Hitchcock ci introduce in quella che a torto è stata chiamata una dimensione “onirica”, di “sogno”. Ma i suoi sogni sono “Day Dreams”, e ci tenne a correggere Truffaut,su questo punto. Sogni a occhi aperti, fantasticherie intorno a argomenti precisi, con un fine preciso e con una fine (narrativa) precisa.
Vertigo (La Donna che visse due volte, 1958) è un grande esempio di film che si appropria dei sogni, per risognarli a occhi aperti. I sogni vengono ricostruiti senza complicità o condiscendenza, ma con lo scopo di dettare alla loro “forma” nuove regole. Regole che non appartengono ai sogni stessi. È questo il segreto del Cinema: che attraverso il cinema i nostri sogni hanno imparato a “sognarsi” e a “narrarsi” in un modo diverso. Cioè: come “film”. E questo successo non è stato ottenuto da film eccelsi che vertevano sui segreti dei sogni o dell’inconscio, ma persino da film mediocri e di “genere” che hanno assorbito la lezione di Hitchcock e di pochissimi altri.
Il “sonnambulismo” obbligato dello spettatore, di cui parla Zolla, non è altro che l’abdicare della mente alle sue pretese di “dominare” la Realtà, è un trasferirsi – attraverso il sogno a occhi aperti che è il Cinema – nell’anticamera dei sogni veri e propri, quelli che ci attendono la notte, e che sogneremo magari dopo decine di anni, quando anche la più misera memoria del nostro “sogno a occhi aperti” di allora, davanti a questo o a quel film, sarà svanita del tutto.