I- Trascrivo la versione yiddisch di questa storiella famosa: Adamo scompare agli occhi di Dio, in Paradiso. Il Signore chiama un detective ebreo che lo rintraccia subito, tra miliardi di giusti e di beati. «“Come hai fatto così presto?” chiede l’Onnipotente. “Semplicissimo, Signore del mondo, Adamo non ha l’ombelico, ti ricordi?”».
Il nostro Progenitore, afferma il buonsenso, non ebbe mai bisogno d’un cordone ombelicale pel suo sostentamento: era un prodotto diretto dell’ingegneristica di Dio. Adamo infatti è colui che “è morto senza essere mai nato” – come recita un frusto indovinello.
Decaduto a sciarada enigmistica, travasato nelle freddure “piccanti, ma da bambini”, si stenta a riconoscere un argomento che, sugli scranni roventi delle cattedre di teologia, conobbe invece un’epoca eroica. La questione cruciale, se Adamo abbia avuto o no l’ombelico, ha davvero turbato per molti secoli le coscienze monoteistiche, e le cristiane, in particolare.
Da una parte, si schierarono gli “Ombelicilli” – come chiamo i sostenitori di un Adamo dotato di ombelico –; agli antipodi, a guardarli in cagnesco, i fautori del contrario, ossia gli “Unombelicilli”.
Gli Ombelicilli possono trovare nei Canoni, classici, dell’Estetica, più di un puntello a loro favore: privato dell’ombelico, Adamo sarebbe apparso effettivamente un mostro, non tanto vistoso, ma comunque un Freak. Ignorare le pretese artistiche del Buon Gusto, è invece il vanto, distintivo, di chi avversa l’Ombelicillismo..
Il più grande tra tutti gli Unombelicilli fu sicuramente sir Thomas Browne. Nel suo Pseudodoxia Epidemica (capitolo V), Browne polemizzò con Raffaello, Michelangelo e gli altri grandi Maestri della tavolozza che, affrescandoli o disegnandoli, commisero l’errore di adornare Adamo ed Eva di portentosi quanto del tutto congetturali Ombelichi. È pura fallacia – secondo lui – inferire, dall’anatomia di noi discendenti, che il primo Uomo, la prima Donna, esibissero una tale infossatura o cavità nell’addome. Essi erano stati direttamente creati dal Signore, non generati da un ventre materno; non avevano neppure conosciuto – dall’interno della matrice – i travagli della nascita. Mentre è evidente per qualsiasi mammana o ostetrica, che l’ombelico, inteso come “foro”, non precede, ma sussegue al parto. Pretendere che Adamo abbia avuto un ombelico, equivale – l’iperbole è di Browne – figurarsi che Dio abbia plasmato il nostro Progenitore, benché adulto, senza denti, solo per equipararlo ai neonati del futuro.
La “cicatrice” della nascita, che noi tutti portiamo nel centro del corpo – poco più che un nodino di carne, se visibile, nei bambini; una fessura presto irrughita a smorfia, negli adulti – è per Browne la prova evidente, in negativo, che siamo ancora corrotti e divorati dal “cancro” del Peccato Originale.
Per i partigiani fautori d’un Adamo, e d’un’Eva, privi d’ombelico, quando i nostri Capostipiti si contemplavano il ventre, la visione non ricordava loro le miserie della generazione terrena – ma, direttamente, l’Eternità. Neppure il Buddha arrivò a tanto così facilmente.
Ovviamente, tra i due schieramenti contrapposti – Ombelicilli contro Unombelicilli – non ci si scontrava solo per una questione estetica. Ai tempi in cui la polemica era più accesa, ci si avvedeva bene che, dietro l’umbratile, minuscolo riparo dell’Ombelico dei nostri Progenitori, era in gioco la credibilità stessa del dettato biblico. Un Adamo dal ventre piatto non lasciava spazio a temerarie deduzioni materialistiche, e men che meno evoluzionistiche: perché solo il Padreterno avrebbe potuto creare ex nihilo un simile Freak “contronatura”.
II- Un estremo tentativo, quasi disperato, di mettere d’accordo Bibbia e Ombelicolo adamitico, fu operato nel 1857 dal geologo britannico Philip Henry Gosse, che può essere considerato il “campione” degli Ombelicilli.
Thomas Browne, nella Religio Medici (1682, p. 167) aveva confessato – ed era quasi un grido –: “The man without a Navel yet lives in me”: “L’Uomo senza Ombelico ancora sopravvive in Me!”. Gosse ignorò qualsiasi risvolto esistenziale, o mistico, d’una simile asserzione e, da scienziato, proclamò orgogliosamente: “The Man would not have been a Man, without a Navel”: “L’Uomo non sarebbe stato Uomo, senza Ombelico”.
Una sicurezza che gli proveniva dal suo accurato studio dei Fossili.
