I- Ci ragguaglia monsignor J.-B. Bouvier (1783-1854) nella sua Dissertazione sul Sesto Comandamento: “Esistono sei tipi di Lussuria: fornicazione, stupro, ratto, adulterio, incesto e sacrilegio”. Cosa possa essere, riprodotto in termini sessuali, il “Sacrilegio”, è più facile immaginarlo, che praticarlo.
Il sacerdote francese indica tra le cause della Lussuria anche “la mollezza o il calore del letto”.
La colpa di questo peccato così mortale, ma così diffuso, sarebbe dunque del lussuoso mobilio moderno. Difficilmente il fachiro s’accoppia sul suo letto di chiodi.
L’arringa contro il rammollimento dei costumi è il chiodo fisso dei moralisti. Tra le cause degli eccessi viziosi della Concupiscenza, Louyer e Villermay, autori di un cospicuo Dictionnaire des Sciences Medicales, annoveravano: “la cultura troppo assidua dell’Arte, il disegno delle forme maschili, lo studio della musica dolce e melodiosa, la frequentazione abituale o troppo frequente del Museo”.
La loro autorevole opinione finì ovviamente nello Sciocchezzaio, che il grande Flaubert accluse al suo Bouvard e Pécuchet.
In effetti l’esperienza di vita di John Ruskin, e il trauma che ricevette durante la Prima Notte di Nozze, starebbero proprio a dimostrare il contrario. Ruskin – pittore, poeta, critico d’Arte, fondatore del gusto estetico vittoriano e edoardiano –, era un assiduo frequentatore di Musei, e ammirava la statuaria degli antichi. In modo, si vedrà, persino esagerato. In più, gli riscaldò il letto, la sera del matrimonio, una sposa ardente e palpitante: miss Effie Grey. Cosa accadde tra loro quella notte, da quasi due secoli è di dominio pubblico: al punto che alla loro intima vicenda sono stati dedicati saggi, libri, e addirittura film.
II- L’Amore, si dice, è cieco e troppo incline all’Immaginazione. Perciò Platone nelle sue Leggi stabilì saggiamente che, prima di decidere se un matrimonio è opportuno, bisogna che i giovani interessati, e le giovani promesse, prendano parte a “danze corali” durante le quali « guardino, e si lascino guardare nudi fin dove permette a ciascuno un giusto pudore, in limiti ragionevoli e fornendo l’età verosimili scuse. I magistrati dei “cori” si incaricheranno di curare e regolare tutto ciò e diverranno legislatori insieme ai custodi delle leggi ».
Anche il filosofo, poi decapitato, Tommaso Moro, “voleva che i fidanzati si vedessero tutti nudi prima di sposarsi”. In tale proposta – un’Utopia amorosa che stuzzicò la fantasia del Marchese de Sade –, c’è una sicura reminiscenza di Platone.
Commenta Montaigne: “Davvero è un fatto degno di considerazione anche che i maestri del mestiere ordinino come rimedio alle passioni amorose la vista intera e libera del corpo che si desidera; che, per raffreddare l’amore, basti veder liberamente quello che si ama”. Ciò che appunto suggerisce la lettura di questi versi di Ovidio: “Qualcuno, avendo visto scoperte le parti segrete del corpo amato (obscænas partes), sente spegnersi la passione in mezzo ai più ardenti trasporti”.
Proprio il medesimo effetto ebbero – pare – le parti ricciute dell’innamorata moglie dell’esteta John Ruskin: le quali essendo così dissimili dalla “levigata bellezza” delle statue greco-romane, estinsero definitivamente ogni desiderio, in lui, maritale.
In una lettera indirizzata ai genitori, l’illibata moglie di Ruskin, Effie Gray, scrisse: “Ha addotto vari motivi, odio verso i bambini, motivi religiosi, desiderio di preservare la mia bellezza, e, finalmente, quest’ultimo anno mi ha detto la sua vera ragione… che aveva immaginato che le donne fossero molto diverse da quello che vedeva in me, e che il motivo per cui non mi fece sua moglie fu perché era disgustato dalla mia persona la prima sera del 10 aprile”.
Benché Ruskin non lo abbia mai ammesso esplicitamente (egli parla solo di “certe circostanze” che contraddicevano in Effie la levigata bellezza del viso), la sua biografa Mary Lutyens suppose che a raggelare la passione dello storico dell’arte sia stata la vista del pelo pubico della moglie. Questa suggestione è legata a molti pregiudizi che riguardano la Victorian Age, e ha avuto più successo di ogni altra interpretazione, anche se adesso, in generale, viene ritenuta discutibile.
[in copertina: Pygmalione e Galatea, di Jean-Léon Gérôme]