I- Le Storie dell’Arte inventariano disegni o quadri celebri, tracciati o dipinti in assenza del soggetto che essi avrebbero dovuto ritrarre. Chuang-Tzu fu autore di una di queste acclamate opere d’arte. Racconta Italo Calvino:
“Tra le molte virtú di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno d’un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. ‘Ho bisogno di altri cinque anni’ disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il piú perfetto granchio che si fosse mai visto” [Lezioni Americane].
II- Si legge nelle Curiosités des Beaux Arts [1855] che un orientale, il governatore del Surate, si rivolse a un valente pittore europeo perché dipingesse il ritratto della sua amata. Per lavorare al quadro, il pittore chiese, ovviamente, che gli fosse mostrata la modella. L’impudenza quasi gli costò la vita. L’indiano geloso fu offeso solo dalla lontana prospettiva d’un contatto visivo tra i due. L’artista doveva dipingere il ritratto, ma con la condizione che non vedesse mai la Favorita.
Quando il pittore onestamente ricusò di prendere i pennelli, fu cacciato dal paese e, per la seconda volta, poco mancò che non l’acciuffasse il carnefice. Alla prima richiesta indecente, aveva aggiunto anche l’affronto di un rifiuto.
L’aneddoto non deve sembrare assurdo. In gioco erano l’abilità e l’Immaginazione del disegnatore.
Forse il governatore del Surate intendeva descrivergli, a parole, la bellissima donna, in modo che fosse riprodotta esattamente come la “vedeva” lui, l’innamorato; così fanno da qualche decennio le polizie, quando debbono tracciare un identikit.
III- Altrettanto accadde, a esempio, con l’Immacolata Concezione del pittore spagnolo Juan de Juanes: rara forma d’Arte Divina che ebbe bisogno dell’aiuto o del tocco di mani umane per giungere a un visibile compimento.
Nel convento gesuita di Valencia, è conservato ancora oggi un quadro di Juanes, la cui origine ha del miracoloso.
Si racconta che la Vergine Maria fosse apparsa, “raggiante di gloria”, a un pio religioso che alloggiava colà. La Madonna avrebbe chiesto espressamente di essere ritratta col volto, la postura, e gli abiti che aveva in quella magnifica visione.
Il povero gesuita sapeva a malapena scarabocchiare, e, per esaudire la preghiera della Vergine, si rivolse al pittore Juan de Juanes. Numerosi furono gli schizzi, gli abbozzi, i tentativi; ma l’abilità dell’artista, nonostante le descrizioni, che sembravano precise, non venne mai a capo dell’incombenza.
Juanes allora, dietro consiglio, digiunò, si raccolse in orazione, si confessò, non toccò più il pennello se non dopo aver fatto la comunione. Il risultato di quella lunga penitenza fu un quadro, perfettamente somigliante alla radiosa apparizione di Maria.
IV- Gentile Bellini, il grande Maestro veneziano, si prese un indimenticabile rimbrotto per aver provato a dipingere un soggetto biblico senza modello, ricorrendo solo alla potenza dell’immaginazione.
Maometto II l’aveva convocato a Costantinopoli, e il pittore gli presentò, come referenza dell’arte sua, una Decollazione di San Giovanni Battista.
Il sultano l’ammirò molto e la giudicò divinamente bella; tuttavia, ne contestò la verisimiglianza: gli pareva infatti che il collo del profeta, resecato dal resto del corpo, sporgesse troppo. Bellini protestò cortesemente le sue ragioni, ma Maometto volle dimostrargli che aveva torto: quindi, “parendogli”, narra il Ridolfi, “che Gentile rimanesse sospeso, per fargli vedere il naturale effetto, fatto a sé venire uno schiavo gli fece troncar la testa, dimostrandogli come divisa dal busto, il collo à fatto si ritirava; per la cui barbarie intimorito Gentile, tentò ogni modo ditantosto licenziarsi, dubitando che un simile scherzo un giorno a lui avvenisse. Alla fine Maometto fattolo a sé chiamare, dopo haver comendato la di lui virtù, lo creò suo Cavaliere […]; poscia da lettere regie accompagnato […] lieto fece ritorno à Venetia, non cessandogli il timore, che concetto haveva per lo accidente accaduto allo schiavo”.
[in copertina: Fanciullo con disegno, di Giovan Francesco Caroto]