Voliera, o “Uccelliera”:
I- La Beccaccia che sbaraglia l’Itterizia
Nell’antichità era famosa e indiscutibile la proprietà della beccaccia marina di guarire l’itterizia. Tale è la natura, – asserisce Plutarco, – “e tale il temperamento di questo animale che esso estrae e riceve in se stesso la malattia, che passa come una corrente attraverso lo sguardo”. Bastava che il paziente fissasse i suoi occhi giallo-dorati e il morbo, altrettanto giallo, veniva assorbito dal pennuto.
In generale, una superstizione di tal fatta non avrebbe titolo per figurare in questo sito né (prima) nella Fantaenciclopedia. Ma i farmacisti che mantenevano beccacce nei negozi, erano talmente convinti delle loro preziose proprietà di guaritrici, che, “quando avevano da vendere uno di questi uccelli, lo tenevano accuratamente coperto, perché un ammalato d’itterizia non lo guardasse e fosse curato gratis”.
In questo caso, è l’applicazione “logica” che si fa del principio erroneo, che lo rende degno di nota.
II- Alcatrace dell’Oceano Indiano
All’Alcatrace dell’Oceano Indiano – da non confondere con la Sula o il Pellicano americani –, è dedicato un fulminante articolo dell’Enciclopedia, a firma di un ispirato Diderot. Viene descritto come un “piccolo uccello che si cercherebbe invano nell’Oceano indiano al 12° grado di latitudine e sulle coste d’Arabia, dove Wicquefort dice che si trova”.
È forse il più infelice degli animali. Infatti dovrebbe trattarsi di “un uccello già conosciuto sotto altro nome”. Da questo punto di vista, l’Alcatrace esiste e non esiste al tempo stesso: perché quando c’è, è un altro animale.
III- Due specie ignote: l’Uccello Dorsista e l’Uccello che si risveglia sullo spiedo
Un uccello di cui non conosciamo il nome, ma che abita nella regione del Caspio, avrebbe per Eliano (La Natura degli Animali, XVII) caratteristiche davvero straordinarie: “esso, a quanto sento dire, vola supino. Con il collo verso il basso e le zampe verso l’alto, come se fosse appeso a queste. Emette un verso che somiglia a quello di un cagnolino”.
Di quest’altra specie di pennuto parla lo Pseudo Aristotele: “Dicono che in inverno nel Ponto vi siano alcuni uccelli nascosti in letargo nel loro nido, che non si accorgono di evacuare, né di essere spennati, né di essere conficcati sullo spiedo, ma solo di essere bruciati sul fuoco”.
IV- L’Uccello “Spia della Buoncostume”
Il Porphyrion, uccello d’origine cretese, era favoloso in tutto: si credeva nell’antichità e fino al medioevo che fosse dedito a un amore incontenibile per l’uomo: non per l’essere umano in generale, ma proprio per il sesso maschile. Solo se c’era un maschio in casa, il volatile prendeva lì fissa dimora. Ma come una spia, come un delatore.
Testimonia Polemone di Ilio, nel suo Commentario a Antigono e Adeo, che il Porphyrion, grande come un gallo e del colore della porpora, veniva allevato nelle case come guardiano della pudicizia delle donne sposate: e in questo compito era talmente scrupoloso, che se qualcuna tra loro “commetteva adulterio, l’uccello faceva in modo che il marito se ne accorgesse, perché poneva fine alla propria vita, impiccandosi”. Secondo un’altra tradizione, il Porphyrion si lasciava morire di fame oppure moriva sul colpo, appena vedeva una donna di facili costumi.
L’Uccello Porphyrion, pennuto meno amabile di quanto credevano gli Antichi, esiste veramente, ed è anche chiamato dai naturalisti – in primis da Buffon – “Pollo Sultano”. Il Levitico proibisce agli Ebrei di cibarsene.
V- I Volatili che a ben guardare sono Anime dei Morti
Si può legittimamente dubitare, se i Fantasmi rappresentino davvero i Morti, o non siano piuttosto illusioni, allucinazioni, che prendono il loro aspetto. Ma se assistiamo personalmente alla “fuoriuscita” di un’Anima dal corpo al momento della Morte, come negare poi a questo Spirito, finalmente libero, un diritto elementare alla permanenza, e persino un dovere d’Immortalità? L’Argomento, tutto a favore dell’Aldilà, non è dei più sottili, ma certo dei più “alati” per la Fantasia.
Quando morì Petrarca, «accorso a sollevarlo, il fedele discepolo Lombardo della Seta vide “come una nuvoletta in su salire” l’anima del maestro». Questa nubicciola non prese forma precisa.
Invece, defunta Scolastica, sua sorella, san Benedetto da Norcia vide la sua anima che “come colomba si levò in cielo, gradita per la sua purezza”. L’Anima delle sante Giulia e Teresa prese il volo sotto lo stesso aspetto.
Nella Vita di Santa Reparata si dice che molti “viddono visibilmente uscire una colomba bianchissima dalla sua bocca, e volare in Cielo”; e alla morte dell’abate Spes, “tutti gli frati, che erano presenti gli videro uscire una colomba dalla bocca, la quale incontanente aperto il tetto della Chiesa, vedendo tutti gli frati, passò al Cielo”. Spirando, “un Amato, vescovo antisiodorense”, sfiatò l’anima, anch’essa, in forma di colomba.
In Spagna, ai tempi delle persecuzioni dei cristiani, a ben due sante Elulalie vergini e martiri fu vista sfuggir l’anima dal corpo, come colomba battente l’ali.
Un testimone oculare osservò svolazzare via dalle fiamme del rogo di Giovanna d’Arco, nel momento stesso in cui la povera pulzella rese l’ultimo respiro, una colomba bianca. Era un inglese, che odiando l’eroina, s’era avvicinato alle braci per attizzarle, gettandovi sopra ancora un fascio di sterpi.
Alberto Savinio riporta nella Nuova Enciclopedia, che “in un chiaro mattino d’inverno, un soldato che stava di sentinella sul ponte di Koenigsberga, vide salire in cielo, e in forma di colomba pare, l’anima, nientemeno! di Emanuele Kant”.
Come si vede, la santità dei costumi, in vita, dei protagonisti – o le traveggole dei testimoni – spesso tramutano queste Ascensioni di nuvolette eteree, in piccionaie.
Sortite pericolose durante le stagioni della caccia.