“L’amour, aussi-bien que le feu, ne peut subsister sans un mouvement continuel”: “L’Amore, altrettanto che il Fuoco, non può sussistere senza un movimento continuo”, recita l’Enciclopedia degli Illuministi, e non si capisce se si tratti di una – rara – concessione al sentimentalismo o, al contrario, al Libertinismo. C’è un rapporto segreto, diretto, incandescente, tra l’Amore e il Fuoco. Fiaccola, fiamma, d’amore: è metafora ricorrente.
Le vere feste dell’amore sono in Europa quelle del solstizio d’estate (quest’anno è caduto il 20 giugno): ne scaturiscono immagini poetiche, fantastiche, splendide: “la grande festa di mezz’estate”, racconta James Frazer ne Il Ramo d’Oro, “è stata soprattutto una festa dell’amore e del fuoco. Uno dei suoi caratteri principali è la scelta degli innamorati che saltano sopra i fuochi tenendosi per mano e si tirano dei fiori attraverso le fiamme”.
La festa più vicina alla data del solstizio, per noi, è quella di san Giovanni Battista.
I fuochi della notte di San Giovanni, pirotecnici e non, sono il senso stesso della celebrazione.
È strano che questo santo che la devozione ha favorito persino nei riguardi dell’altro san Giovanni, l’Evangelista, e che è legato all’Acqua del Battesimo, sia considerato tra i cattolici il Santo dei Fuochi. Meno strano risulta l’accostamento se si pensa che, in origine e in molti luoghi d’Europa, il solstizio veniva celebrato con una festa in onore d’una dea pagana che culminava con l’accensione di un enorme falò.
[in copertina: San Giovanni Battista, di Leonardo]