L’angeologia (o angelologia) è lo studio delle dottrine riguardanti entità spirituali definite angeli la cui esistenza appare in diverse culture. Esseri divini e soprannaturali, assimilabili agli angeli, si trovano nella cultura persiana, in quella assiro-babilonese, in quella egiziana. Ma a questo punto ci si chiede cos’è un angelo. Secondo San Tommaso d’Aquino, gli angeli sono creature puramente spirituali o puri spiriti. Se per la loro natura non hanno un corpo, in alcuni casi e per esigenze particolari si possono materializzare in forma corporea. Queste figure hanno permeato il linguaggio popolare al punto che di una persona buona si usa dire “è un angelo” e da bambini (in un contesto di famiglia cattolica) ci viene detto che l’Angelo custode, una figura senza nome, ci accompagna sempre e veglia su di noi.
Non si sa quanto ciò sia attuale nell’era delle reti sociali…
Ma nell’Antico Testamento si trovano moltissimi riferimenti ai puri spiriti e nel Nuovo Testamento vi sono continue testimonianze dei diversi interventi angelici nella vita di Gesù.
È sempre Tommaso d’Aquino, chiamato dalla Chiesa Dottore Angelico, ad interrogarsi, dando risposte, sulla sostanza degli angeli, sul loro intelletto, sulla loro volontà e la loro creazione. La riflessione del più grande filosofo della cattolicità si spinge fino all’indagine sulla bontà o malizia dei puri spiriti aprendo il discorso sulla demonologia. Un angelo, sostiene Tommaso, non sbaglia mai, per pura intuizione, su ciò che conviene alla natura delle cose. Può però ingannarsi su ciò che supera il suo grado di conoscenza, cioè il soprannaturale (un demone). Nell’Uomo, sostiene sempre il Dottore Angelico, la volontà è inficiata dalla deficienza dell’intelletto, limitato nella conoscenza. Allo stesso tempo, la facoltà dell’intelletto di decidere implica la scelta tra il bene e il male, il libero arbitrio. In ogni caso un buon avvocato invocherebbe le attenuanti generiche in difesa dell’Uomo.
Anche un angelo può scegliere il male pur conoscendo la legge di Dio. E quel peccato è irrimediabile perché l’angelo ha compiuto la sua scelta considerandone le implicazioni.
Se una persona normale, un “non teologo”, può parlare in termini generici di angeli è bene sapere che, secondo il filosofo ateniese Dionigi l’Areopagita (primo secolo AD), esiste una chiara gerarchia tra gli angeli. Gerarchia che egli descrive ampiamente nel De coelesti hierarchia. Il filosofo, sicuramente influenzato dalle lettere di Paolo di Tarso, costruisce uno schema di tre gerarchie o sfere di angeli ognuna delle quali contiene tre ordini o cori basati sulla loro vicinanza all’Onnipotente:
Prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni.
Seconda gerarchia: Dominazioni, Virtù, Potestà.
Terza gerarchia: Principati, Arcangeli, Angeli.
Ogni gerarchia era inoltre identificata con una delle orbite degli astri dalle quali proveniva un coro, un’armonia recondita conosciuta come musica delle sfere.
Dante, nel Canto 28 del Paradiso, identifica in modo esplicito le gerarchie con le sfere celesti disposte in cerchi concentrici intorno al Re del Cielo. Non è dato sapere chi ne avesse parlato con l’Aeropagita e con l’Alighieri.
La Chiesa Cattolica ha da sempre cercato di limitare il culto degli angeli ammettendolo soltanto per i tre contemplati nella Bibbia: Michele, Gabriele, Raffaele. In realtà la Bibbia fa riferimento a sette arcangeli ma non chiarisce i nomi degli altri. Soltanto le scritture apocrife parlano di Uriele. Il Libro di Enoch parla di Fanuele.
Papa Gregorio Magno riconobbe l’opera di Dionigi l’Areopagita e quindi recuperò Uriele, che nella liturgia romana sarebbe stato festeggiato il 15 luglio. Molti Padri della Chiesa (Sant’Ambrogio, San Isidoro) considerarono Uriele il primo tra i cherubini.
Ma fu soltanto una parentesi storica. Infatti sono state ribadite anche in tempi recenti le limitazioni (decreto Litteris Diei, 1992) per le quali “è illecito insegnare e utilizzare nozioni sugli angeli e sugli arcangeli, sui loro nomi personali e le loro funzioni particolari, al di fuori di ciò che trova diretto riscontro nella Sacra Scrittura; conseguentemente è proibita ogni forma di consacrazione agli angeli…”. Nel 2002 il Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia ribadisce che è da riprovare l’uso di dare agli angeli nomi particolari se non quelli canonicamente approvati, cioè Michele, Gabriele e Raffaele.
Raffaele è il meno noto tra gli Arcangeli. In alcune litanie di fine primo millennio, Raffaele assume una differente denominazione, quella di Surgian. In quei testi o litanie, egli si accompagna con degli angeli difficilmente identificabili quali Raguele, Sarachiele, Zutele, Rufaele, Fanuele (presente anche in Enoch), Tohibele, Rumiele, Paniele, Renele, Azaele, Barachele. Sono undici e sembrano la formazione del Nagorno-Karabakh. Ah, ci sono anche i panchinari Gabuleton, Aker, Arfugitinos, Beburos, Zebulon, Pantasaron, Urian, Arsialaliu. Questi sembrano nomi di farmaci.
Vale ancora la domanda sul perché di questo mancato riconoscimento? La prudenza o cautela è implicita nel pensiero della Chiesa che teme da sempre gli inserimenti del demonio nel rapporto dell’essere umano con la sua spiritualità. In questo quadro soltanto le Sacre scritture sono affidabili e se non fanno il nome di Uriele e degli altri tre – per non parlare di queste ultime strane denominazioni riferite – ci sarà un motivo… Chi non è documentato non esiste.
Con buona pace di tutta l’angelologia.
Al principio di questa scheda si è fatto riferimento agli angeli custodi. Non sono mica anonimi! Esiste un preciso abbinamento di questi esseri spirituali con le date del calendario gregoriano.
Per esempio, essendo io nato il 10 aprile, sarei sotto la tutela di Mahasiah; mio figlio Alessandro (18 agosto) è protetto da Omael; mio fratello Franco (3 ottobre) è sotto le cure di Ieazel. E così via. Sono settantadue angeli, ciascuno dei quali ha una giurisdizione di cinque giorni per essere celebrato ma guida i nostri passi sempre.
Ora, è meglio se non ci chiediamo chi ha “battezzato” questi angeli e come sia stato fatto l’abbinamento alle date. Non lo sapremo mai ma è evidente che la Chiesa non può riconoscere questi esseri. Il mio Mahasiah potrebbe essere un demone e così per gli altri.
Si conferma che l’angeologia si muove su un terreno arido.
Possiamo in ogni caso fare una constatazione sull’inadeguatezza dell’organico rispetto all’esplosione demografica del nostro pianeta.
[in copertina: Cinque Angeli che danzano, di Giovanni di Paolo (circa 1436)]