Quando, il 23 agosto 1926, Rodolfo Valentino si spense dopo otto giorni di tormenti, l’iconica star cinematografica “non somigliava in nulla”, a detta di tutti i testimoni, all’uomo di bellezza ineguagliabile e magnetica che aveva mandato in visibilio spettatori, e soprattutto spettatrici, di ogni parte della terra. Fu dunque necessario ripristinare la sua amata “immagine abituale”, prima di mostrare le sue spoglie al pubblico, che già affollava le vie adiacenti la camera ardente. Si decise allora di imbalsamarlo, ma il processo fu lungo e laborioso, e durò una notte intera: l’esperto professor W. H. Hull e il suo staff di mummificatori, usarono – lo ammisero – “un certo numero di fotografie” di Valentino, scattate nella sua più fulgida età, per restaurarne le fattezze nel modo più gradevole. Per chi oggi guarda le foto del feretro, il risultato desta molte perplessità. Ma anche a quei tempi ci fu chi sospettò che già il giorno successivo alla sua morte venne esposto al pianto e al culto degli ammiratori non Rudy, ma un “Dummy”, un “pupazzo” col volto di cera.
Le ragioni potevano essere molteplici: Il tempo stringeva, le folle premevano, c’era persino il rischio che la salma potesse essere rapita a scopo di ricatto. L’impresa funebre negò sempre, però, questa sostituzione. Tuttavia i “ritocchi” operati sul cadavere furono comunque talmente numerosi che le parti posticce prevalsero sul resto.
D’altra parte, come cerchiamo di dimostrare nell’articolo “I Funerali alla Marionetta, o: le Controfigure da Catafalco”, la Storia insegna che certamente quello di Valentino non sarebbe stato il primo “funerale” ad un Pupazzo.
Rodolfo Pier Filiberto Raffaello Guglielmi, in arte Rodolfo Valentino (Castellaneta, 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926) la prima vera Icona “virile” della storia del Cinema, il “Latin Lover” per antonomasia, morì a trentuno anni a causa d’un’ulcera gastrica mal curata e mal diagnosticata, visto che, durante la crisi fatale, fu scambiata in ospedale per appendicite. Centomila persone affollarono a Manhattan il suo primo funerale, che fu poi replicato a Hollywood. In occasione delle esequie, secondo la stampa dell’epoca, si registrarono casi mai visti prima di allora di “isteria di massa”; trenta sue fans, si dice, si suicidarono quel giorno.