L’abitazione della Vergine Maria, nel 1291, doveva essere distrutta dal Sultano, che aveva appena riconquistato la Palestina: ma, per miracolo, cominciò a volare. Il 10 maggio di quell’anno, “spiccata netta da fondamenti, fu per divino commando, e ministerio d’Angeli da Nazarette trasferita in Istria di Dalmazia, e fermata in alto poggio presso la Città di Fiume a Terfatto”.
Dopo circa tre anni e mezzo di relativa quiete, sempre operando miracoli e grazie per i fedeli che accorrevano in Schiavonia a frotte, la Santa Casa, senza preavviso, prese di nuovo il volo. Atterrò sull’opposta sponda adriatica, tra il 9 e il 10 dicembre del 1294, verso mezzanotte.
Arrivò luminosa come una cometa nella selva di Recanati, dove, dice un cronista trecentesco, “per molto tempo se le inchinarono gl’Alberi”. Il sito dove si pose, apparteneva a donna Laureta, una devota e nobile recanatese (da cui Loreto prese il nome), e anche lì operò prodigi ineguagliabili. Ma troppa folla di malfattori attirò, sicché, divenuta “spelonca de’ ladroni”, fu di nuovo trasferita in volo – appena otto mesi dopo il suo arrivo e sempre “per mano d’Angeli” –, un miglio avanti, “sopra di un colle di proprietà di due fratelli recanatesi”. Questi però, avidissimi, cominciarono a disputarsi la partizione delle offerte, così che, vennero “parimenti in discordia, & all’armi per ingordigia dell’oro: crescendo i doni, e più le Gratie dell’accorrente popolo, hora più attonito a venerar la Santa Casa al Colle, che poco dianzi era alla Selva.
Et ecco intanto dal contrasto fraterno già nuovo prodigio, e rinovato miracolo; che dal Colle dopo il quarto mese la Santa Casa n’andò via lungi un tiro d’arco à fermar nella via pubblica verso Mare (solo dominio del Vicario di Christo in Terra dentro lo stato ecclesiastico)”.
Raggiunse così l’agognato Demanio: con un piccolo sussulto, un singulto a mezz’aria, niente d’eclatante rispetto ai voli precedenti, appena una parabola di freccia. Laggiù ancora si trova, dopo quattro balzi, incastonata nella basilica locale.
Storici di Loreto e dell’Aviazione computano, che la Santa Casa, traslocata dall’Angelo per via aerea, percorse in volo un tratto complessivo “di 2030 miglia da Palestina in Istria, e poi in Italia”; e ciò in brevissimo spazio di tempo: gli Angeli infatti, avverte C. Silvio Serragli (La vera relatione della Santa Casa di Loreto, 1672), si muovono a velocità superiore di quella della Luce, e come la Luce, sempre in linea retta.
Si dovette attendere la Riforma, per trovare qualche calvinista “eretico” (come Pietro Vergerico e Illirico Centurioni) che dubitasse del miracolo.
La Santa Magione di Maria – sacro luogo dove la Vergine fu fecondata dall’Annunciazione e dove il Cristo crebbe – era ben conosciuta nell’antichità e nel Medioevo. Sant’Elena, madre di Costantino, vi aveva costruito una chiesa intorno. Quindi non si potevano ingannare i pellegrini che si affacciavano a Terfatto dopo averla frequentata in Terra Santa. Né si potevano frodare i devoti che per tre anni e passa si erano recati in Schiavonia (Slovenia) a riverire l’edificio, se gli stessi avessero desiderato visitarlo di nuovo a Loreto.
Per evitare, poi, che si dicesse che la Casa era stata smantellata da una costa dell’Adriatico, e ricostruita sull’altro lato, c’erano le prove che si era posata in più punti, prima di scegliere quello definitivo: sarebbe stato assurdo, oltre che pericoloso, abbatterla e riedificarla in così poco tempo in tre luoghi differenti.
La Leggenda stava, insomma, saldamente a guardia del prodigio, proteggendolo da ogni forma d’incredulità.