III- Nonostante qualche incidente di percorso, la passione per lo Spiritismo travolse anche grandi scienziati e menti illuminate tra gli artisti e i letterati di successo.

Victor Hugo, ad esempio, faceva poetare gli Spiriti interrogando il proprio “tavolino”. Ricavava “risposte più o meno poetiche”, le recitava e le traduceva in versi ben ordinati. “In buona fede” e con encomiabile modestia – lo ricorda Georges Dumézil –, attribuiva poi queste Poesie ai Morti stessi.
Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, icona della “razionalità” positivista, divenne storico e entusiasta portavoce delle nuove, e del tutto irrazionali, Scienze Psichiche.
Thomas Edison, inventore della lampadina a incandescenza e di infiniti altri congegni che hanno poi contrassegnato l’epoca moderna, cercò di costruire uno strumento, una specie di “telefono”, in grado di metterlo in contatto col mondo dei fantasmi. Solo la morte gli impedì di completarlo e brevettarlo, o – detto in termini più espliciti – solo quando morì si accorse che la macchina alla quale stava lavorando era diventata, per lui, perfettamente inutile: in quanto Spirito, gli riusciva naturale parlare con gli altri spettri, e senza mediazioni.

In realtà, nessuno tra gli appassionati dello spiritismo sentiva davvero il bisogno di ricorrere ad apparati complessi per comunicare con l’aldilà. I defunti erano diventati, pure loro, talmente “democratici” che si poteva avvicinarli in modo semplice, immediato, diretto. Così semplice, così diretto, che certe volte non c’era nemmeno bisogno dei Medium. Non era neppure necessario cadere in trance. Bastava un volenteroso che venisse eletto nei salotti, da vivi e morti, per acclamazione. Bastava un dito pigiato su un bicchiere rovesciato, o su una tavoletta, o sopra una planchette dotata di penna o di matita, per avviare una conversazione, e ricevere messaggi dal mondo degli spiriti. La “scrittura automatica” sostituì dovunque i più tenebrosi sensitivi professionisti. Il “cifrario” fino allora utilizzato per interpretare battiti, colpi e tambureggiamenti, si semplificò, grazie a innocui marchingegni, come la tavola alfabetica “Oui-ja” (“Sì”, in francese e tedesco) che incorporava tutte le possibili risposte degli Spiriti.
IV- “Io ho un libretto” – confessa Sagredo nel Dialogo intorno ai due massimi sistemi del Mondo di Galileo Galilei – “assai più breve d’Aristotele e d’Ovidio, nel quale si contengono tutte le scienze, e con pochissimo studio altri se ne può formare una perfettissima idea: e questo è l’alfabeto; e non è dubbio che quello che saprà ben accoppiare e ordinare questa e quella vocale con quelle consonanti o con quell’altre, ne caverà le risposte verissime a tutti i dubbi e ne trarrà gli insegnamenti di tutte le scienze e di tutte le arti”. Un secolo dopo, lo scrittore irlandese Swift immaginò che le combinatorie macchine “alfabetiche”, azionate a manovella, dell’Accademia di Lagado potessero realizzare quest’utopia galileiana. Ma la sua era una parodia.
Per uno Spiritista, invece, il famoso libretto dell’Alfabeto, che contiene tutto l’Universo visibile e, in sovrappiù, anche l’Invisibile, può essere ristretto e quindi interrogato tramite una tavola “alfabetica” Oui-Ja.

I prototipi delle “tavole per comunicare con i Morti” circolavano fin dalla metà del secolo XIX, ma solo il 28 maggio del 1890 a qualcuno (Elijah Jefferson Bond e Charles Kennard) venne l’idea di brevettarle e metterle in commercio.
Nel 1901 un impiegato di Kennard si appropriò dei diritti dell’invenzione, e la produsse in serie col nome storico “Oui-ja”. Così che la tavola, uscita finalmente dalle fabbriche lucida e scorrevole, istoriata di lettere, numeri, e “faq” ante litteram, divenne un “meuble obligé”, una suppellettile obbligatoria in tutti i salotti “buoni” della borghesia.

V- Per comprendere la dinamica originaria dello Spiritismo, è al “tavolo da gioco”, che dobbiamo guardare. Un tavolo intorno al quale ovviamente si affollano anche i bari.
Lo spiritismo facilmente divenne l’Azzardo delle Donne. Quelle perbene dovevano stare lontane dai tavoli da poker, mentre erano venerate se trasformavano lo stesso oggetto del mobilio in un richiamo per la caccia agli spettri.
Le sorelle Fox lo insegnano, fin dai primi vagiti dello Spiritismo. La matrice “Oui-Ja” smaschera il Gioco Proibito che c’è dietro le sedute: la “roulette” dei segni alfabetici sostituisce i tarocchi, a loro volta succedanei delle carte su cui si puntano denari.
Ma ancor più che il guadagno, è proprio il “brivido” del gioco che muoveva l’intraprendenza delle moderne sensitive. Il “bluff” che molte di loro eseguivano come su un filo di rasoio costituiva comunque un inebriante diversivo rispetto alla soffocante condizione femminile, lo stato di minorità al quale il secolo le aveva condannate: e anche il rischio d’essere “smascherate” e umiliate successivamente faceva parte dell’eccitazione che provavano.
