II- Il ricorso estatico al Rasoio
Innumerevoli uomini e donne, da che mondo è mondo, provano disdoro per cospicui e significativi appezzamenti del loro corpo – che appunto “vergogne” o “pudende”, chiamano. Eppure pochissimi, tra loro, se ne liberano. Tra i laici, ci si suicida più facilmente, di quanto non ci si castri.
Le ablazioni degli attributi sessuali maschili hanno invece goduto di specialissima fortuna, fama e successo, tra i nostri antenati più inclini al fanatismo religioso.
“Secondo le testimonianze”, attesta Canetti, “alcuni culti praticati con eccezionale intensità portano all’evirazione”. Quasi fosse una “naturale” conseguenza.
Nelle onoranze a Cibele, “ci si trafiggeva danzando in transe fino a castrarsi”. Era un frenetico crescendo.
In una sola occasione, i sacerdoti della Grande Madre, in un accesso delirante per onorare la loro dea si liberarono, a migliaia, tutti, dei loro genitali. “Diecimila evirati di tal genere servivano in un celebre santuario a Comana sul Ponto”.
James Frazer scrive che i sacerdoti di Attis “si castravano regolarmente entrando al servizio della dea”. Come un pedaggio, una tassa d’arruolamento. I novizi “sacrificavano la loro virilità” in questo modo: “si davano in preda alla più sfrenata eccitazione e lanciavano i pezzi tagliati del loro corpo verso la statua della crudele dea”.
A Ierapoli, in Siria, al principio della primavera si svolgeva una grande celebrazione, officiata dai castrati sacerdoti della dea Astarte. Era quella un’occasione propizia e spesso imprevedibile, per chi era ancora nel pieno vigore della sua mascolinità, d’entrare a far parte del circolo ristretto di questi celebranti.
Al suono ossessivo di tamburi e flauti, i preti eunuchi, pare, infierivano con le lame sulle cicatrici della loro stessa mutilazione, versando sangue copioso: e allora gli altri, i devoti anonimi e curiosi che erano sopraggiunti a far da pubblico, improvvisamente contagiati dal parossismo collettivo, si amputavano i genitali, a coltellate.
Frazer testimonia tutto il suo stupore, ribadendo, che molti dei convenuti “facevano quello che non avrebbero mai creduto possibile venendo alla festa come semplici spettatori. Uno dopo l’altro, mentre le arterie pulsavano al ritmo della musica e gli occhi erano affascinati dalla vista del sangue versato, gli uomini si spogliavano, si avanzavano gridando e, afferrata una delle spade che erano pronte per quello scopo, si castravano seduta stante. Poi correvano per la città, tenendo in mano i pezzi insanguinati e li gettavano in una delle case davanti a cui passavano nella loro folle corsa. Le famiglie, le cui dimore erano state così onorate, dovevano fornir loro un abito e degli ornamenti femminili che essi portavano per il resto della loro vita”.
Luciano dice d’aver assistito a uno di questi riti sanguinari dedicato alla Dea Syria, e Catullo ha narrato lo strazio di questi eunuchi improvvisati, stravolti dalla musica e dal fanatismo, in una celebre poesia.
III- Tanto più l’uomo sottomette la natura, dentro e fuori di sé, quanto più la ignora, o la mutila.
È una necessità intrinseca che induce, osserva Zolla, il mistico a castrarsi. Emanare sperma è il contrario dell’estasi.
“Colui che conserva (o riacquista) il proprio seme nel proprio corpo, che temerà dalla morte?”, sostiene già un Upanishad.
Il mistico perciò “trattiene il seme”, e trattenendolo, lo “sacrifica”. Il gesto fatale di Leonzio, in questo contesto, non ha nulla di enigmatico: “per conservare senza pericolo Eustolia, il vescovo Leonzio si evirò preferendo il suo amore alla sua virilità”.
Anche la vita di Origene fu contrassegnata da perfetto ascetismo. Insofferente al pungolo della carne, eliminò il fastidio alla radice, evirandosi. Gli fu da guida e consigliere in questa scelta, sicuramente, quel passo dei Vangeli in cui si dice che, per entrare nel regno dei Cieli, bisogna diventare eunuchi.
Dobbiamo infatti a Gesù – Matteo, 19, 12 – una prima catalogazione, tripartita, della classe, o casta, degli Evirati: “vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli (“et sunt eunuchi, qui se ipsos castraverunt propter regnum coelorum”).
