Riferisce Karl Kraus che nel 1934, ai tempi in cui scriveva La terza notte di Valpurga, i cittadini di Oberammergau erano travagliati da “un conflitto tragico tra turismo e buoni sentimenti”.
La cittadina aveva raggiunto una universale rinomanza per la rappresentazione della Passione in costumi storici (Passionsspiele), che si teneva per le sue vie nell’epoca più appropriata. Tuttavia, essendo nel frattempo divenuti fedelissimi del nazionalsocialismo, gli “affittacamere” del luogo, soliti a impersonare gli Apostoli, erano “preda di scrupoli di coscienza dovendo rappresentare in scena personaggi ebrei”.
Dopo incidenti e equivoci drammatici con i loro stessi camerati del nord – che pare li avessero scambiati, durante le prove, per ebrei autentici – il consiglio cittadino propose di eliminare la recita pasquale sostituendola con “la vita di Hitler”. Anche questo espediente fu rispettosamente scartato, ma non per motivi strettamente religiosi: si opinò che sarebbero venuti a mancare, per la prima volta, i turisti stranieri.
Alla fine intervenne lo stesso Ministro della Propaganda, con questa soluzione: «mantenere la rappresentazione nelle forme tradizionali, rinnovandola solo con l’inno di Horst Wessel cantato più volte. Riguardo agli attori è stato ordinato che “il Cristo doveva essere solo un uomo biondo con gli occhi azzurri, con la croce uncinata sulla veste e che gli apostoli a lui fedeli dovevano essere di tipo ariano-germanico, mentre Giuda doveva essere del tipo spiccatamente ebreo».
L’antisemitismo medievale si era già spinto al punto di cambiare l’iscrizione della Croce, perché non fosse nominata su di essa, e neppure allusa, la parola Giudei: di conseguenza il Cristo “Rex Judeorum” diventò, sulla Croce di Bury St. Edmunds, “Gesù Nazareno, Re dei Confessori“.
Nella Terza Notte di Valpurga, Karl Kraus enumera anche una serie di assurde proibizioni emanate dalle autorità naziste. Particolarmente sorprendente, “soprattutto per gli ebrei stranieri che non ne sanno nulla”, fu il divieto agli Israeliti di fare il bagno: “con la motivazione che l’acqua a volte emana odore di aglio”, non appena sono emersi dalla vasca.
Un’ordinanza del Tribunale rigettò la denuncia d’un commerciante ebreo derubato: la sentenza lo redarguì: essendo giudeo, doveva prevedere i rischi che la sua impresa, vera provocazione per gli ariani, comportava.
Da aneddoti storici come questi si evince che l’idiozia umana costituisce sempre il primo passo e il viatico verso una inenarrabile tragedia, e quindi non va mai sottovalutata.
È colposa o dolosa, mai innocente. Bisogna perciò vigilare; anche con la valigia pronta, in casi estremi.
Su YouTube è rintracciabile questo breve documentario della “British Pathé” sulla storia del “Passionsspiele di Oberammergau” fino al fatidico 1934. Gli abitanti di questa cittadina della Baviera decisero di rappresentare gli eventi della Settimana Santa nel 1634, in segno di riconoscenza per l’intervento divino, che aveva posto fine a una terribile epidemia di peste. Da allora, più o meno ogni dieci anni (guerre permettendo) a Oberammergau si è ripetuta questa tradizione. I cittadini, nel 1815, costruirono per il “Passionsspiele” un gigantesco Teatro in legno, che nel 1930 fu riedificato seguendo la moda dei Teatri di Posa cinematografici dell’UFA. Costumi e suppellettili sono opera dei locali, che da secoli si spartiscono tra loro i ruoli dei principali personaggi evangelici, realizzando monumentali “tableaux vivants” intrisi di sacrale guitteria.