C’erano stati scienziati che, a partire da Leonardo, avevano affermato che i Fossili preesistevano al Diluvio, negando, di conseguenza, la cronologia che si legge nella Bibbia. Ma già il cattolico Renée Chateaubriand aveva cercato di gettare lo scompiglio nelle loro file, sostenendo, nel 1802, una tesi radicale: non c’è bisogno, secondo il suo Génie du Christianisme, di ricorrere alle cateratte di Noè, per difendere la Scrittura da Geologia e Paleontologia. In nessun caso i resti pietrificati di Animali potranno mai costituire una contraddizione del racconto biblico. Questa pretesa difficoltà, sostiene Chateaubriand, “è stata cento volte risolta dalla presente risposta: Dio ha dovuto creare e ha senza dubbio creato il mondo con tutti segni della vecchiezza” che noi adesso vi troviamo. Nessuno si stupisce che Adamo non sia stato creato bambino, ma adulto, e allora perché scandalizzarsi se il Signore ha creato anche la Terra in là con gli anni, e un po’ fossile? Un Dio “giardiniere”, giudica Chateaubriand, avrebbe dilettato il proprio gusto estetico piantando foreste d’alberi rigogliosi e d’antico aspetto, accanto ai più teneri virgulti; e proprio in questo modo si è comportato il Padreterno con la sua Opera maggiore: animando e variegando la sua Creazione con un felice miscuglio di Vecchio e Nuovo, di adulto e di infantile, decrepito e neonato. Vivo, e morto.
Nello stesso solco, col suo libro Omphalos (appunto: “L’Ombelico”, in greco), anche Philip Henry Gosse reputò che l’Universo fosse nato vecchio. Tentò di costruire su questa congettura un’intera scienza, dotata di paradigmi peculiari. Opinò, con una certa dose di logica, che il Mondo, non era stato creato dal Principio, e nemmeno era cominciato col suo “inizio”. Ad esempio, non la Natura, ma Dio stesso, aveva creato i “Fossili”: pietre che solo in apparenza racchiudevano un residuo organico ma che, in realtà, erano reperti senza storia, privi di un Passato. Allo stesso modo, Dio Onnipotente aveva avuto la lungimiranza di forgiare i Primi Uomini come se non fossero i Primi, ma il risultato d’una lunga gestazione. Non c’era niente di nuovo e di diverso, in loro. Perciò Adamo, che fu impastato dal Signore come adulto, e Eva, che fu estratta da una sua costola già pubere, ostentavano entrambi un Ombelico – come fosse il residuo “fossile” d’un passato mai vissuto.
Non è un anacronismo, secondo Gosse, immaginare i nostri Progenitori “ombelicati”: è piuttosto – corregge –, un “procronismo” (Prochronism) – una doverosa anticipazione anatomica di ciò che tutta l’Umanità recherà impresso, da Adamo in poi, sull’epa. “Procronica” secondo lui, fu tutta la Creazione, perché Iddio esercitò in quel frangente il suo esclusivo potere di far comparire un evento prima e a prescindere dalle sue cause.
Gli argomenti di questo baluardo della Fede sono sensati, originali e – nel loro assoluto rispetto della Scrittura – certo non meritano né disprezzo, né ironia. Anche il geniale Martin Gardner (nel suo capolavoro Fads and Fallacies in the Name of Science) li giudica, tuttora, “sufficientemente impeccabili”. E Jorge Luis Borges, in Altre Inquisizioni, riassume quelle tesi con ammirazione. Nonostante ciò, l’Omphalos di Gosse ebbe, sull’opinione pubblica cristiana e sui circoli intellettuali a lui contemporanei, un impatto oscuro e irrilevante. Un difensore della “lettera” biblica, il ministro del culto anglicano Charles Kingsley – che fu anche in corrispondenza con Darwin –, contestò: nessuno poteva credere che Iddio avesse inciso sulle rocce una tale “enorme e superflua menzogna”. In modo altrettanto veritiero doveva l’Altissimo comportarsi col ventre immacolato, imperforato, di Adamo e Eva.
È la stessa reazione che avrebbe avuto un Thomas Browne di fronte a Omphalos come a qualsiasi altra tesi Ombelicillica: ossia, com’è scritto nella Pseudodoxia Epidemica, non c’è motivo per ritenere che il Signore sia interessato a creare cose inutili e ridondanti, come queste concavità ombelicali, o a consacrare parti del corpo umano che siano, in genere, del tutto prive “d’uso e d’ufficio”. Il nocciolo della questione è dunque questo. Come la Natura ha orrore del Vuoto, Iddio avrebbe orrore del Superfluo.
III- A ben vedere, però, il ragionamento si poggia su un punto di forza che i timorati d’Iddio Unombelicilli condividono col miscredente, il dandy e il Positivista, e che si può riassumere così: “Se Dio esiste, non fa niente d’inutile”. E, viceversa: “Se c’è qualcosa di inutile nel Creato, Dio non esiste”.
La pensava in questo modo anche l’eccentrico Octave Mirbeau. Che lasciò trapelare dalle pagine dell’Ècho de Paris – in un articolo intitolato: “?”– , la più imprevedibile e impertinente “confutazione logica” di Dio: “Se Dio esistesse, […] perché mai avrebbe dotato gli uomini delle loro inutili mammelle prive di latte?”.
