Chi sono

“Chi sei tu?”
“Bella domanda!”
(Pat Garrett & Billy the Kid)

Franco Porcarelli
(come appare in un selfie scattato da Adan Zzywwurath nel 2020,
mentre transita per il Canale di Suez)

ADAN ZZYWWURATH


Con lo pseudonimo di Adan Zzywwurath Franco Porcarelli (Roma, 1952) ha pubblicato due romanzi: il primo, “Il matrimonio del Mare e dell’Inferno” è uscito a puntate nel 1980 sul quotidiano “il manifesto”, e poi, come libro, ha avuto quattro edizioni, ed è stato tradotto in tedesco. Il secondo romanzo, “Khalulabìd o il Sogno dei Dieci Re” è stato pubblicato nel 1984 sul “manifesto” ed è poi apparso, come libro, solo nel 2004. Sono edite anche due raccolte di racconti di Zzywwurath: “L’ultimo caso del piccolo Lama Nanguj” (Theoria, 1986) e “Diario della Letteratura perduta” (manifestolibri, 2003). Alla fine del 2018 è uscito il suo ultimo libro: la “Fantaenciclopedia”, un “Dizionario di Idee Perdute, Racconti Insoliti e Curiosi e Fatti della Storia Negletti e Perturbanti” di circa 1300 pagine.

Franco Porcarelli è stato anche, per circa quarant’anni, un giornalista del Servizio Pubblico Radiotelevisivo: ha collaborato con Enzo Biagi, Sergio Zavoli, Piero Angela, Renzo Arbore, Alberto Sordi, Umberto Eco, Carlo Fruttero, Franco Lucentini. Ha prodotto e curato circa 300 documentari, film, e fiction. Ha scritto, e scrive, copioni teatrali, sceneggiature per film, per la TV, per i fumetti (ha creato, con Mauro Cicaré, il personaggio di “Fuori di Testa” per la rivista “il Grifo”), e ha pubblicato un saggio su un genio dei Cartoni Animati: “Tex Avery” (Il Grifo, 1994).

ADAN ZZYWWURATH: ANTOLOGIA CRITICA

Stefano Benni, L’INDICE:

Il Matrimonio del Mare e dell’Inferno è strutturato come una serie di sogni concentrici: si esce da un sogno non per risvegliarsi ma per precipitare in un altro…prima di sedurre il lettore, il sogno seduce totalmente Zzywwurath.

È un labirinto…il luogo in cui appare la forza fisiologica della scrittura fantastica, quella di riprodurre la lingua primordiale delle visioni

Guai a chi sale sulla nave del fantastico sperando di uscirne vivo, o almeno vivo come prima

Stefano Benni,  prefazione a Khalulabid:

Forza e coraggio, insomma, andate fino in fondo ai perigliosi labirinti di Khalulabid.  Lo scrivere ha visto cose che il cinema non può nemmeno immaginare….

L’Ultimo caso del piccolo Lama Nanguj: “E il paradiso e l’inferno del fantastico furono qui riuniti”.

L’Unità:

[recensione del Diario della letteratura perduta]:

Un mistero del tempo e del “doppio” nei Mari del Sud. Un detective infallibile senza occhi, senza udito e senza voce conservato in un vaso di vetro nei monti del Tibet. Incredibili parabole cinesi, archeologia dell’impossibile, popoli e costumi favolosi, nei racconti di uno dei pochi e originalissimi narratori italiani che abbiano percorso le vie della letteratura fantastica.

Il romanzo breve e i racconti che compongono questo volume [Diario della letteratura perduta] esprimono un modo assolutamente inconsueto di fare letteratura: la lezione del fantastico e quella del mystery filosofico si fondono con una curiosità intellettuale a tutto campo in una beffarda miscela irriverente, ironica e godibilissima, che devia dalle strade più battute della letteratura italiana contemporanea costituendo quasi un genere a sé.

Valerio Evangelisti, Distruggere Alphaville:

Il Matrimonio del Mare e dell’Inferno ha l’andamento di un thriller, con un mistero, un’indagine e un ribaltamento continuo di soluzioni già acquisite, si finisce per intuire lo scopo autentico dell’improbabile Adan Zzywwurath: rievocare e, in ultima analisi, difendere un universo narrativo che fu espulso dall’accademia italiana (ma non solo) sotto i colpi del crocianesimo, e che invece, con la sua sapiente manipolazione della materia del sogno e dell’arsenale simbolico, riusciva a imprimersi in quegli angoli della mente che la letteratura corrente difficilmente sa toccare.

