stessa mano che l’aveva fatto, e che questa mano era priva di pastorale, apparve evidente non esservi potenza sulla terra che potesse revocare quella sentenza.
Si estorse all’autore del malanno qualche debole segno di pentimento e di perdono, ma la coscienza dell’imperatore non era ancora tranquilla ed egli desiderava, non meno ardentemente dello stesso Atanasio, la riabilitazione di quel patriarca, che solo poteva restituirgli la salute.
Nel cuor della notte, un frate bussò rudemente alla porta della camera dove l’imperatore dormiva e gli comunicò di aver avuto una rivelazione di peste e di fame, d’inondazioni e di terremoti.
Andronico balzò dal letto e passò il resto della notte in preghiera, finché sentì, o gli parve di sentire una lieve scossa di terremoto. A piedi, seguito da vescovi e frati, l’imperatore si recò alla cella di Atanasio e il santo, che aveva spedito il messaggio della rivelazione, acconsentì, dopo dignitosa resistenza, ad assolvere il principe e a tornare al governo della chiesa di Costantinopoli”.
III- L’“Acqua Amara di Maledizione”.
Un’eroina femminile della Bibbia, Anna, era irrimediabilmente sterile. Eppure recuperò la fertilità, e generò Samuele.
La Scrittura (I Samuele, 1, 5) ci dice solo che Iddio accolse le sue preghiere disperate, ma, a giudizio di un Dottore del Talmud, le cose non andarono così. In generale, è tipico dei Rabbini sospettare un rapporto non meccanico tra qualsiasi causa (nel nostro caso, la preghiera) e il suo effetto (il figlio). Come a dire: che se Dio si è commosso e ha operato un miracolo, deve esserci in gioco qualcosa di superiore al semplice esser devoto.
Anna insomma, secondo Rabbi Jishmaèl, escogitò e mise in pratica un piano perfetto, infallibile, pur di diventare madre. Il suo disegno era complesso e comprometteva Iddio, rinfacciandoGli le sue stesse Prescrizioni.
La premessa di questa astuzia si trova nella Torah degli Ebrei: in Numeri, 5, 11- 28, là dove si istituisce il “Sacrificio della Gelosia”, che è una autentica ordalia, basata su un intruglio chiamato “Acqua Amara di Maledizione”.
Se un uomo è sospettoso e geloso della moglie, se pensa che di nascosto sia adultera, ma non ha né prove, né testimoni, è lecito che conduca la consorte davanti al Sacerdote. Il sacerdote scrive una Maledizione su un foglio che fa sciogliere e macerare nell’acqua santa mescolata a polvere del Tabernacolo, e poi induce la donna sospettata a bere la pozione. “Se la donna è contaminata, e impura, si avvererà la maledizione, che augura alla fedifraga, tra l’altro, l’utero avvizzito e il ventre gonfio.
Se invece quella donna non s’è contaminata, ma è pura, non avrà alcun male e potrà generare dei figli”. Poiché la Legge non promette mai nulla a caso, Anna – addolorata, offesa per la propria sterilità – ragionò come se, usando questo codicillo, potesse coartare l’Altissimo a renderla madre.
«Disse Anna dinanzi al Santo, Egli sia benedetto: Signore del mondo, se tu vedrai (la mia sofferenza), va bene, altrimenti io andrò e mi nasconderò dinanzi ad Elcanà, mio marito, e, una volta che mi sarò nascosta, mi daranno da bere l’Acqua della donna sospetta di adulterio; allora Tu non potrai fare apparire falsa la tua Legge, secondo quanto è detto: “Lei resterà pura e diventerà feconda” (*Numeri, 5, 28)».
Nell’opinione di Rabbi Jishmaèl, dottore del Talmud, la donna l’ebbe vinta nella sua furberia, e il Signore “si ricordò di lei”, concedendole Samuele come figlio.
“Gli obiettò Rabbi Aqibà: Se così fosse, tutte le donne sterili potrebbero sottrarsi alla vista del marito, e così le donne di buoni costumi sarebbero ricordate dinanzi al Signore!”. La scuola di Aqiba riteneva piuttosto che le donne sottoposte al Sacrificio della Gelosia, avrebbero partorito solo se fossero state allo stesso tempo innocenti e fertili, e che il loro parto, benedetto dall’Acqua Amara, sarebbe stato privo di dolore.