Nel buddismo zen, che trae le conseguenze estreme dall’insegnamento del Buddha, la Verità sulla Verità non è trasmettibile. I mistici occidentali, tornando dall’estasi, qualcosa possono raccontare, anche se non tutto. Nello zen è impossibile. Il Buddha non è separabile dall’Illuminazione, e l’Illuminazione (che viene chiamata Satori) giunge improvvisa. Non c’è mezzo sicuro per procurare l’Illuminazione, né per insegnarla. Tuttavia, si possono suggerire tecniche per approssimarla, e sperare che vadano a buon fine.
Riassume Borges: « per provocare il satori, il metodo più comune è quello di usare il koan, che consiste in una domanda la cui risposta non risponde alle leggi della logica. L’esempio classico viene attribuito a vari maestri. A uno di essi fu domandato: “Che cos’è il Buddha?”, ed egli rispose: “Tre libbre di lino”. I commentatori osservano che non si tratta di una risposta simbolica». Un altro maestro zen, per rispondere «alla solenne domanda: “Che cos’è il Buddha?”, si sfilò un sandalo, se lo mise sulla testa e se n’andò».
Il surrealismo venne quindi al mondo con uno scopo fondamentalmente religioso, prima che i francesi glielo sottraessero tra le due guerre del Novecento.
![](https://www.adanzzywwurath.it/wp-content/uploads/2024/12/Felice-Beato-Priester-oder-Zen-Shu.jpg)
Se un discepolo chiede qualcosa inerente la dottrina del Buddismo Zen, il Precettore è autorizzato anche a urlargli semplicemente contro, a prenderlo a ceffoni, o a colpirlo con una pedata. Dopo aver subito un calcio doloroso e violento da parte di Ma-tsu, un suo allievo si rialzò benedicendolo: ora comprendeva simultaneamente tutte le verità predicate dal Buddha. Aveva raggiunto il satori.
Noi occidentali difficilmente comprendiamo i mistici, ma ancora più complicato ci risulta afferrare i tesori dell’insegnamento zen, il quale non disdegna neppure le mutilazioni, se hanno uno scopo didattico.
![](https://www.adanzzywwurath.it/wp-content/uploads/2024/12/Shibata-Zeshin-Zen-Patriarch-mit-einer-Katze.jpg)
«Gutei alzava il dito tutte le volte che qualcuno gli faceva una domanda sullo Zen. Un ragazzo che lo accompagnava cominciò a imitare questo suo gesto. Quando qualcuno gli domandava su quale argomento avesse predicato il maestro, il ragazzo alzava il dito. Gutei venne a sapere della sua impertinenza. Lo acciuffò e gli tagliò il dito. Lui scoppiò in lacrime e fuggì via. Gutei lo chiamò e lo indusse a fermarsi, e quando quello volse il capo verso di lui, Gutei alzò il dito. In quell’istante il ragazzo fu illuminato».
Roland Barthes menziona un’altra di queste perle d’Istruzione: «un koan buddhistico dice: “Il maestro tiene a lungo sott’acqua la testa del discepolo; poco a poco le bollicine d’aria si diradano; all’ultimo momento, il maestro tira fuori il discepolo e lo rianima; quando desidererai la Verità come hai desiderato l’aria, allora saprai cos’è”».
Per fortuna, la dialettica tra Allievo e Maestro è articolata, e consente la ritorsione, la ripicca, e persino la rappresaglia: «Goso disse: “Quando incontrate un maestro di Zen per la strada, non potete parlargli né affrontarlo col silenzio. Che cosa farete?”». Mumon risolse l’enigma:
“Incontrando un maestro di Zen lungo la strada
Non affrontatelo né con le parole né col silenzio.
Dategli un pugno in faccia,
e vi diranno che capite lo Zen”.
![](https://www.adanzzywwurath.it/wp-content/uploads/2024/12/zen.jpg)
[dalla Fantaenciclopedia]
[in copertina: Un monaco Zen brucia l’immagine del Buddha (Scuola di Katsushika Hokusai)]