I Consegnatari degli Insetti
I- C’è stato un tempo nel quale al popolo di Dio – religiosi, uomini e donne, e santi di ogni confessione – pareva naturale non calpestare, non sopprimere, non affumigare, non disturbare, in una parola: pareva loro naturale rispettare ogni insetto, anche il più piccolo. Non solo le api, che hanno una qualche utilità per le nostre mense, ma anche le pulci, le mosche, le zanzare, le formiche, e persino le locuste distruttrici.
Gli episodi che riguardano la vita di Macario di Alessandria, monaco eremita, sono costellati di questo genere di ossequi.
“Nel 335, Macario, mentre pregava, uccise per sbaglio una pulce. Per questo delitto si punì con nove anni di deserto”.
In un’altra occasione, il monaco offrì, per penitenza, il proprio corpo alle zanzare. Racconta Palladio ne La Storia Lausiaca che “mentre di mattina presto stava seduto nella cella, una zanzara gli si posò sul piede e lo punse: ed egli sentì dolore e con la mano la scacciò, dopo che s’era saziata del suo sangue. Allora, essendosi riconosciuto colpevole di un atto di vendetta, condannò se stesso a restare nella palude di Scete (che si trova nel grande deserto), immobile e nudo là dove le zanzare sono simili a vespe e feriscono anche la pelle dei cinghiali. Così il suo corpo diventò tutta una ferita e mise fuori tanti gonfiori che alcuni pensarono si fosse ammalato di elefantiasi. Quando ritornò, dopo sei mesi, nella sua cella, solo dalla sua voce si riconobbe che egli era Macario”.
II- I fedeli del Profeta Maometto si distinguono tra tutti gli altri credenti per la deferenza che riservano agli Insetti. Nel libro sacro il Corano compare, è bene ricordarlo, una “Sura della Formica” (XXVII).
«Abu Hurayrah – sia soddisfatto Iddio di lui – raccontò di aver sentito l’Inviato di Dio – Iddio lo benedica e gli dia eterna salute – dire: Una formica pizzicò una volta un profeta, e questi diede ordine di bruciare la città delle formiche. Ma Iddio gli rivelò: “per essere stato pizzicato da una formica, hai fatto bruciare un popolo che cantava le lodi di Dio”».
Nel Poema Celeste, redatto dal mistico persiano ‘Attār, si trova questo resoconto veritiero:
‘Alì Haydar camminava a mezzogiorno nella canicola soffocante e, senza avvedersene, calpestò una formica in mezzo alla strada. Il fervido musulmano ne ebbe paura, e pianse, mentre cercava inutilmente di ridarle la vita e rimetterla in movimento. Durante la notte, immancabilmente, gli comparve nel sonno Muhammad – Iddio gli conceda eterna salute –, che lo rimproverò dicendo: O ‘Alì, “per due giorni di seguito, a causa di una formica, i cieli sono stati pieni del biasimo a te destinato. Non sei conscio del tuo modo di procedere se molesti una formica sulla strada, una formica come questa, intenta solo a glorificare Iddio!”.
Poiché oramai Haydar temeva il peggio per la sua anima immortale, il Profeta lo rincuorò: «“Sii magnanimo e non temere – gli rivelò – perché proprio quella formica sarà il tuo intercessore presso Dio” nel giorno in cui verrai giudicato. E dirà: “O Signore, non è mio intento accusare Haydar. Se è stato mio nemico, ora non lo è più”.
Il Musulmano è obbligato al pellegrinaggio alla Mecca (è uno dei cinque pilastri del suo Credo), ma deve – dopo aver compiuto l’Ifadah, o “corsa vertiginosa” – entrare nel recinto della Ka’bah in stato di “ihram”, e con l’abito degno della visita: due pezzi sovrapposti di stoffa bianca, senza cuciture. In questa condizione di completa purità legale il fedele dovrà stare bene attento a non uccidere nessun Insetto, neanche il più piccolo, pena l’ammenda o l’espiazione. Nel caso, mentre bivacca, sia assalito da un’invasione di cavallette, non gli è consentito salvarsi uccidendole. Anche se ne elimina qualcuna in modo del tutto preterintenzionale, – avverte l’arabista Sergio Noja – è tenuto a scontare una penitenza o a devolvere un’Elemosina riparatoria: egli ne dovrà ripagare “il valore in cibo, determinato per giudizio (senza richiedersi, secondo i più, una sentenza) degl’intendenti per più di dieci locuste, mentre per una locusta o più, fino a dieci, uccise, dovrà un pugno pieno di cibo ai poveri (se vuole fare ammenda col digiuno, digiunerà un giorno). Il fedele deve la suddetta ammenda anche se ha ucciso le locuste rivoltandosi nel sonno, come dovrà pure un pugno di cibo per vermi, formiche e simili animaletti uccisi”. Per ognuna di queste specie, si distinguono tre diverse ammende: a seconda che abbia soppresso – volontariamente o no – pidocchi, locuste, o vermi e simili. Per gli altri animali che non siano insetti, le proibizioni, come le riparazioni, variano. In stato di “ihram” il pellegrino ad esempio non può, per nessuna ragione, ammazzare la lucertola wazag. Ma al-Buhari, ha raccolto una diretta testimonianza del Profeta, secondo il quale “sono cinque gli animali che non fanno commettere peccato a chi si trova in stato di ihram se questi li uccide”: tra questi c’è un solo insetto, lo scorpione.
A muovere i santi dell’Islam, non è la prospettiva d’un Premio Celeste, ma, molto spesso, il puro Amore Creaturale. Abu Yazid al-Bistami “tornò indietro da un lungo viaggio perché, in un pacchetto di semi di cardamomo, che aveva portato con sé, aveva trovato delle formiche. Era urgente riportarle al loro formicaio, e così fece” [Vite e Detti dei Santi Musulmani].
III- Un santo ebreo, l’asceta Sische, per penitenza «volle dare il suo corpo in pasto alle formiche. Si coricò dunque in un formicaio. Ma gli insetti famelici non sfiorarono nemmeno il suo santo corpo. “Signore del mondo!” si lamentò Sische. “Che cosa spregevole sono io! Nemmeno le formiche mi vogliono!”» [in Langer, Le Nove Porte].
Ciò dimostra che gli insetti possono essere ancora più misericordiosi (o, nel caso, più schifiltosi) degli umani.