A Z: La ‘Patafisica viene definita dal suo autore la “Scienza delle soluzioni immaginarie”, poi è stato aggiunto: scienza fatta non di regole ma di eccezioni, ecc. Ti soddisfano queste definizioni, alla luce del luminoso progresso della ‘Patafisica, dal 1948 a oggi?
PAOLO ALBANI: Mi soddisfano? Mi mandano in sollucchero, sono definizioni scritte da Alfred Jarry in Gestes et opinions du docteur Faustroll. Pataphysicien. Roman néo-scientifique (1911), cioè da chi la Patafisica l’ha creata, e poi, se posso aggiungere una considerazione, le soluzioni immaginarie sono in genere le più probabili e in fondo: cos’è che fa una regola se non la sua eccezione? Non c’è regola senza un’eccezione.
A Z: Domandarsi che cos’è la patafisica non è già una domanda patafisica? I surrealisti avevano tremendi tribunali per gli apostati. I patafisici come si comportano con chi, tra i loro, devia? Oulipo e Oplepo (Opificio di Letteratura Potenziale) sono diramazioni o scismi?
PAOLO ALBANI: L’Ou-Li-Po (Ouvroir de Littérature Potentielle, tradotto in italiano da Italo Calvino con Opificio di Letteratura Potenziale; propriamente ouvroir in francese designa il laboratorio di cucito in un convento di monache o in un istituto di beneficenza) è una singolare consorteria di letterati, dediti a escogitare bizzarre invenzioni partendo da regole formali severamente costrittive, improntate a uno spiccato gusto matematizzante, una specie di società segreta (così ha definito scherzosamente l’OuLiPo lo stesso Calvino). L’OuLiPo nasce nel 1960 nell’ambito di una delle numerose Sottocommissioni di Lavoro del Collegio di ‘Patafisica, accademia dello sberleffo e della fumesteria, istituita l’11 maggio 1948 a Parigi. L’adesione all’OuLiPo, come pure alla sua versione italiana, cioè l’OpLePo, nato a Capri nel novembre del 1990, è eterna. Si può uscire dal gruppo solo suicidandosi davanti a un notaio. Questa è la regola.
A Z: Chi sono i patafisici italiani, quanti sono, quanto sono pericolosi? Patafisici si nasce o si diventa?
PAOLO ALBANI: Fra i nomi benemeriti della Patafisica italiana, mi piace menzionare un piccolo drappello: Giambattista Vicari, fondatore della rivista “il Caffè”, Enrico Baj, nume tutelare dell’Istituto Patafisico Vitellianese, di cui sono Console Magnifico, Edoardo Sanguineti, che è stato presidente dell’OpLePo, Umberto Eco, ideatore della Cacopedia, summa negativa del sapere ovvero summa del sapere negativo. L’apostrofo che precede la parola Patafisica sta ad indicare il carattere volontario, cosciente, dottrinale e collegiale della fruizione della Patafisica, mentre quando il termine è usato senza l’apostrofo si riferisce a una Patafisica involontaria, inconscia, praticata liberamente senza presa di coscienza dei propri atti e delle proprie attitudini mentali, cerebrali e comportamentali. Quindi si può essere patafisici senza saperlo. La pericolosità della Patafisica è connaturata alla sua straordinaria inutilità, più si è inutili e superflui e più si è deleteri e mal visti dal sistema, dal pensiero dominante (se mi scopro a usare ancora l’espressione “pensiero dominante” mi sputo in un occhio).
A Z: L’estensione esatta del corpo di Dio fu calcolata come tutti – patafisici e no – ben sanno, anche dai Cabbalisti e loro non suscitarono alcuno scandalo tra i rabbini benpensanti.
PAOLO ALBANI: Il matematico, logico e filosofo austriaco Kurt Gödel riteneva fosse possibile dimostrare l’esistenza di Dio (che è un po’ come misurarlo) con un teorema matematico: “Se Dio è possibile, allora esiste necessariamente. Ma Dio è possibile. Quindi esiste necessariamente”. Elementare, no?
A Z: Scienze immaginarie, linguaggi immaginari sono il tuo campo. Uno dei tuoi libri che preferisco è I mattoidi italiani.
Quando ero in Rai e lavoravo di notte, telefonò un “Obnubilato” che stava perdendo completamente la vista a furia di guardare la televisione. Benché accecato decifrava di continuo lo stupidario che gli propinavano dallo schermo, come se fosse un codice. Stava scrivendo la Verità sull’universo.
Naturalmente la cosa mi incantò. Dal mio interesse desunse che ero “un morto”. Così mi disse. Stava riscrivendo anche il vocabolario: i morti veri, quelli che si mettono nelle bare, li chiamava “augusti”. Gli chiesi se potevo leggere qualcuna delle sue opere. Con riluttanza, mi promise che se fossi passato a casa sua, non mi avrebbe aperto. Ma se sostavo davanti alle sue finestre (abitava in un seminterrato) dalle persiane socchiuse avrebbe sporto una mano, e mi avrebbe dato qualche pagina. Confesso che, per via di un alibi che neanche mi ricordo, non andai mai da lui. Lo dico con vergogna e con rimorso.
