I- Come ben sa la lucertola, quando le passo davanti, e ho dietro il sole, l’Ombra è un’Assenza: assenza di luce e di calore. In questa veste, come il prodotto di uno schermo che può essere in determinate circostanze il proprio stesso corpo, persino il Cieco giunge a capirla. Più difficile che un non vedente riesca a figurarsi i propri contorni proiettati su un muro o su un pavimento: la stranezza è, che questa Assenza, l’Ombra, prende sempre una forma precisa e oscura, un profilo, certi lineamenti.
Nel Traité élémentaire de Physique, dell’abate René Just Haüy (tomo secondo, §§ 1002 e 1006) leggiamo: “L’Ombra, considerata su un piano situato dietro al corpo opaco che la produce, non è che la sezione di detto piano nel solido che rappresenta l’ombra”. Da questa impersonale definizione Adelbert von Chamisso (che la cita) ha tratto per contrappasso un racconto in cui si dimostra che, tutto al contrario, l’Ombra altro non è che il nostro insostituibile Doppio, pronto a obbedire agli ordini del demonio.
Lo scrittore ha concentrato, nel suo Storia straordinaria di Peter Schlemihl, una tradizione millenaria di dubbi e di paure.
L’esperienza dell’Ombra, probabilmente, è la prima fatta dall’Uomo della propria Duplicità. Uomini e donne si accorsero che trascinavano dietro un surplus, e che la loro Essenza non si esauriva all’interno dei confini del Corpo.
Perciò, secondo la Tradizione, spesso l’Ombra coincide con l’Anima, oppure fa sì che essa, senza separarsi del tutto, “penda” fuori di noi e ci si mostri nella sua concretezza.
L’Ombra ci segue ovunque. Il taoista Chuang Tzu decreta che è senza senso “voler correre più veloci della propria ombra”. Più icasticamente, ci avverte Ortega: “nessuno può saltare fuori della sua ombra”.
Eppure, noi possiamo competere con questo nostro simulacro. Per molti guerrieri orientali, niente è più educativo che combattere e “perdere” contro il proprio Riflesso oscuro.
Nei monasteri taoisti e buddisti si praticano, da tempo immemorabile, il pugilato e la scherma con l’Ombra. Ci si confronta con lei anche a colpi di ventaglio – arma che anzi viene giudicata “ideale”. L’esito di queste impari sfide, non coincide con una vittoria, o una sconfitta, ma – ci avverte Zolla – con un salutare “svuotamento dell’Immaginazione”.
II- L’Ombra è ciò che anche l’uomo o la belva più forte, hanno di più indifeso. Difficilmente potrò balzar addosso a un Ercole senza soccombere: mentre posso calpestare e offendere la sua Ombra senza neppure farmi scorgere.
“Ombra, non dà dolore” – sentenzia il Diario della Letteratura Perduta. Almeno, non sempre.
Asserisce Frazer: “nell’isola di Wetar vi sono dei maghi che possono far ammalare un uomo ferendo la sua ombra con una picca o con una spada”.
L’Ombra umana, dice Cassirer, veniva usata nei riti magici al pari degli abitudinari ingredienti da pentolone del sabba: come, ad esempio, e con la stessa concretezza, l’unghie, i capelli, la saliva, gli escrementi, ecc. E sempre Frazer, nel Ramo d’Oro, assicura: “in Cina, in un funerale, quando si sta per mettere il coperchio sulla cassa, quasi tutti i presenti meno i parenti più prossimi si ritirano di qualche passo o anche in un’altra camera perché si crede che si possa gravemente comprometter la propria salute lasciando chiuder la propria ombra dentro la cassa”.
