III- Durante una seduta d’Helly, a cui partecipa anche il cugino Carl Gustav Jung, lo Spirito-guida Ulrich von Gerbenstein, che parla per tramite e per bocca della medium, annuncia che la ragazza è improvvisamente “sparita”. Lasciando là, però, la sua “figura”. Ha dovuto recarsi in Giappone, viene precisato, per impedire a un parente uno “stupido matrimonio”. Lui, Ulrich, è rimasto “per prendersi cura” del corpo di lei, perché altrimenti cesserebbe il respiro e la circolazione sanguigna. “Deve anche impedire che qualche spirito nero s’impossessi di lei e le faccia del male”. Lo Spirito-guida, a un certo punto, finalmente vede tornare l’anima di Helly, e indica in alto, verso Nord. Un astante razionalista fa notare che dovrebbe piuttosto tornare da Est, essendo il Giappone in Oriente. Von Gerbenstein ribatte ridendo: “Vengono proprio per la via più breve, attraverso il Polo Nord. Adesso io vado, addio!” La credibilità della Medium è salva, grazie a questo “verniano” ribaltamento, una carta calata sul tavolo rotante, giusto in extremis.
La verità è che anche Helly è in tutto e per tutto una medium infantile, di limitata cultura scolastica, e soprattutto di limitata esperienza di vita: per questo la ragazza costituisce, per Jung e per noi, un sensazionale osservatorio dei cosiddetti “fenomeni occulti”.
Ella verrà giudicata, sia dagli scettici, sia dai creduli, sullo sfondo di quello che una “signorina” della sua età e condizione sa, conosce, oppure normalmente ignora e non deve mai sapere. È ovvio che sarà tanto più credibile, come Medium, quanto più rivelerà fenomeni, o eventi, che non dovrebbe conoscere – e ciò riguarda tanto l’esistenza terrestre dei morti, quanto il loro mondo ultraterreno. La prova che non sta fingendo verrà irrimediabilmente desunta “in astratto”, e persino “per assurdo”, ossia: “quello che dice non può averlo inventato!” O perché è troppo astruso e complicato, per una fanciulla, o perché ha indovinato qualche fatto vero.
Si stupisce, di Helly (ossia: S. W.), suo cugino Carl Gustav Jung: ma “è proprio una ragazza di quindici anni e mezzo”, quella che parla durante le sedute?
Lo psicologo ebbe l’impressione che la fanciulla impersonasse ormai “una donna matura con talento drammatico perlomeno considerevole”.
Se, però, si esce dal torpore sonnambolico che contagia tutti coloro (Jung compreso) che s’avvicinano ai fenomeni medianici, ci si avvede che lo Spiritista, come il Paranoico, viene inconsciamente o involontariamente preparato e invogliato, nelle sue rivelazioni, da chi lo circonda.
A Helly parlarono, si è visto, della signora Hauffe, e non si può dubitare che, poi, la ragazza abbia letto il libro che sulla Veggente di Prevorst scrisse il romantico Justinus Kerner, o ne abbia appreso un riassunto.
Ebbe così, disponibile, un modello con cui costantemente confrontarsi. Un modello, appunto, su cui combinare, aggiungere, inventare. Non poteva pedissequamente ripetere quella storia, quelle rivelazioni. Per essere creduta, doveva correggere la sua ispiratrice e spingersi più avanti, dimostrandosi ancora più privilegiata dagli Spiriti.
Ogni Medium infatti, quando è appositamente interpellato, è tenuto ad aggiungere qualcosa, a quanto un suo collega, anche lontano mille miglia, ha solo accennato: a precisare dettagli, a introdurre qualche variante inaspettata. A “saperla” più lunga di ogni altro.
Perciò lo Spiritista è vorace, anche nella sua ignoranza, della materia prima di cui avrà bisogno. Perché sa che – maggiore attenzione avrà destato –, presto o tardi verrà interrogato sui Massimi Sistemi, e non potrà farsi cogliere impreparato; pena: la disfatta.
Ma dove trovare le risposte? Il pubblico che si assiepa nelle sedute spiritiche pretende rivelazioni non banali, a sensazione, e reclama: novità. Compito arduo, per un’adolescente inesperta, spiritista alle prime armi, come Helly.
Anche lei, come tutti i medium, come per forza di gravità, sarà quindi portata a rivolgersi a quella parte oracolare della Mente d’ognuno di noi che (come i Sogni dimostrano) è impregnata di Gnosi. Il medium, mi pare, ha potenziato dentro di sé e al massimo grado quella facoltà paranoica (schizofrenica) di difesa, che sottende ogni Sapere Occulto e Separato.
Pressata dalle aspettative del suo circolo, la cugina di Jung ricevé naturalmente dalle sue Guide rivelazioni profonde su tutta la materia del Creato, e l’Universo non ebbe più, per lei, alcun segreto.
IV- Durante l’inverno 1899-1900, Helly, a richiesta, espresse un’articolata tesi mistica, secondo la quale tutte le forze del Cosmo sono disposte entro sette cerchi concentrici.
Ogni cerchio, o forza, ebbe il suo nome: trascrivo qui Hypos, Hyfonismus, Athialowi; e si occupò anche delle forze della Luce, concentrate nel polo “Magnesor”, distinto e opposto al gruppo “Connesor”, che trasforma la Luce in Buio e il Bene in Male.
Le sue visioni corrispondono, e non c’era da dubitarne, a molte altre fantasie paranoiche (penso al presidente Schreber, o alle elucubrazioni della Cabbalah), che sfociano in figure gnostiche condivise.
