Votato a esperimenti “estremi” di Spiritismo (come lui stesso li definì in una acrobatica lettera a Napoleone III) – gnostico sui generis, nonché fourierista forsennato –, Victor Hennequin fu l’autore di un libro folle pubblicato nel 1854, Religion, il cui scopo manifesto era fondare un Culto nuovo, – stavolta di carattere “stellare”. Presupposti e dottrine della nuova Fede gli erano stati rivelati grazie a una peculiarità anatomico-medianica che solo lui possedeva, almeno in modo così sproporzionatamente sviluppato. Hennequin si vantava d’essere dotato d’una “Tromba Aromala”, fissata a una “fessura” del suo occipite. Particolare anatomico-medianico che incantò l’enciclopedico Gustave Flaubert.
La tromba aromala, riferisce lo scrittore nel suo ineguagliabile Bouvard e Pécuchet, “è un lungo tubo dietro il cranio che sale dai capelli ai pianeti e ci permette di conversare con gli Spiriti di Saturno”. Infatti, aggiunge, “le cose che non si toccano non sono per questo meno reali, e dalla terra agli astri, dagli astri alla terra, c’è un andirivieni, una trasmissione, uno scambio continuo”.
Hennequin descrisse minutamente la Tromba Divina, grazie alla quale entrava in contatto con l’Anima della Terra e le altre Anime che orbitavano nel Cielo, e la disegnò, anche. Dalla testa del filosofo si drizzava, simile a un’antenna, un raggio fluido, “aromalo”, elettrico e magnetico – una colonna flessibile color rosso di 1537 metri d’altezza, e del diametro di una moneta di 5 franchi. Di lì transitavano gli “aromi” di provenienza siderale, ad ispirarlo. Attraverso quel budello intergalattico, il medium Victor poteva viaggiare tra le Stelle pur rimanendo con i piedi ben saldi e radicati sulla Terra.
Ho letto il libro di Hennequin: definirlo folle è un eufemismo. Come Salviamo il genere Umano (1853) anche questo testo gli fu suggerito dagli Spiriti, che talvolta interrogava tramite il suo cappello. Una voce prese a soffiargli nella Tromba non solo idee, ma periodi interi, e gli impose di scriverli. Lui attribuì quella dettatura all’Anima della Terra, cioè, a Dio.
Protagonisti assoluti della Religion, sono le anime degli Astri e dei Pianeti. Nella geografia del nostro, l’inesplorato Polo Nord è di sesso maschile (un cannone chilometrico, anche in stato di riposo) e getta spruzzi di fuoco verso le stelle; mentre il Polo Sud, mai calpestato, è femminile, e ha forma aperta, concava, di corona.
Certe anime che vivono sulla Terra sono destinate a divenire Sotto-Dii. Hennequin è una di queste (di solito, precisa, si diventa tali dopo aver condotto un’esistenza femminile di 7° livello nel mondo superiore). Da morto, gli spetta quindi solo il governo d’un piccolo satellite, nel nostro sistema solare. Pare dovrà contentarsi di Vesta.
In conseguenza del ciclo di Reincarnazioni, Victor assicura che di norma un Sous-Dieu vive “2064 anni, 24 volte la durata di 86 anni, assegnata alle nostre vite frammentarie”. Se si fa carriera, si diventa Iddii in 4816 anni; allora si presiede totalmente un corpo stellare o parte d’Universo. Fourier, l’utopista, è destinato a trasformarsi in Dio, raggiungendo lo status invidiabile del profeta Maometto, di Gesù, di Manou.
“L’imperatore Napoleone, ultimo tra i Sotto-Dii promossi, è transitato direttamente, dopo la morte, dal 1° al 7° livello, ma dovrà passare ancora 86 anni come donna, a partire dal 1821, prima di poter esercitare la sua nuova dignità”.
Noto, per inciso, che questi riscrittori paranoici dell’Universo (come, e lo vedremo il 14 di aprile, il “presidente” Schreber), sono sempre ossessionati dalla sessualità e mirano, praticamente tutti, a mutare sesso o a trasformarsi in puerpere.
Il famoso Feldmaresciallo prussiano Gebhard Leberecht von Blücher – massone, vincitore di Bonaparte a Waterloo –, a dar retta allo storico Regan “era afflitto dalla ricorrente fantasia di dover partorire un elefante, concepito con un soldato francese”.
Victor Antoine Hennequin profetizzò nella Religion che, prima di diventare satellite (o femminea Vesta) definitivamente, sarebbe deceduto a 53 anni, stroncato da morte fulminea, in una data precisa: il 12 giugno 1869. Purtroppo per lui, la pazzia galoppante accorciò i suoi giorni e disonorò la previsione.
Preda del parossismo con cui conduceva le sue sedute medianiche, fu ricoverato molto presto in manicomio, dove, secondo Erdan (La France Mystique), morì prematuramente il 10 dicembre 1854, poco dopo l’uscita del libro – e dove, secondo Éliphas Lévi, alternò, per qualche tempo, momenti di totale follia a brevi intervalli di lucidità.
Lévi, nella Storia della Magia, commisera il destino dell’autore della Religion, ma non può non rimanere impressionato dalla potenza di certe sue idee: come quella che il Dio Originario, smisurato, onnipotente, sia ancora istallato al centro dell’Universo e da lì governi dappertutto, come una immensa piovra (un “polype”) che espande i suoi tentacoli su ogni Individuo, Astro e Pianeta.
La Religione di Hennequin divenne a suo modo famosa, e se ne discusse – anche al di fuori dei circoli fourieriani e dei falansteri. Il testo potrebbe quindi venir considerato il diretto precursore della Cosmologia che 50 anni dopo compare nelle Memorie del Presidente Schreber, il cui caso fu studiato da Freud; ed è strano, ma mi sembra che il padre della Psicoanalisi non lo citi mai: come se su una malattia di mente influisse solo l’inconscio, che è uguale per tutti, e non la lettura dei libri, che è diversa per ognuno.
Purtroppo, il Tubo astrale che Hennequin vantava e che drizzava fieramente su dall’occipite, non è un peso, sia pure spirituale, sostenibile da tutti i medium.
Se poi il sensitivo fa parte della famiglia, il dramma è dietro l’angolo. La Religion narra senza reticenze questa domestica tragedia.
La moglie di Victor, Octavie, non si sa come ricevé nel 1848 un provvidenziale colpo sulla testa, che le produsse una ferita, “esattamente nel punto che serviva all’Anima della Terra per farle udire la sua voce”. Da quel momento si trasformò in una formidabile veggente, assai più ricettiva del marito, ma molto, molto più fragile.
Quando Hennequin applicò al cranio di Octavie alcuni segmenti della “Tromba Aromala”, la donna diventò soggetta a dolori lancinanti.
Anche se rimaneva chiusa in un’altra stanza, le bastava “presentire” che il marito si accingeva a interrogare cappello e table tournante per scrivere le sue opere visionarie, che subito si metteva a gridare a squarciagola. E non smetteva.
“L’Anima della terra la faceva correre” su e giù per la casa, “ricoperta di raggi e aromi”, senza requie. Da artista, sia pur sgomento, Victor ne disegnò le traiettorie:
Le sofferenze della signora Hennequin, abbinate a devastanti crisi nevrasteniche, divennero sempre più frequenti e acute e la condussero dritta in manicomio, ancora prima del marito.
È una storia che, da sola, meriterebbe un romanzo.
[in copertina: Il Sistema di Fourier, di Grandville]