Missione nobile, attuata attraverso la selezione e la sintesi delle cuspidi di quel tipo di racconto, a partire da due immagini basilari: il mare e la nebbia. Come dire, l’inconscio collettivo e individuale.

É curioso come la narrativa italiana produca solo ora, e non per fenomeno imitativo, i capisaldi che mancarono alla sua edificazione. Tutta la parte fantastica, delirante, avventurosa, sognatrice le fu strappata fin dal primo istante. Condannata al ghetto della letteratura infantile (Salgari, Motta, ecc.) o fulminata dallo spregio dei Croce o dei Prezzolini, persuasi che si trattasse di un genere importato, suggerito da “stati febbrili” adatti allo spirito germanico o inglese ma estranei a quello italiano…

Peggio che peggio quando un narratore si inseriva in un genere specifico, e la sua incursione nel fantastico non era occasionale, bensì programmatica. Non c’era modo più certo di conseguire l’invisibilità assoluta. Di modo che, mentre in tutte le letterature del mondo fiorivano gli esploratori del delirio e dell’inconscio, in Italia non si accettava come pienamente dotato di status culturale che il romanzo detto “neoborghese”, incluse le sue varianti più corrive.

É appena da un decennio che la fazione accademica più attenta a ciò che avviene altrove ha cominciato a considerare degna d’interesse la narrativa di stampo non realistico. Mancava però ancora un vendicatore dei torti patiti, un don Diego de la Vega che, sotto la maschera di Zorro, celasse sia una lucida padronanza dei meccanismi del narrare (degna di Borges), sia un’adesione completa e spudorata alla materia fantastica e alle sue virtù evocative (degna di Lord Dunsany).

Questo Zorro è arrivato, nascosto sotto il nome improbabile di Adàn Zzywwurath. Sta vendicando tutta la letteratura fin qui negletta, riproposta in volumi di poche pagine, ma di sincretica ricchezza. Se il lettore saprà farsene ghermire, recupererà tutti i sapori e i profumi che gli sono stati sottratti da un secolo di critica arcigna. Se poi lo farà con mente vigile, scoprendone l’intelaiatura, capirà anche i motivi del furto. Chi sogna in proprio, magari con l’aiuto di un libro, mal si adatta a lasciarsi imporre sogni confezionati per lui da mani disoneste.

Gazzetta del Mezzogiorno, 12 dicembre 2004:

Adàn Zzywwurath: Un genio della letteratura fantastica

Diario della Letteratura Perduta è un piccolo, imperdibile, capolavoro del Fantastico.

Fabio Larcher:

Ho sempre pensato che Zzywwurath fosse un grande scrittore e oggi, leggendo Khalulabid ne ho la conferma… anche se purtroppo a distanza di quasi vent’anni…

Condito da invenzioni degne dei più famosi scrittori di storie fantastiche Khalulabid merita di essere letto. I suoi Ekkar, le sue città perdute, i suoi poemi maledetti, i suoi venditori di labirinti, la sua egkalìna (droga che ha come unico effetto quello di permettere al sognatore di ricordare nei minimi dettagli le proprie visioni oniriche)… Tutto ciò merita di essere conosciuto e amato, perché degno dei maggiori autori di opere fantastiche… So che non dovrei abbandonarmi a toni melodrammatici, che non dovrei perdere l’obiettività, ma rischierò di apparirvi assolutamente non-professionale: se non acquisterete, leggerete e apprezzerete Khalulabid o Il sogno dei dieci re che possiate essere maledetti.

L’Avvenire:

Milano, 19 ott. (Adnkronos) – La trama del nuovo romanzo di Umberto Eco assomiglia in modo impressionante al libro ”Il matrimonio del mare e dell’inferno” scritto da Adan Zzywwurath, pseudonimo di Franco Porcarelli, ex giornalista del ”Manifesto” e ora a Raiuno. É quanto sostiene ”Avvenire”, in un servizio pubblicato oggi nelle pagine culturali che accompagna una lunga intervista all’autore di ”L’isola del giorno prima”.

Il quotidiano cattolico si guarda bene dal parlare di plagio, ma avanza il fondato sospetto che le curiose analogie fra i due romanzi siano troppe per essere semplicemente un caso. Tanto più che Porcarelli, definito ”alter Eco”, ha curato l’intervista all’autore del ”Nome della rosa” andata in onda su Raiuno il 5 ottobre scorso dalla Fiera internazionale del libro di Francoforte.