I Capezzoli di Adamo dimostrerebbero, insomma, l’Insussistenza di Dio.
Ma perché, poi? Perché negare ai maschi umani un elementare quanto atavico “diritto alle mammelle”? L’appartenenza a un sesso piuttosto che a un altro non è scolpita sulle Tavole dei Comandamenti. E inoltre: noi tutti egualmente esibiamo cinque dita nei piedi: le usano, però, solo nei circhi. Né si è mai capito, ad esempio, a che serva la barba. Per questo chiameremmo Dio inesistente, oppure – per blandire certi ateisti –, falso, e bugiardo?
La “Teoria dei Capezzoli Superflui”, che nell’intenzione ironica di Mirbeau dovrebbe dare un “colpo di grazia” al Padreterno, vacilla persino sotto i colpi delle cronache di stampa e dei trattati medici, quelli più moderni come dei più antichi. Esistono, sono esistiti e sempre esisteranno uomini-balia, in grado di secernere latte dal proprio seno. Il chirurgo Thomas Bartholin (lo riporta la prodigiosa Encyclopèdiana) “parla d’un uomo, le cui mammelle producevano latte in così elevata quantità, che veniva aspirato, così, per curiosità, e se ne fece addirittura un formaggio”.
È certo: un Adamo “piatto”, difettoso di capezzoli e ombelico, contenterebbe amici e nemici della Bibbia. I primi vi vedrebbero la firma del Creatore. Gli altri la Sua confutazione. Probabilmente sbagliano entrambi.
La triste verità è che i due schieramenti impegnati in questa secolare controversia non hanno mai esibito, a sostegno delle proprie posizioni, nessuna prova soddisfacente o definitiva. Non c’è lettore attento della Bibbia – anche laico –, che sia in grado di debellare le certezze partigiane degli Ombelicilli, né quelle dei loro detrattori Unombelicilli.
Qual era la fisiologia, o l’aspetto ignudo, dei Primi Individui della nostra specie? La Parola di Dio lascia irrisolta la questione. C’è da chiedersi allora se si potrà mai sciogliere, o in che misura, questo nodo – e si tenga conto che l’ombelico d’uomini e donne, all’origine non è, appunto, altro che un nodo.
Però, leggendo tra le righe della Genesi, non è neppure escluso che Adamo ed Eva si siano coperti di frasche, o foglie di fico, perché si vergognavano di non avere l’Ombelico.
IV- È inutile nascondere che, contrariamente all’altro dilemma secolare: è nato prima l’uovo, o la gallina? (lo evoca nella Pseudodoxia lo stesso sir Thomas Browne), la disputa tra i due irriducibili schieramenti ha avuto, alla fine, un solo vincitore. Hanno prevalso, nell’opinione pubblica più popolare, i vessilli garriti dagli Unombelicilli – coloro che avanzavano al grido: “Adamo, Eva, erano senza Ombelico!”. Potevano contare, nella loro schiera, pensatori di rilievo e intellettuali del calibro di Francis Bacon, Horace Walpole, James Joyce, e anche esperti d’anatomia (soprattutto femminile) come Giacomo Casanova. Ma soprattutto le tesi dei vincitori prosperavano e continuano a prosperare, ancora oggi, in quella zona d’ombra delle comuni Fantasie che può chiamarsi l’Astuzia del Buon Senso. Una specie di Organon inscalfibile.
È però un vero peccato, una disdetta, che Omphalos non venga più letto, e commentato: triste sorte dei perdenti. Il libro Philip Henry Gosse ci induce a riflettere, invece, su un’ampia gamma di “invisibili” questioni evocate dal racconto della Bibbia. Ne aggiungo una, a mo’ d’esempio: se il Padreterno non avesse fondato il suo Creato secondo una legge “Procronica”, i Primi Uomini non avrebbero mai potuto ammirare la luce delle Stelle, che necessita di un tempo immensamente superiore ai “sei giorni”– anni-luce –, prima di arrivare sulla Terra. Il Cielo di Adamo, nelle notti senza luna, sarebbe stato buio, come quello di un cieco. Ma non lo era.
Seminare questo genere di dubbi aiuta considerevolmente la tesi “ombelicillica” di Omphalos.
Se avesse ragione l’imprudente geologo vittoriano Gosse, il Signore si sarebbe premurato d’inventare “un passato” per Adamo e il Mondo, anche se questo Tempo addietro, in verità, non è mai trascorso. La Terra dunque per volere del suo Artefice nasconderebbe la propria giovane Età. Anche i Fossili, all’apparenza milionari d’anni, rientrerebbero in un disegno originario, imperscrutabile, di Dio – un piano che in quest’ottica sembra, sempre più, quello di “sorprendere” le sue Creature.
Anche Iddio, insomma, andrebbe considerato un Autore Fantastico.
[dalla Fantaenciclopedia]
[in copertina: un nudo di Egon Schiele (1910)]