Edward Gibbon, emulo per una volta di Voltaire, accusò Origene d’essere in contraddizione: “usando egli in generale interpretare allegoricamente la Scrittura, sembra una disgrazia che in questo solo caso dovesse adottare il senso letterale”.
Il responso evangelico è comunque difficile e controverso, perché lo stesso Gesù, dopo averlo dato, cripticamente aggiunge: “Qui potest capere capiat”: Chi può capire, capisca. Così qualcuno tra i cristiani poté pure leggerlo al contrario.
Atanasio, per esempio, stima che gli eunuchi sono “i nemici naturali del Figlio”; per cui, dice, è vero che ci fu chi si evirò per entrare nel Regno dei Cieli, ma trovò la porta d’ingresso sbarrata. Vescovi e Papi scomunicavano i preti troppo zelanti nel seguire i consigli di Matteo.
Nessun rasoio deve togliere a chi è celibe per scelta, i suoi tormenti naturali. Questa pare fosse anche la ferma opinione del Profeta Maometto, il quale, udito che Utman figlio di Maz’un, uno dei primi musulmani – non sopportando più il voto di astinenza, soprattutto durante le campagne di guerra – , gli chiedeva con insistenza il permesso di castrarsi, glielo negò.
La mutilazione d’un’appendice non basta da sola ad assicurarci il Paradiso: non c’è automatismo di scambio tra una porzione di carne e una porzione di Cielo.
IV- La setta degli Scopzi, estrema propaggine del più rigoroso cristianesimo russo-ortodosso, diffusa ai tempi dell’imperatrice Caterina seconda, non associa la sua fama a una particolare dottrina teologica. Come esegeti delle Scritture, gli Scopzi non brillarono affatto, anche se vantarono ottimi predicatori. Sulla loro costituzione, sul loro autentico stato, erano tenuti a mantenere il segreto. Tuttavia rappresentarono un fenomeno vasto e diffuso, che non sfuggì alla pubblica opinione.
Gli Scopzi, infatti, si castravano: da soli, tra loro, durante occulte cerimonie. A centinaia, a migliaia. Le donne che orbitavano nella loro cerchia clandestina, per non essere da meno, si mutilavano i seni. Colte da inappagati furori religiosi, anche le adepte della Gran Madre Cibele, in tempi arcaici, facevano altrettanto. A giudicare dagli effetti, però, nel campo di questo genere di mutilazioni, non c’è né vera competizione, né parità di sessi. Quello che può perdere una, la femmina, non pareggia il sacrificio dell’altro, il maschio.
Così descrive gli Scopzi Elias Canetti: “al centro della loro vita sta ciò che devono soprattutto tenere segreto: appunto la castrazione, che essi chiamano divenire bianchi. Mediante quella particolare operazione, essi devono divenire puri e bianchi, angeli. Da allora, vivono già come in cielo. La loro cerimoniosa venerazione reciproca, gli inchini, gli omaggi, le promesse e gli elogi, sono quelli che potrebbero usare tra loro gli angeli”.
La logica fantastica della setta fiorita sotto Caterina, mi pare comunque ineccepibile: bisogna cominciare a vivere come angeli del paradiso già quaggiù, sulla terra, se ci si vuole guadagnare lo stesso status anche in cielo. In questo modo, il trauma di tutti i Beati, ossia la futura perdita del sesso, sarebbe già, previdentemente, attutito.
Gli Scopzi, pare si siano estinti. C’era qualcosa, del loro insegnamento, che non potevano trasmettere di generazione in generazione, né, tantomeno, di padre in figlio.
Rimane il sospetto però che ancora oggi, ai tempi nostri, certi fanatici intransigenti in campo religioso siano Scopzi superstiti, in incognito.
V- Il Naturismo pare sia una forma religiosa, un’ideologia che non ha molto a che spartire col Materialismo, ma certo, più, col misticismo. Eremiti e Santi di tutte le religioni, hanno sempre prediletto l’adamitico costume.
Freud racconta d’un povero ragazzo disgraziato che gridava sempre: “Natura!”, “Natura!”, e che finì inevitabilmente per castrarsi.
Forse il Naturista aspira segretamente a limare le differenze sessuali, fino a farne scomparire la funzione. La purezza dell’Eden, alla quale aspira, era androgina. Di qui l’aspetto ludico e famigliare delle sue aggregazioni, con bimbi ignudi frammisti a cespugliosi genitori. È un Esibizionista dell’Innocenza. Non c’è scandalo peggiore, in un campo nudista, che mostrare il sesso in posizione diversa dal riposo.
[in copertina: La mutilazione di Urano ad opera di Saturno, di Giorgio Vasari (particolare)]