Però quello fu il mio primo contatto col mondo degli Enciclopedisti Occulti, gli gnostici onniscienti ricorrenti nella storia. A questi ho aggiunto, grazie alle mie letture (comprese quelle di cui sei responsabile) altri eroi: come quel biblista che scrisse che Adamo parlava in olandese con Dio, o quell’altro che sostenne che dio non era dio ma un mandarino cinese che parlava con Adamo, ecc., e possiedo anche un notevole trattato che dimostra che la prima lingua parlata sulla terra era l’albanese, e che da quella derivano tutte le etimologie. Poi naturalmente ho ammirato Victor Hennequin [vedi articolo del Sito AZZ] e tanti altri…
Trovo stupendo che tu abbia letto tutti i libri più pazzeschi della saggistica italiana, e li abbia studiati, riassunti, commentati. Molti di questi libri, giurerei, non sono stati letti neppure dalle mogli degli autori. Invece grazie a te hanno avuto almeno un lettore. C’è qualcuno degli scienziati immaginari che hai trattato che ti è particolarmente caro e al quale vorresti dare, postuma, la palma di “principe dei pensatori”?
PAOLO ALBANI: Non ho dubbi. Il mio preferito tra i mattoidi è Francesco Becherucci (sec. XIX), la cui famiglia è originaria di Cortona, cultore di scienze fisiche e naturali, oltre che fisiologo, studente all’Università di Pisa. In una Memoria (1887) indirizzata a Michele Coppino, Ministro dell’Istruzione Pubblica nel governo di Agostino Depretis, Becherucci rivela alle Accademie di Scienze d’Europa di aver scoperto un efficace ricostituente, un «fluido vitale» utile al rinvigorimento delle facoltà fisiche e intellettuali dell’uomo, che consiste nel sorbire le uova delle galline prima che queste le facciano, ovvero quando le uova si trovano ancora dentro le galline. Con vera soddisfazione, dice Becherucci, posso confermare che il sorbire le uova direttamente dalla gallina, tramite una cannuccia infilata nel sedere della bestiola viva, è un piacere delizioso e vantaggiosissimo, lui stesso l’ha gustato a lungo di persona. Provare per credere.
A Z: È lui, indubbiamente: un grandissimo! Che significa per te l’8 settembre, oltre che l’inizio dell’Era ‘Patafisica, e la data di nascita di Jarry? (A casaccio: armistizio-resistenza-liberazione, a che, da che, con chi?).
PAOLO ALBANI: Francamente, a memoria, non ho niente da cui armistiziarmi, resistenziarmi o liberazionarmi (o forse sì, ma non lo ricordo), l’8 settembre (padre Jarry mi perdoni) mi fa venire in mente quel giorno, un 8 settembre di tre anni fa, in cui nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria di Firenze ho visto che c’erano delle mosche, e mi sono chiesto: cosa ci fanno delle mosche nella sala d’aspetto di una stazione ferroviaria? Di certo non sono qui perché aspettano delle mosche che arrivano da altre città in treno; che io sappia le mosche non prendono il treno d’abitudine. Quell’8 settembre mi chiedevo: non hanno un luogo più appropriato ai loro gusti, le mosche, dove svolazzare come fanno di solito muovendosi a piccoli scatti imprevedibili, a zig-zag nell’aria? Ma qual è il posto ideale di una mosca – mi viene ancora oggi da dire – quello più adatto, più naturale dove vivere felice la propria moscosità? E il nostro?
A Z: Un vero patafisico apprezza il gioco in generale, in particolare i giochi o i giuochi di parole. Ce n’è qualcuno che ti ha formato illuminato o che vorresti improvvisare solo per la nostra conversazione?
PAOLO ALBANI: Il mio giuoco preferito? Eccoti subito servito, un piccolo esempio. Seguimi con impegno, non metterti comodo. È settembre. Un mese storico per me. Sul serio, non sto mentendo, lo dico con il cuore che si strugge, è un pistone frenetico, uno spillo che punge. Mi trovo in un momento di forte tensione. E però fluttuo, contento di scendere nelle viscere (nel sottosuolo, scriverebbe Dostoevskij) delle mie memorie. Gioisco, lucido finché posso, e mi distendo. Non è molto che il sole, ceffo sferico cocente, è emerso dietro le nuvole e con il fervore di un ingenuo bimbetto prendo servizio presso me stesso (mi esprimo, non rifuggendo il comico, come nei Misteri dei Ministeri). So bene che certuni solerti perfezionisti potrebbero ritenere poco convincente l’espressione; perciò, mi spiego meglio: «presso me stesso» vuol dire che ho scelto di seguire l’istinto, di costruire un vincolo, gomito gomito, un ponte verso il mio io interiore. Che cos’è questo «io interiore»? Un doppione di me? Le bozze delle mie copie o repliche? No, sono io, come se mi vedessi riflesso nello specchio, privo di censure o rimozioni, esente d’ogni controllo preventivo. Vedersi dentro è bello, un esercizio nutriente, sebbene pericoloso (potrei scoprire che sono un individuo spregevole, che ho in me un groviglio di popoli di ii, tutti diversi – come dice il Dossi). Però voglio correre il rischio. Contento?
A Z: Lipogrammi! (io li ho avuti da piccolo). Addirittura, Ou-lipogrammi! Sono rimasto di Princisbecco!
Su cosa stai lavorando (o giocando), al momento?
PAOLO ALBANI: Cosa sto facendo? Sto curando una “collana di scritture anomale” che si chiama Aritmie, per un giovane e promettente editore che ha fondato Metilene Sai qual è il primo titolo? Una bomba: Gino Patroni, Ed è subito pera, poi seguiranno altri titoli fra cui uno mio, una serie di racconti, intitolata La letteratura familiare in Italia (che fa un po’ il verso a quello di Roberto Bolaño, La letteratura nazista in America). Ti allego le cover. Presenteremo la collana al Pisa Book Festival dal 3 al 6 ottobre. Mi sto divertendo un mondo.
A Z: Questo è il sito (al quale sono gemellato) di Paolo Albani, Console Magnifico ‘Patafisico:
http://www.paoloalbani.it/
[in copertina: Lampe Philosophique, di René Magritte]