I- Il filosofo e scienziato Gotthilf Heinrich von Schubert riteneva che gli animali saranno convocati a deporre, nel momento in cui – dopo la morte – verremo giudicati: “Spesso, negli occhi di un animale morente, inutilmente ucciso o torturato dalla mano dell’uomo, vediamo un’espressione della sua intima coscienza che si prepara a portare testimonianza contro di noi in un altro mondo”. Sarebbe bello, e commovente, se fosse così.
In questo mondo, per loro, non c’è nessuna forma di Giustizia.
Da millenni, da quando l’Umanità è comparsa sulla Terra, le bestie hanno subito gratuiti soprusi, stermini e vessazioni: un tempo, le si considerava vittime sacrificali sempre disponibili; e ora, da secoli, carne viva su cui “sperimentare” a piacimento.
“Il padre Gemelli” – ricorda Ceronetti – “usava tagliare le corde vocali agli animali da esperimento per evitare lamenti che avrebbero potuto essere uditi all’esterno”. Se fosse stato un cartesiano convinto, o un religioso di Port-Royal, avrebbe avuto meno scrupoli: quei monaci, nel Seicento, “vivisezionavano i cani per studiare la circolazione del sangue, convinti che gli animali inferiori non fossero che automi fabbricati per imitare, con mantici e fischietti, l’urlo dell’agonia” (cito da Yeats).
II- Un alibi per commettere qualsiasi crimine contro gli Animali nei laboratori scientifici e fuori di essi è stato trovato, da tempo immemorabile: le Bestie, si dice, non avrebbero un’Anima Spirituale, al contrario dell’Uomo.
C’è stato un lungo dibattito filosofico, su questo argomento, almeno fino all’Ottocento: ma poi, ha prevalso la tesi negazionista, insieme all’indifferenza generale.
Quei pensatori che credevano nell’anima delle bestie, dovevano soprattutto fare i conti con chi la negava propugnando la spinosa “Prova per Lombrico”.
La riassume così il poeta italiano (e enciclopedista) Giacomo Leopardi: “Se però si ammetta, che i bruti abbiano un’anima immateriale come può avvenire, che le parti di un lombrico diviso tornino a vivere? Forse dovrà dirsi, che una sostanza immateriale possa dividersi in tante parti in quante vien diviso il lombrico?”. Normalmente, sono i seguaci di Cartesio che si distinguono in tali dotte elucubrazioni: infatti per costoro gli animali non sono altro che “macchine”. Contro l’obiezione dei Cartesiani, l’abate Sauri scrisse nel suo Cours de Philosophie che è del tutto sensato supporre che Dio abbia “potuto determinarsi a creare delle nuove anime per le varie parti del lombrico diviso”. Lungi dall’aver inventato un’Anima resecabile, Dio pone in tutte le sezioni del verme, nel momento in cui lo si taglia, un numero ad libitum d’anime nuove e diverse. Perché stupirsene? – si chiede lo scienziato. Non si comporta allo stesso modo con il feto, il quale, considerato come carne bruta, non è altro al principio che una scheggia del corpo materno?”
Questa soluzione così semplice e immediata è però assai impegnativa per Dio, in quanto presupporrebbe un continuo, snervante, intervento dell’Onnipresenza e Onnipotenza divina ogni qual volta, anche per gioco, dei marmocchi inseguono un lombrico col coltello, o il pescatore a corto di esche se lo lavora sull’amo.
È lecito dubitare che tutti gli Animali appartengano a un’unica Specie, che va dall’ameba al capodoglio, passando per il suddetto lombrico. Ma è altrettanto giusto, credo, considerarli come una sola Entità (alla quale apparteniamo anche noi) se li si vuole difendere, in toto, dalle nefandezze dei laboratori.
Si tenga conto, inoltre, che tutti gli Animali formano un’unica compagine sociale, non più come specie, ma considerati come Classe: e potrebbero rivoltarsi da un momento all’altro contro i loro presunti padroni. Così per esempio li intese Arthur Machen (nel suo capolavoro: Il Terrore), quando scagliò tutte le Bestie, tutte insieme e nessuna esclusa, contro gli Esseri Umani, loro tiranni. E non come un’allegoria, alla Orwell: ma con zanne, chele, becchi a sbranarli – e persino battiti d’ala di falena, a soffocarli.
III- Ho scritto nella Fantaenciclopedia: nei Vangeli, “Cristo addita la condizione felice dei passeri. Tuttavia, Gesù aggiunge, a consolazione degli Esseri Umani: ‘voi valete più di molti passeri’ (Luca 12, 6-7), o ancora: ‘quanto è più prezioso un uomo di una pecora!’ (Matteo 12, 12). Già: ma un Uomo, una Donna, quante pecore valgono? Quanti cavalli, quanti cigni, quante lucertole, quanti delfini?
La verità è che: Uomo e Animale sono entrambi due misure del mondo, ma tra loro, sono incommensurabili”.