Lo stesso Jung si accorge di queste analogie: e scopre nel sistema ricevuto da Helly in stato sonnambolico “una quantità di paralleli col nostro sistema gnostico, in vari secoli, tuttavia sparsi in ogni sorta di opere per la massima parte inaccessibili alla nostra paziente”. Perciò lo psicologo propende a “qualificare lo schema composto dalla nostra paziente come un superpotere che trascende la sua intelligenza normale”.
Dovrebbe essere la prova che la fanciulla è realmente in contatto con Potenze Superiori, che la istruiscono.
Ma Jung purtroppo, secondo me, cade in un equivoco.
La Gnosi non è un fenomeno d’alta cultura, che va nutrito di letture e ammaestrato con formule iniziatiche. Corrisponde piuttosto a uno stato “infantile” della cultura, uno stadio “magico”, fiabesco e puerile, insediatosi nel quale lo gnostico, come il paranoico, come il bambino, come il Sognatore incantato nel suo letto, si sentono dotati d’invincibili superpoteri, di conoscenze in grado di dissigillare ogni Segreto.
Forse la Gnosi è una malattia diffusa in modo capillare nella mente d’ognuno di noi, un morbo infantile mai sanato da nessun vaccino, la reazione atavica a una Paura archetipa, che ristagna e ruggisce sul fondo dell’inconscio, contaminando e complicando l’immaginazione. Lo dico con rispetto, salvando certamente le intuizioni e le teorie che hanno dimostrato che la Gnosi è una forma legittima di Sapere che ci ha davvero aperto la strada per Altre Dimensioni.
Con l’andare del tempo, le tavolate spiritiche divennero particolarmente spossanti per la ragazza, proprio perché ormai la sua Gnosi – costantemente, incautamente, interrogata –, si aggrovigliava in “Sistemi Supremi” sempre più complessi.
Testimone Jung, “le sedute veramente interessanti e significative si conclusero con la produzione del sistema delle Forze. Già prima s’era notata una progressiva decrescenza della vitalità dell’estasi”. È la parabola del successo: anche il Sensazionale s’esaurisce.
Jung stesso diradò le sue frequentazioni. Contemporaneamente, il circolo formato dai più premurosi, dai più attenti, dai più protettivi ammiratori della fanciulla, si disciolse.
Fuori dall’entourage amato, la fanciulla cercò di farsi apprezzare anche da altri, dagli sconosciuti come medium “dotata di Poteri”.
E quello fu il suo errore, senza rimedio. Ai medium professionisti si chiedono, di norma, determinate prestazioni, che mai prima la ragazza aveva tentato: come, per esempio, far muovere gli oggetti, roteare i tavoli, o piccoli fenomeni di materializzazione: raggi luminosi, soffi e tastamenti, almeno, se non ectoplasmi veri e propri.
A questo punto accadde l’irreparabile, l’ineluttabile.
Jung, costernato, appunta nella sua cartella clinica: “Helly continuò i suoi esperimenti in altri ambienti e circa sei mesi dopo l’interruzione delle mie osservazioni fu colta in flagrante falso”. Come a un baro pivellino, le trovarono indosso, nascosti nell’abito, oggettini che, al buio, ingenuamente essa gettava nell’aria, perché apparissero dal Nulla.
L’incidente sfociò nel “poliziesco” e ebbe notevoli ripercussioni.
A Hélène Preiswerk sparirono gli Spiriti.
Contemporaneamente alla fuga delle sue Presenze, diradarono anche le sue, mentali, Assenze. Gli stati sonnambolici apparvero più sotto controllo.
La medium adolescente, la cui celebrità non era riuscita a sfondare la ristretta cerchia delle amicizie e dei parenti, non prese più parte a sedute spiritiche. “Ora”, chiosa Jung nel 1902, “è impiegata in un grande complesso ed è persona diligente e fidata sotto ogni aspetto […], il suo carattere è sensibilmente migliorato ed essa è diventata più tranquilla, più posata, più simpatica”.
La medium non ripudiò mai i suoi compagni spaventosi d’un tempo, invisibili a tutti tranne che a lei, né le gerarchie precise dell’Universo e dell’Aldilà – semplicemente, non fece più nessun accenno alle sue visioni. Ma per Jung non c’è da dubitare che durante, e dopo, il suo periodo “estatico”, Helly sia stata sempre e “fermamente convinta della realtà delle sue visioni”.
Se posso azzardare una mia diagnosi da profano di psicologia: Helly avvertiva davvero intorno a sé gli Spiriti, che aveva invece solo dentro. Non era difficile dar loro la parola. Il loro desiderio era “raccontarsi”, e la “forma narrativa” ha dappertutto le stesse regole.
Da parte sua, anche l’uditorio reclamava da Helly – prototipo di tutti i medium “immateriali” –, che i Morti, l’Aldilà, si manifestassero, sì, nelle sedute, ma in forma di Racconto.
Le parole che tutti aspettavano di udire dalla sensitiva non sono poi diverse da quelle delle fiabe e della letteratura popolare, appena mascherate sotto una patina colta o arcana. Così ella “inventava” nel solco di una grande tradizione, senza conoscerla per via libresca.
Ciò che narriamo finisce sempre per contenere l’Eco Rovesciata di quello che gli altri s’attendono da noi.
Calati in questo stato “narrativo”, noi tutti siamo “telepatici” e “medium”, più ancora e in modo più sorprendente che se parlassimo con gli Spiriti.
Questo è il motivo per il quale le sedute psicoanalitiche non si discostano poi molto dalle sedute medianiche degli spiritisti. Anche se lì i soggetti (ma è solo apparenza) sembrano invertiti.
[in copertina: La Veggente di Prevorst nel suo sonno più profondo, di Gabriel Max]