È nel mondo rurale che trova spazio l’irrazionale, molto più spazio rispetto al modo di vivere nelle grandi città.
L’irrazionale ha bisogno di mostri che terrorizzano i sogni e che si ritengono autori di crimini mai svelati. La paura ha bisogno di mostri ma i mostri accrescono la paura: è un assioma.
Ogni Paese ha i suoi mostri. Parafrasando una celebre frase (erroneamente attribuita a J.J.Rousseau) si può dire “ogni Paese ha i mostri che si merita”.
Questa scheda si soffermerà sui mostri della mitologia del Paraguay, particolarmente ricca. A Capiatá, cittadina situata a 45 chilometri da Asunción, c’è il museo mitologico guaranì del Paraguay.
Lì si trovano le raffigurazioni delle creature mitologiche della cultura Paraguaya: Pombero, Ao Ao, Jasi Jatere, Kuaray Ra’y, Keraná, Paje, Mala Vision, Luisón, Mboi Jagua, Moñai, Jagua Ru, Kurupi, Mból Tu ï, Teju Jagua, Plata Yvyguy.
Pombero è presente da sempre nella tradizione orale del popolo guaranì. Le descrizioni di questo personaggio mitologico concordano nel rappresentarlo come un umanoide (o una scimmia antropomorfa) di media altezza, con gambe corte e braccia estremamente lunghe, grande testa, corpo interamente coperto di pelo. Si trova… ma sarebbe meglio non trovarlo, nelle boscaglie ai bordi dei fiumi. E di grandi fiumi ce ne sono in Paraguay. Nei racconti della tradizione orale Pombero era un personaggio positivo, era protettore della natura. Doveva essere temuto da chi offendeva la natura, per esempio i cacciatori o chi pescava in eccesso rispetto alle sue necessità. Era tremendo con chi abbatteva gli alberi (bisognava portarlo a vedere il disastro Amazzonico!). Chi aveva profanato l’ambiente diventava suo nemico e gli poteva succedere di tutto: il cacciatore poteva essere vittima di un incidente di caccia, il pescatore finire affogato nel fiume e perfino essere divorato dai caimani che infestano le acque fluviali e lacustri. Il tagliaboschi quasi sicuramente avrebbe perso l’orientamento nei boschi e non avrebbe più trovato la strada di casa. Era talmente fanatico del rispetto della natura che avrebbe potuto partecipare alle manifestazioni indette da Greta Thumber sulla difesa del Pianeta.
Per certi aspetti sembrerebbe pertanto un personaggio positivo di cui non aver paura se non ci si trova in quelle situazioni appena descritte. Perché averne paura?
Perché è imprevedibile, si avvicina nella notte ai villaggi ove ci sono giovani fanciulle e ne circonda la casa facendo sentire la sua presenza, fa rumori, ansima. E non si sa se si tratti di richiami per la giovane oggetto di stalking o minacce. Fatto sta che in quei villaggi che usa visitare nessuno esce dopo il tramonto. È uno sciupafemmine, i maschi non gli interessano a meno che non si mettano in testa di difendere la malcapitata sorella, figlia, cugina ecc. Nessuno è mai stato testimone di sequestri di donne. Alcune non sono più tornate a casa, altre dopo qualche mese sono tornate… gravide. “È stato Pombero” – dicevano i padri e mariti della donna rapita e, tutto sommato erano contenti rispetto a quelle famiglie ove la fanciulla non aveva più fatto ritorno. Questo Pombero quindi ha contribuito al popolamento delle zone rurali del Paraguay.
C’era poco da cercare Pombero. Pombero terrorizzava (forse il verbo all’imperfetto non è adeguato) le campagne; ai bambini che non dormivano,magari per paura, li si minacciava con “Se non dormi viene Pombero e ti porta via” un modo per causare un’ insonnia cronica.
L’artigianato guaraní produce, non spesso, statue in legno scuro, stile totem, raffiguranti Pombero in modo fedele alle descrizioni della tradizione orale. Ispirato a questa creatura esiste anche un videogioco dal nome “Pombero the Lord of the night” concepito per creare il terrore psicologico nel giocatore.
E gli altri miti? Si dovrebbe dedicare molto tempo all’analisi di tutti i miti rappresentati nel Museo.
Qualche parola va dedicata a Tau perché è il capostipite di molti mostri. La leggenda dice che Tau è lo spirito del Male. È assai brutto ma quando si invaghisce di qualche giovane fanciulla assume l’aspetto di un giovane bello e seduttore. Un po’ come faceva Zeus. Tau sposa una giovane donna di nome Kerana, nonostante la loro unione venga ostacolata dallo Spirito del Bene. Tau e il Bene lottano per sette giorni poi Tau fugge con la donna ma la loro unione viene maledetta: metteranno al mondo sette mostri. Il settimo figlio è Luison, metà cane e metà uomo. Di martedì e venerdì andava per cimiteri a dissotterrare cadaveri di cui si nutriva. Nel suo menù della settimana non mancavano il pollame e i neonati.
Il punto è che la maledizione si estendeva al settimo figlio in ogni famiglia. Il settimo figlio avrebbe preso le caratteristiche di Luison. Vero o non vero, tant’è.
Non è il caso di parlare di tutti gli altri figli mostri ma va citato Kurupi. Si dice che fosse un alter ego di Pombero e ne aveva alcune caratteristiche. Perseguiva le giovani e le ingravidava, per cui era considerato il dio della fertilità. I figli che nascevano da lui erano particolarmente brutti. Era venerato soprattutto dalle donne adultere. Si diceva che il suo membro virile fosse sproporzionato e prensile al punto che per possedere una donna poteva anche restare fuori dalla porta socchiusa o la finestra aperta e operare.
Si potrebbe anche concludere che è difficile credere a Pombero, Kurupi, Luison e agli altri mostri ma il fatto di non crederci, di per sé non vuol dire che non esistano. Si tratta in ogni caso di creature che la tradizione orale di una cultura atavica ha fatto arrivare ai nostri giorni, probabilmente dal 1600. I colti europei in quel tempo erano occupati a bruciare sul rogo migliaia di donne accusate di stregoneria.