Talvolta l’Ombra si insinua malignamente tra gli sposi, che allora non possono far altro che separarsi. Si legge (ancora) in Frazer: “nelle tribù Yuin della Nuova Galles del Sud la regola che proibiva a un uomo ogni comunicazione con la madre di sua moglie, era assai stretta. Egli non poteva guardarla e neppure guardar nella sua direzione. Se la sua ombra fosse caduta sulla suocera era questa una causa di divorzio; in questo caso egli doveva lasciare la moglie che tornava a vivere coi parenti”. “Si dice che una volta un indigeno australiano sia quasi morto di paura perché l’ombra di sua suocera gli cadde sulle gambe mentre dormiva sotto un albero”.
“Tra i Kurnai dello stato di Victoria, si intimava ai novizi, iniziandoli, di non lasciarsi mai cadere addosso l’ombra di una donna, altrimenti sarebbero diventati magri, pigri e stupidi”. I contadini libanesi ritengono che l’ombra delle donne mestruate “sia causa di molte sciagure”: per esempio, “fa languire i fiori e morire gli alberi e arresta persino il movimento dei serpenti”.
III- L’Ombra risana o contamina. Mai lascia indifferenti, mai lascia indenne quel che trova sul suo cammino, o viceversa. Pare che l’Ombra di san Pietro apostolo, mentre lui era a passeggio, guarisse gli storpi e gli infermi che sfiorava. Anche questo atto, che ci appare oggi così semplice e pieno di “tatto” e di rispetto per gli stessi bisognosi, nasconde probabilmente un “rovesciamento”: implica uno spartiacque tra l’operato dei cristiani rispetto alle tradizioni d’Israele.
La Parabola evangelica del buon Samaritano che soccorre un uomo in gravi condizioni, evitato e lasciato a rantolare dagli uomini più religiosi del Paese (Luca, 10, 30-37), secondo lo studioso Duncan Derrett risulta incomprensibile se non si tiene conto che il sacerdote Ebreo, tra le sue ricchezze, ha l’Ombra.
La Torah impone: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Gesù, con la parabola, intendeva dimostrare al dottore della Legge che lo interrogava, che persino un idolatra originario della Samaria poteva avere più compassione del suo prossimo che un ministro del culto giudeo o un levita rinomato per la propria devozione. Il sacerdote però, sostiene Darrett, era “giustificato” a passar oltre e a non curarsi del ferito, se lo rinveniva ai bordi della strada. In effetti, un uomo insanguinato e vulnerato, privo di conoscenza, poteva essere già morto: e allora il sacerdote avrebbe avuto l’obbligo di stracciarsi le vesti preziose, oppure, peggio, la sua Ombra poteva cadere incautamente sulla salma, mentre si avvicinava nell’inutile sforzo di aiutarla a sopravvivere – dopo di che “sarebbe stato ritualmente contaminato e gli sarebbero state vietate le decime con cui sostentava se stesso e la sua famiglia”.
Il Sacerdote va considerato impuro, anche se “passa di fianco a un cimitero dal lato del sole” e se la sua Ombra “di conseguenza passa sui sepolcri” [rimando per quest’ultimo argomento alla lettura di Sergio Noja, Il Kitab al-kafi dei Samaritani, e di Elémire Zolla, Uscite dal Mondo].
IV- La Lumaca del Perak, (apprendiamo dal Ramo d’Oro) benché minuscola, è particolarmente vigliacca, e può arrivare a sterminare greggi e mandrie, senza che neppure se ne accorgano: “Vive vicino alle colline calcaree del Perak una lumachina, la quale, si crede, succhia il sangue del bestiame attraverso le ombre; cosí che le bestie dimagriscono e qualche volta muoiono per perdita di sangue”.
Anche i Coccodrilli sono funerei mangiatori d’ombre. “I Basuto dicono che i coccodrilli possono uccidere un uomo portando sott’acqua la sua immagine. Quando uno di essi muore all’improvviso o senza causa apparente, i parenti dicono che dev’esser stato qualche coccodrillo a portargli via l’ombra mentre passava un fiume”.
[CONTINUA]
[in copertina: L’Ombra della Morte (1870-73), di William Holman Hunt]