Gli “Esibizionisti in effigie” – disegnatori, schizzatori, mimatori –, gli istoriatori di membri eretti nei gabinetti del metrò, gli incolti che in segno di spregio, a pugno chiuso, tirano su il dito medio turgido e beffardo, non sanno neppure quanto sia antico il loro gesto, e ignorano pure uno dei suoi significati primari.
Mostrare ciò che offende il Pudore ha un risvolto sacrale.
L’osceno, lo scurrile, traggono origine dall’angoscia magica che abbiamo provato nei secoli più oscuri, il terrore che gli influssi maligni ci possano distruggere. Simulacri di Falli e gestacci sono nati per deviare lontano da noi l’attenzione di chi ci vuol nuocere.
Il lazzo plebeo, e la risata grassoccia che accompagna l’Oscenità, non ne sono la causa, ma gli effetti liberatori, perché il Male è stato sospeso e allontanato. Questo è lo scopo per cui le feste più sentite (quelle sacre, quelle di matrimonio) finiscono ancora oggi in un tripudio popolare di doppi sensi inverecondi e versi fescennini. Si giungeva nei banchetti a eccessi tali, che “per paura degli stornelli nuziali”, riferisce lo storico Delumeau, “certuni preferivano vivere in concubinaggio piuttosto che sposarsi”.
Per difendersi dal malocchio, uomini e donne hanno ostentato in tutti i tempi immagini priapesche.
Lo studioso Valletta, narra, in una breve storia degli Amuleti: «finalmente soleasi portar sospesa qualche cosa turpe, perché essa credeasi poter, destando il riso, distogliere e rimuovere gli occhi di chi avesse per avventura guardato. Tal era il corno caprino, il corallo rosso, e principalmente l’imagine della viril parte; cui perciò fu dato il nome di fascino (Fascino è pure il soprannome di Priapo); ed a cui poi succedette il dito di mezzo, contratti i due diti vicini. Marziale (Epigrammi, 28, libro II,28,2): “… Et digitum porrigito medium“, ovvero messo il dito grosso frall’indice, e il medio, facendosi le fiche».
Va pure precisato che le donne del popolo, in Occidente, indulgevano come scaramanzia anche a gesti più consoni alla loro femminilità: ad esempio, per scacciare il diavolo e le altre invisibili “forze del male”, esse usavano nei tempi antichi esibire il loro sesso scoperto. Di questo costume parla anche Rabelais nel capitolo XLVII del Pantagruel.
In termini simbolici, qualsiasi apertura è un occhio.
E qualsiasi occhio può “guardarti male” generando il malocchio. Come le “corna” sono divaricate e fatte per accecare chi ci guarda di sbieco, così l’amuleto a forma fallica è il migliore “otturatore” di fessura, o occhio, che dir si voglia – di cui si può disporre. Sono interpreti devianti quelli che invece derivano il potere di Priapo contro il malocchio dalla circostanza – tutta da spiegare – che il membro eretto farebbe ridere. Ma chi?
[in copertina: Due bambine spiano attraverso una tenda, di Jean-Honoré Fragonard]