Ray Harryhausen, assistente del leggendario Willis O’Brien, e genio, a sua volta, nel dar vita a “mostri cinematografici” a passo uno (“stop motion”, con modellini animati fotogramma per fotogramma) fu incerto, negli anni ’50, tra due progetti che l’attiravano molto. Dopo aver resuscitato (in The Beast from 20,000 Fathoms, 1953) un dinosauro che percorreva famelico le vie di New York, voleva spedire nuovi mostri a sconquassare qualche metropoli europea. Immaginò pipistrelloni giganti che si appendevano alla Torre Eiffel di Parigi, oppure, in alternativa, lo interessavano i danni monumentali che un lucertolone venusiano, alto quanto l’Arco di Tito, poteva arrecare ai più famosi panorami di Roma. Optò, alla fine, per quest’ultimo progetto, e da lì nacque l’idea originaria di A 30 milioni di km. dalla Terra (20 Million Miles to Earth, 1957), diretto da Nathan Juran e interpretato da William Hopper, già visto in Perry Mason al fianco di Raymond Burr.
Prima di morire aggrappato al Colosseo, sforacchiato dai proiettili dei carri armati americani, il mostro chiamato “Ymir” si risvegliava all’interno del Giardino Zoologico di Roma, dove trovava un degno avversario: un elefante africano che lo caricava, considerandolo un intruso pericoloso in mezzo alle gabbie abitate da “veri” animali. Ho conosciuto quell’elefante. Non era un attaccabrighe. Probabilmente usarono una controfigura, prelevandola da un circo. Comunque, nelle scene di lotta più cruente il pachiderma era stato ovviamente sostituito da un modellino.
[sequenza ricolorata]