Il 29 maggio del 1917 nasceva a Brookline (Massachusets) John Fitzgerald Kennedy. Rampollo di una importante dinastia irlandese cattolica, laureato a Harvard, ufficiale di marina nella seconda guerra mondiale, deputato e poi senatore. Jack, come veniva chiamato, sposò la francese Jacqueline Bouvier, bellissima, elegante e di famigia agiata. Da Jacquie ha avuto quattro figli.
Il 20 gennaio del 1961, a quarantasei anni, si insedia come Presidente degli Stati Uniti, dopo il successo elettorale riportato contro il candidato repubblicano Richard Nixon. Il Presidente più giovane della storia, il primo cattolico, il più carismatico, il più moderno. Fin qui Jack sembra essere un uomo baciato dalla dea fortuna. Sembra…
La sua Presidenza durò infatti soltanto 1.036 giorni perché il 22 novembre del 1963 fu assassinato a Dallas. Fu il quarto Presidente assassinato dopo Lincoln, Garfield e Mc Kinley.
Questa scheda non si propone lo scopo di esprimere giudizi sulla presidenza di JFK né in politica estera né interna. Di questo si occupa la storia. Si può brevemente dire che portò la politica statunitense nell’era moderna dei media, essendo un abile comunicatore. La scheda non si propone neanche l’obiettivo di analizzare le mille ipotesi circa il suo assassinio, fino ad oggi rimasto irrisolto.
Il fatto più strano della vicenda avviene il giorno dopo la morte di JFK. Il suo corpo viene sottoposto all’autopsia nel Bethesda Naval Hospital di Washington. Il cervello (ciò che ne restava) viene posto in un contenitore di acciaio per essere conservato e non viene pertanto sepolto con il resto del corpo nel Cimitero Nazionale di Arlington. L’organo viene conservato negli uffici del Secret Service e poi inviato, insieme con altri reperti, agli Archivi Nazionali per essere conservato in una stanza di massima sicurezza.
Perché? Questo enigma non lo svelerà mai nessuno. È plausibile che si pensò di conservare l’organo come era stato fatto nel 1955 con il cervello di Albert Einstein (no comment sul paragone). Del resto, anche il cervello del matematico tedesco Gauss, di Vladimir Lenin, di Turgenev erano stati conservati a fini di studio. In questo petit comité di cervelli figura anche quello del filologo-serial killer Edward Rulloff.
Il fatto è che nell’ottobre del 1966 si scoprì che il cervello di Jack era scomparso, come pure altri materiali e documenti dell’esame autoptico.
Perché? Anche in questa circostanza non mancarono le ipotesi e il Ministro della Giustizia Ramsey Clark aprì un’inchiesta sulla scomparsa del cervello. Non arrivò mai a scoprire la verità, una verità sostenibile in un giudizio, ma raccolse molti indizi secondo i quali l’organo era sparito per ordine di Robert Kennedy, fratello di JFK nonché Procuratore Generale e Capo del Dipartimento Giustizia. Secondo Clark, Bob voleva coprire il fatto che il fratello soffriva della sindrome di Schmidt (malattia che colpisce il sistema endocrino provocando, tra l’altro, debolezza estrema, affaticamento mentale, perdita di peso) e che, per questo, era da anni farmacodipendente. Su questo era d’accordo anche l’autore dei noir più famosi dell’epoca, James Ellroy che nel suo libro Random House definiva il senatore Kennedy come dipendente da anfetamine e (a suo dire) altro… Il Ministro Clark concluse escludendo categoricamente che il motivo del furto fosse nascondere la verità sull’omicidio. Quanto ad accusare il Procuratore Generale … beh, era un altro conto.
Se non fossero bastate le infinite teorie della cospirazione sull’omicidio del Presidente, ne nascevano altre sul braingate. Anche queste destinate a finire nel nulla soprattutto perché il 5 giugno del 1968 il probabile mandante del furto, Bob Kennedy, veniva a sua volta assassinato durante la campagna per le presidenziali.
Ora, se si può capire che per la scienza può essere utile conservare e studiare il cervello di Albert Einstein, risulta meno comprensibile conservare quello di JFK. Difatti, prima di essere sottratto, restò per tre anni inutilizzato in un archivio segreto dei Servizi.
All’inizio questa scheda ha descritto JFK come un uomo baciato dalla sorte, ma soltanto per poche righe perché il concetto è stato subito dopo smentito dai fatti. A parte finire assassinato, a riprova della sua scarsa fortuna va detto che la sua sindrome di Schmidt altrimenti detta síndrome polighiandolare autoimmune si presenta in uno-due casi su centomila abitanti. In sostanza si può affermare che Jack era tutto meno che baciato dalla fortuna. In altre parole era anche lui un soggetto della Kennedy curse che quanto prima approfondiremo in una scheda separata.
L’ottimo romanzo di Henning Mankell “Il cervello di Kennedy” non svela nulla al riguardo. Il titolo può essere fuorviante ma è il punto di partenza per una investigazione familiare sulla strana morte di un giovane ricercatore che stava trattando il tema della sparizione del cervello di Kennedy.