Michele Mari, I demoni e la pasta sfoglia:

Può capitare che un libro splendido come iI Matrimonio del mare e dell’inferno passi inosservato, e che  in tanto sproloquiare sui giovani o quasi giovani scrittori non si faccia mai il nome di Adan Zzywwurath sive Franco Porcarelli… Non saprei dire se è più bello il romanzo o la raccolta di racconti: certo è che in questa in quello c’è un talento narrativo lussuoso… Ma soprattutto (sì, balsamo, in tempi di minimalismi e paturnie generazionali) c’è letteratura fantastica allo stato puro… Una storia ingombrosa di velieri e di spettri in cui l’omaggio alle situazioni canoniche del genere non esclude una continua invenzione. Un consenso quasi religioso ai topoi della narrativa di mare, dall’ammutinamento alla peste, dal clandestino all’ignoranza del contenuto di certe casse, laggiù nella stiva (il tutto impreziosito da un ingenuo scientismo che ricrea l’atmosfera del Nautilus di Verne). E poiché ogni nave maledetta che si rispetti ha leggi spazio temporali tutto sue ecco che il tema perde ogni neutralità per assurgere a forma stessa della narrazione… L’inferno: ecco la parola chiave di Zzywwurath dove si compensano per un verso le sue angosce, per un altro l’idea stessa della letteratura come discorso teologico sulle “cose che non sono”… Che se poi si sottoponesse questa prosa a un esame più tecnico che ne consideri il lessico, la sintassi, il ritmo, il nostro giudizio sarebbe solo confermato

Helmut Salzinger, TAZ, 5 gennaio 1985:

Ein buch zum denken

Oreste Del Buono:

È difficile non avvertire un triplice brivido all’incipit di Il matrimonio del mare e dell’inferno… il lettore una volta cominciata a leggere una storia del genere non riesce ad abbandonarla, a disintossicarsene. A me almeno è capitato così. È capitato di prendere sul serio una storia che mi sfidava, ci sfidava con la sua improntitudine spinta oltre il limite del paradosso, del malestro, della provocazione, dell’offesa deliberata… Si va avanti nella lettura incalzati da una curiosità, una avidità che oscilla tra il vitalistico e il balzano.

Severino Cesari:

I demoni dell’esattezza, del paradosso e della menzogna presiedono all’invenzione di un libro che ha tutte le “carte in regola” per diventare un oggetto di culto, ma anche una favola Popolare dei nostri anni… Zzywwurath scrive un racconto fantastico, in una lingua secca e concentrata, lampeggiante di ironia, che non ha equivalenti tra i giovani scrittori. È un italiano terso, con la sintassi molto semplificata, che appare alla fine splendere dei colori di un sarcofago egizio esposto alla luce da altro mondo degli spot pubblicitari.

Michele Dzeduszycki, l’Europeo, 21 dicembre 1985

Zzywwurath: Chi sarà mai costui? Il caso: protetto da un indicibile pseudonimo un giovane redattore televisivo ha scritto un romanzo di avventure. In un giorno. Ma è riuscito a ritrovare certe atmosfere lontane di Poe e di Conrad …un racconto fantastico di impianto rigorosamente razionale

Annelisa Alleva:

In un’epoca in cui la scrittura giovane ha spesso il difetto di riflettere su se stessa, fino al ripiegamento che la rende simile a una lettera in codice, inintellegibile al lettore, il libro di Franco Porcarelli si offre alla vita come un esorcismo contro la morte e nell’odissea de Il matrimonio del mare e dell’inferno resta ferma la metafora semplice e antichissima della letteratura intesa come salvezza.

Antonio Tabucchi:

Il Matrimonio… me lo sono letto a Macao, che mi pare un luogo assai idoneo per leggersi un libro come il suo. Desidero dirle che il suo libro mi è piaciuto, mi ha divertito e mi ha tenuto buona compagnia.

Graziella Pulce, Le Analogie Lampeggianti – Alias, 6 gennaio 2019:

Fantaenciclopedia: Curiosità, aneddoti, episodi tratti dai più vari settori (letteratura, cronaca, storia, testi sacri, pittura, scultura, spiritismo, esoterismo, bestiari, erbari e vegetari) si arrendono alla pacata severità dell’ordine alfabetico, e così erudizione e fantastico contraggono matrimonio in un libro dal profilo mobile che suscita una sana esitazione sul confine tra il ragionevole e il sorprendente, tra il reale e il fantastico.

Adan Zzywwurath nel 1984, subito dopo la pubblicazione di Khalulabid