A. Z.: È una materia, quella disneyana, che ti appassiona da decenni. Tu hai scritto un libro, Walt Disney: Prima stella a sinistra, che non sfigurerebbe affatto tra le migliori biografie intellettuali dedicate al mondo del cinema negli Stati Uniti e in Francia. Un libro che definirei: non-italiano, e certamente, a livello internazionale, uno dei più documentati. È stato decisivo, credo, per la tua opera di recupero della vera immagine e della vera statura artistica di Walt, il tuo incontro con la figlia di Disney, Diane, che ci ha lasciato il 19 novembre 2013, a poco meno di ottanta anni.
Mariuccia Ciotta: Diane era nata nel 1933. Disney cominciò la sua attività di produttore indipendente prima del 1923: il 23 maggio del 1922 fondò a Kansas City una società, la “Laugh-O-Gram Studio”, dove cominciò a creare una serie di cortometraggi ispirati alle fiabe tradizionali, realizzati però con una chiave del tutto diversa, stravolgendo anche il senso di favole come Cappuccetto Rosso o Cenerentola con un tocco di umorismo, e in qualche modo trasferendole nella modernità.
Walt a quell’epoca aveva vent’anni. Fu a Kansas City che realizzò il primo corto, misto di animazione e live-action, di Alice’s Wonderland, con Virginia Davis. Si trasferì poi a Hollywood, dove nel 1923 inaugurò lo studio in cui comparve per la prima volta il suo nome: “Disney Brothers”, e produsse altri corti del Paese delle Meraviglie di Alice.
Ho conosciuto Diane Disney Miller a Pordenone in occasione delle “Giornate del cinema muto”. In quel momento era molto irritata per la pubblicazione del libro di Marc Eliot: Walt Disney, il principe nero di Hollywood, del 1993, che diffondeva solo falsità e calunnie su suo padre. Poi mi ha dato tutti i materiali con i quali gli avvocati, suoi e di sua madre, hanno risposto, punto per punto, alle accuse di Eliot, insinuazioni gravi e infondate come quella che Disney fosse antisemita (smentita dai suoi più diretti collaboratori, anche ebrei) o una spia dell’FBI.
L’ho rivista altre volte, anche a Bologna per “Il Cinema ritrovato”, ma l’incontro più importante con Diane è avvenuto a San Francisco, quando sono andata a trovarla insieme a Roberto Silvestri. Il Museo della “Walt Disney Family Foundation”, che lei ha dedicato a suo padre, non era ancora aperto, e lei ci ha mostrato in anteprima molti dei reperti e degli oggetti che sarebbero finiti lì. Ricordo la jeep della Croce Rossa che Disney ha guidato in Francia, alla fine della Prima Guerra Mondiale, o un vagone del piccolo treno che correva intorno alla sua casa, e tanti altri manufatti creati personalmente da Walt, come giocattoli, o minuscoli arredamenti di case, sedie e tavolini in miniatura.
A. Z.: Il tuo libro contiene una lunga intervista alla figlia di Disney; tu la descrivi così: “Diane Disney Miller ha lo splendore e l’energia vitale, l’umorismo e l’incanto di suo padre. Assomiglia a Walt Disney”. Naturalmente viene voglia di invidiarla: perché da bambina ha ascoltato dalla viva voce di Walt le favole più belle del mondo come solo lui poteva immaginarle, raccontarle e ricrearle. Dici che ricordava suo padre. Aveva un carattere dolce?
Mariuccia Ciotta: No, direi proprio di no. Diane non era dolce, ma molto determinata. Affascinante, con un carattere molto forte. Soprattutto nei nostri incontri mi è sembrata sempre molto motivata dalla missione di difendere il padre come “persona”. Diane non era del tutto consapevole dell’importanza artistica del padre, secondo me non aveva una vera consapevolezza della grandezza, anche storica, di Disney. Lei voleva assolutamente che si mettessero in luce la vera personalità di Walt Disney e la vera vita che aveva vissuto. Perciò si batteva contro tutte le falsità che gli erano state rovesciate contro. Mi diceva: “io, dal punto di vista artistico, lascio a voi ogni tipo di giudizio. Ma voglio difendere mio padre dalle accuse e dalle calunnie, perché lui non era né antisemita, né razzista, né un agente dell’FBI, ma era un Uomo Perbene”. E teneva molto che l’immagine vera del Padre fosse rispettata e protetta, perché già ai suoi tempi il nome Disney non era più riferito una persona: era diventato un Brand.
A. Z.: Che ricordo ti ha lasciato?
Mariuccia Ciotta: Conservo le sue lettere, nelle buste eleganti che mi spediva. Il nostro rapporto epistolare è durato anni ed è stato molto bello. Diane non usava internet o le e-mail e io le rispondevo sempre per lettera.