I- Precauzioni
Che l’amore sia una metafora della guerra è stato detto e ripetuto, ma mai messo in pratica da nessuno come Dionigi, tiranno di Siracusa.
Costui – racconta Valerio Massimo –, “legato in matrimonio nello stesso tempo con Aristomache di Siracusa e Doride di Locri, mai si unì con l’una o con l’altra senza averla fatta prima perquisire e cinse persino di un largo fossato, quasi fosse un accampamento militare, il letto nuziale, nel quale entrava attraverso un ponte di legno”.
II- Preliminari
La riviste femminili e la letteratura erotica di massa, il cinema, la televisione, i siti pornografici di internet, hanno profondamente modificato la nostra idea dei “preliminari” dell’atto amoroso. “Preliminare” era l’osservazione di certi precetti religiosi, un tempo.
Uno di questi precetti – sui quali era continua l’insistenza dei confessori cattolici – proibiva appunto i “preliminari” al coito. Ci si domandava: il marito può tocchignare, baciare a lungo o tastare la moglie nelle parti lascive? No, si rispondeva: perché c’è il rischio, per lui, di polluzione, ossia dispersione del seme. E non c’è nulla di peggiore, per una mente religiosa, che dissipare un possesso di cui non si è sicuri in futuro.
In Israele, l’amore coniugale tra un ebreo che osservava i dettami dello Zohar e sua moglie, era preceduto da un’estenuante introduzione al connubio, basata su formule stereotipe. Il metodo, forse, era poco passionale, ma poteva persino giungere, per spossatezza, alla giusta stimolazione erotica della coppia.
Dice il sapiente Testo:
«Nell’ora in cui l’uomo si unisce con sua moglie deve volgere il suo pensiero alla Santità del Suo Signore, e dire:
“Coperta di morbido velluto – sei tu qui?
Via, via!
Non entrare e non uscire!
Nulla di tuo e nulla della tua parte!
Voltati, voltati, il mare infuria,
Le sue onde ti chiamano.
Ma io afferro la parte santa,
Con la santità del Re sono ricoperto”.
Poi deve avvolgere per un certo tempo la sua testa e quella di sua moglie in un panno e successivamente spruzzare acqua limpida intorno al letto».
Va aggiunto che i precetti servivano a tenere lontana dal talamo l’invidiosa Lilith, l’amante di Adamo spodestata da Eva, e a ricacciarla negli abissi marini, da cui proveniva.
III- Gli Idilli Campestri
Le pratiche sessuali e finanche la libidine più lussuriosa erano pressoché obbligatorie, in certe tribù remote, in quanto “Preliminari Agricoli”, che poco avevano a che spartire con l’igiene matrimoniale.
Riporta James Frazer che molti popoli cosiddetti “selvaggi” sono persuasi che la Natura sia sufficientemente “voyeur” da subire il loro contagio sessuale. Come accade a Giava, per esempio: in alcune parti di quest’isola, osserva lo studioso, “nella stagione in cui il riso sta per fiorire, il marito e la moglie vanno nei campi di notte e ivi si accoppiano per promuovere la crescita del raccolto”.
Per quattro giorni «i Pipilli dell’America centrale si tenevano lontani dalle loro mogli “per poter nella notte precedente alla semina spingere all’estremo i loro trasporti sessuali; si dice anche che certe persone fossero incaricate di compiere l’atto sessuale nello stesso istante in cui i primi semi venivan deposti nel suolo”».
Così, i “primitivi” contano di dare una mano alla Natura, spingendola a imitarli.
[CONTINUA DOMANI, TERZO GIORNO DELLA “SETTIMANA DEL MATRIMONIO”]
[in copertina: La prima notte di nozze di Brunhilde, di Johann Heinrich Füssli]