Un’altra tipica mascheratura dello Jettatore: millantare d’essere Veggente. Il bolognese Bartolomeo della Rocca detto Cocles, indovino, astrologo, “metaposcopo”, non si limitò a smerciare le sue predizioni ai pusillanimi che stavano “ad ascoltarlo a bocca aperta”, ma scrisse un “Prospetto delle persone, alle quali erano imminenti diversi grandissimi pericoli”, e molti di loro erano illustri cavalieri. Paolo Giovio, che ne apprezzava l’arte occulta, attesta senza dolersene che le profezie contenute in quel memoriale si verificarono poi, tutte, con esattezza perturbante.
Cocless stesso soccombé atrocemente per volontà, se non per mano, d’una delle vittime dei suoi oroscopi, Ermete Bentivoglio.
A costui, figlio d’un tiranno, aveva predetto che sarebbe morto in esilio, combattendo. Il Bentivoglio si risentì, non tanto pel suo destino, ma della liberalità e la confidenza con le quali era stato divulgato. Prezzolò un certo Antonio Caponi, o Cappone, per uccidere l’indovino.
Cocles aveva letto nelle stelle che quello era il suo fato, lo disse ai quattro venti, e da quel momento prese a girare corazzato e armato. Il sicario però eluse ogni precauzione: l’attese travestito da facchino, fuori di casa sua, e mostrando d’essere affaccendato nel suo lavoro, non meritò attenzioni. Cocles si attardò a far entrare la chiave dentro la toppa, nella quale l’attentatore aveva messo un sasso. Caponi allora, aggredendolo alle spalle con una scure, gli squarciò la testa.
Quando l’omicida fu catturato, non confessò il mandante, ma si giustificò dicendo che altro non l’aveva “indotto a far tanta sceleraggine, sennò l’essergli stato predetto dal Cocle, che in breve, &t da assassino egli doveva essere d’alcun huomo micidiale ammazzato”.
S’era dunque “sacrificato”, perché il celebre indovino (e pure, autojettatore) potesse mantenere anche tra i posteri la propria fama di Infallibilità.
[in copertina: Morte di un dottore, di Felicien Rops]