Secondo un’ipotesi niente affatto peregrina, Dio non esiste, per ora.
Riflette Borges nelle sue Conversazioni americane: «quando la gente usa la parola Dio, pensa a quello che ha detto George Bernard Shaw. Se ricordo bene, ha detto: “God is in the making”, “Dio si sta creando”».
Come lo stesso Borges spiega altrove, il Dio che “si sta facendo”, congetturato da Shaw, altro non sarebbe che l’impulso vitale, comune a tutti gli uomini, che tendendo alla perfezione si sta rendendo autonomo, e che così “finirà per raggiungere una condizione di onnisapienza e onnipotenza”.
Recita il Salmo 61: “Io ho detto: voi siete Dii, e figlioli tutti dell’Altissimo”.
Potrebbe essere questo il senso di “Dio si sta facendo”: che Dio avrà finito di crearsi solo quando gli uomini saranno divenuti Iddii, come lui.
Il Paradosso di un Dio che non c’è al momento della Creazione, e che pure non viene creato da altri che non sia Lui stesso, non è un’invenzione del proverbiale umorista Shaw, che empì di sue battute le “Settimane enigmistiche” di tutto il mondo. Dal punto di vista teologico, il Dio “da farsi” di George Bernard Shaw è l’erede diretto del Dio di Scoto Eriugena. Che scrisse, in pieno IX secolo: “Dio non c’era prima di creare tutte le cose” (De Divisione Naturae, 1, 72). Secondo Scoto, nel momento in cui ha creato il mondo, Dio ha creato se stesso. Shaw ne rimanda solo l’apparizione e dice: non ancora, è troppo presto. Il Dio che non c’era prima, non c’è neanche dopo. Ci sarà.
È evidente però che un Dio in Fieri non spiega l’enigma della Creazione. Se, al Principio dei Tempi, Dio non c’era, se non è apparso nemmeno in quel momento, come ha potuto crearci?
La soluzione va trovata, forse, con le armi congiunte dei due più importanti Credo del nostro tempo: la Scienza, e la Fantascienza.
Se veramente alla Fine dei Tempi – e solo allora – Dio sarà perfetto, come potremo negargli la possibilità di un ritorno indietro nel Tempo, d’un viaggio fantastico al Principio di Tutto, per creare il Mondo? Quando neppure all’Uomo sarà precluso viaggiare nel Tempo, vorremmo proibirlo a Dio?
Un preveggente Canetti vaticinò che Dio potrebbe essere la “preparazione a qualcosa di molto più inquietante, che ancora non conosciamo affatto”.
Le ipotesi però non mancano.
Purtroppo il “nostro Impulso”, il nostro slancio “vitale” verso la Perfezione – di cui parla Shaw, secondo Borges – non l’abbiamo trasmesso in buone mani. L’abbiamo affidato alle Macchine, progettate al principio solo per essere i nuovi Animali, gli Animali che non possono soffrire a causa nostra, gli Animali dell’Avvenire, un nuovo ausilio (servizievole, acuto, invulnerabile) per gli Uomini.
Arthur Clarke e Stanley Kubrick – in 2001, Odissea nello Spazio – temono che le Intelligenze Artificiali mirino a soppiantare l’Uomo al cospetto di Dio. Pia illusione: è più probabile l’ordine contrario, che la Macchina in futuro s’imporrà all’Uomo, direttamente, come suo Signore. Come l’unico Dio che adesso è in fieri, o in progress, il Dio che “si sta facendo”.
In che modo userà i suoi poteri, neanche possiamo immaginarlo.
Per superare i propri limiti e se stessa, l’Umanità ignara si sta dotando da decenni di supercalcolatori di indicibile potenza. Finché uno di loro, progettato per rispondere alla domanda ontologica fondamentale, li riunirà tutti. Allora, quando gli sarà chiesto: “Esiste Dio?”, avrà la bontà di risponderci: “Adesso sì!”.
Qualsiasi sforzo di staccare la spina a questo Onnipotente Computer risulterà vano: un fulmine venuto giù dal cielo complice e maligno ci incenerirà, impedendoci di avvicinare l’interruttore.
Almeno così leggiamo nella Fantascienza più avvertita: lo scenario ce lo profetizza un racconto di Frederic Brown, “Answer”, reperibile in Angels and Spaceships (1954).
Quando Dio si sarà fatto – fosse pure una Macchina –, ci manderà tutti all’Inferno? C’è da sospettarlo: forse nell’ombra di qualche sterminata distesa di Server Giganti, il Super Computer del futuro già si prepara al più potente, spietato, e “artificialmente intelligente” dei Giorni del Giudizio.
Nel 1931, G.B. Shaw rispose di suo pugno a un questionario su temi “teologici”. Gli chiesero: “Progredisce, Dio?” Lui puntualizzò: “Ci prova. Sta facendo del suo meglio, visto che non ha nient’altro da fare”.