IV- Testamenti esilaranti
Nelle sue Curiosités Judiciaires il Waree parla d’un testamento celebre ai suoi tempi.
Un’anziana e ricca gentildonna francese s’era indignata, perché aveva constatato che, alle veglie funebri e ai funerali, i rappresentanti ufficiali della Chiesa – ai quali era costume (se non obbligo) lasciare una parte d’eredità –, non avevano mai l’aria troppo contrita. Anzi, tutt’altro.
Di conseguenza lasciò scritto nelle sue ultime volontà, “che se uno o più ecclesiastici avessero riso durante le sue esequie, ella non consentiva che fosse loro pagata la somma stabilita nel testamento; e che anche la loro parte fosse distribuita a quelli tra loro che non si mettevano a ridere”.
Quando l’anziana dama morì, prima che si snodasse il corteo funebre, il fratello – che era l’erede principale delle sue sostanze – ebbe la prontezza di leggere ai sacerdoti presenti le disposizioni finali della defunta. Lungi dal favorire un contegno più appropriato alla circostanza, il testamento fu accolto da uno scoppio di risate sguaiate e generalizzate, tanto che non ci fu un solo prete, tra quelli che accompagnavano la salma, che non si sganasciasse.
Il fratello allora, appellandosi alla volontà della morta, si rifiutò di pagare alla Chiesa la quota di eredità che le spettava. Fu per questo denunciato e trascinato in Tribunale.
La Corte diede ragione al clero, riconoscendo la tesi dell’accusa: che i sacerdoti avevano sì sghignazzato, ma certo non per mancare di rispetto alla defunta; e che piuttosto il responsabile di quell’oltraggio era proprio il fratello della gentildonna, il quale – presagendo che così avrebbe risparmiato sull’elargizione – aveva messo nella lettura del testamento uno “zelo ipocrita” che era risultato buffissimo.
Insomma, aveva fatto il giullare, per guadagnarci sopra.
V- Epidemie di Buffonaggine
Riporta il Garzoni, protoenciclopedista, che nell’antichità ci fu un Popolo intero di clown, e di loro parla Teofrasto: i Tirinzi, “i quali, nascendo buffoni per la vita, fecero una volta ricorso universale all’Oracolo di Delfo per sapere se potevano essere liberati da questa sorte di pazzia, a’ quali rispose l’Oracolo di sì, se gli bastava l’animo di sacrificare un toro a Nettuno Dio del mare, senza ridere; la qual cosa non potendo esseguire, rimasero in quel grado di buffoneria, che erano prima”.
Secondo Efippo, i Tirinzi alimentavano le loro inclinazione congenita alle pagliacciate, ubriacandosi pure senza sosta, dalla mattina alla sera.
VI- “Visitare i Buontemponi”
Una smodata propensione per il riso e per il motto di spirito, come si sa, può essere anche indotta attraverso farmaci e stupefacenti. In questo caso, ci sono medicine che funzionano come “una specie di strana macchina del tempo”. Tale è per esempio l’L-dopa, che fu sperimentata dal neurologo Oliver Sacks sui suoi pazienti, tra cui quelli, dormienti, che riportò in vita dopo quaranta anni. Da questa esperienza trasse un libro accattivante ma a suo modo anche spaventoso: Risvegli.
Un’altra delle sue ricoverate, affetta da parkinsonismo postencefalico da cinquant’anni, appena fu sottoposta a questo trattamento farmacologico sembrò guarire. Tuttavia, la guarigione, esattamente come nel caso dei dormienti, fu accompagnata da uno sproporzionato “aumento di libido”. La signora, una settantenne che tra l’altro aveva passato gli ultimi cinque lustri preda di una “trance” continua, improvvisamente arzilla chiese e ottenne un registratore e “registrò un’infinità di canzoni spinte e filastrocche ‘sporche’, tutte provenienti da cose udite alle feste, lette sui giornaletti ‘sconci’ o sentite nei locali notturni e nelle riviste musicali della fine degli Anni Venti”. Appena le dosi di L- dopa diminuirono, la paziente dimenticò di colpo tutti quei ricordi divertenti.
Nel meraviglioso L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Sacks racconta anche che molti dei suoi pazienti venivano affidati alle sue cure solo o soprattutto perché manifestavano improvvise doti di umorismo, o improvvisavano giochi di parole e battute di spirito a raffica, cosa che, pure giunti a un’età ragguardevole, prima non avevano mai fatto. Questi degenti si sentono in salute, ridono, si divertono. Qualcuno chiede: “Che mi succede? Mi sento troppo bene”. Quasi sempre, le diagnosi del dottor Sacks non lasciano loro scampo. Una allegra novantenne, risulta affetta da sifilide, risvegliatasi in lei dopo settant’anni dalle prime cure, che parevano averla guarita definitivamente [La malattia di Cupido]. Un’altra giovialona, pungente, serena, superficiale, ha un tumore maligno annidato nel cervello [Sì, padre sorella]. Quello che sembra stare meglio, denuncia i sintomi della micidiale sindrome di Tourette [Ray dai mille tic].
Riassumendo: dal punto di vista neurologico, l’Umorismo va considerato in genere come una Malattia. E persino il “sentirsi troppo bene” schiude le porte del Manicomio.
VII- Identikit della Risata
Tra le Mantiche più diffuse per divinare il Futuro, un posto di rilievo ha sempre ricoperto la “Geloscopia”, o esame della risata.
Il grande scrittore “fantastico” Charles Nodier fu, per parte sua, l’inventore della “Cleomanzia” (Chleumancie): un infallibile metodo pratico, che sfiora le certezze della Scienza, per desumere il carattere di chi ride dalla “vocalizzazione della risata”. Secondo lo scrittore, chi ha indole melanconica ride così: “hi hi hi”. I collerici ridono in “he he he”; “ha ha ha”, benché non sembri, è la risata dei flemmatici; i sanguigni si sganasciano con un bello scroscio di “ho ho ho”.
Forse il timbro e la vocalizzazione della risata non dipendono però tanto dal carattere di chi scoppia a ridere, quanto dalla gradazione dell’effetto comico a cui si assiste, o dalla “dimensione” delle freddure che si ascoltano. Totò, grande maschera del “varietà” italiano del secolo ventesimo, ad esempio si vantava di far ridere il suo pubblico, tanto padroneggiava la propria comicità, persino con una batteria interlocutoria di “hu, hu, hu”. Credo sia l’effetto che si ottiene con un “doppio senso” che va a colpire un costume, o un personaggio, di cui non si può ridere apertamente.
CONTINUA
[La puntata precedente sul “Comico e il Riso” è stata pubblicata il 7 maggio 2023, Giornata mondiale della Risata]