I- L’Amor di Madre è sempre stato considerato qualcosa di istintivamente, telluricamente, biologico: una Forza della Natura insopprimibile. L’inventore della frenologia, Franz Joseph Gall – gran collezionista di teschi, come lo sarà poi Lombroso – era convinto che l’amore per la prole fosse radicato in un Organo, prettamente femminile, situato nel cervello, ma così prominente da produrre una protuberanza, visibile – per il medico esperto – anche all’esterno. Lo scienziato studiò il cranio anche di madri degeneri o infanticide, e notò che questa protuberanza era in loro “poco sviluppata”.
Anche se quella di Gall risultò una commovente scempiaggine, difficilmente si può negare che esista un “organo” depositario del legame biologico che lega la madre al suo parto. Un organo bino: le Mammelle.
Bianca di Castiglia, madre di Luigi IX, re santo, gelosa dell’altre balie, voleva che il figlio neonato non assaggiasse latte diverso dal suo. Tuttavia, si ammalò, e poiché la febbre durava più del previsto, le fu tolto il pargoletto; una dama di corte porse al piccolo Luigi la poppa e, si dice, l’infante se ne impossessò avidamente. Quel giorno stesso, «Bianca, uscita dall’accesso febbrile, chiese subito del piccolo principe, e gli presentò il seno. Sbigottita del suo rifiuto, ne suppose immediatamente la causa, e domandò se suo figlio era stato dato a una balia. La dama che s’era prestata a questo ufficio modesto si fece riconoscere. Bianca, invece di ringraziarla, la squadra con sdegno, infila le dita nella bocca del piccolo principe, e gli fa vomitare il latte con cui era stato nutrito. Poiché quest’azione, un po’ violenta, aveva sorpreso il suo seguito, “E che?” disse ella per giustificarsi, “pretendete che io permetta che mi si tolga il titolo di Madre, che ho ottenuto da Dio e dalla Natura?”» [da Encyclopédiana].
È l’ostensione della mammella che esalta ed esibisce il concetto, il primato, della “Maternità”, non la comunanza del sangue (condivisibile con la paternità), non il travaglio del parto. Dal che si configura nella Storia una vera epopea: “l’epopea della Poppa”.
II- L’esposizione del seno nudo come “molla di pacificazione” è sempre stata un’arma inarrivabile e senza rivali, per le madri, quando si trattava di dirimere contese mortali tra i propri figli, che erano fratelli.
Si racconta nel Milione di Marco Polo che allorché la ricca cittá di Cail, nel sud dell’India, fu contesa da cinque fratelli, che volevano diventarne sovrani, prima ancora che cominciassero a combattersi, la madre, a petto scoperto, si frappose tra loro. Brandiva un coltello. Ottenne che i figli si riconciliassro minacciandoli che, altrimenti, si sarebbe tagliata “le poppe del petto, dond’io vi diedi lo mio latte”.
La valenza simbolica è evidente: il motivo della “madre a petto nudo”, risale all’Iliade (XXII, 79 e segg.) e giunge fino a Maria: la quale, benché Vergine, ebbe latte (lo attestano centinaia di reliquie), e svezzò il suo pargolo divino.
McDannell e Lang, nella loro informata Storia del Paradiso, rammentano che, per il devoto tardo-medievale, Maria era advocata nostra: come e più di Eva essa rappresentava tutto il genere umano, e lo difendeva come Madre. Perciò nelle raffigurazioni del giudizio universale la Vergine “si trovava spesso accanto al Cristo-giudice, nel ruolo di mitigatrice delle sue sentenze. E talvolta il suo seno è nudo, per ricordare alla divinità la propria maternità sacra, e prevenire così la collera divina”.
[“L’epopea della Poppa” prosegue domani, terzo giorno della “Settimana dell’Allattamento”]