L’ “Anello Mancante” è l’oggetto Utopico che spiega tutto, che salda nella stessa catena causale atti, eventi, teorie – le più disparate –, garantendo l’Unità di Passato e di Presente del Desiderio. Fatto un parallelo con l’Araldica, esso è simile a un albero genealogico pilotato: là dove i rami ascendono verso un’origine indistinta, un esperto di blasoni trova sempre – in una famiglia bifolca e derelitta –, i segni antichi della nobiltà più schietta.
Viceversa, in campo evoluzionistico, fu considerato tale (e in qualche modo eponimo) l’Uomo di Piltdown, che saldava l’homo sapiens alle scimmie sue immediate parenti: scoperta, anch’essa, che contribuiva a un albero genealogico – quello dell’Umanità intera. Tendenziosamente, si mirava così a escludere dai nostri Progenitori l’Adamo della Genesi, evitando ogni complicazione teologica nell’accertamento della sua paternità.
Nel 1908 due operai – che a Piltdown, in Inghilterra, cavavano ghiaia in una strada di campagna –, frantumarono uno strano oggetto sferico. Il fantomatico paleontologo Charles Dawson lo esaminò, e lo identificò come un antichissimo cranio umano, per il quale suggerì una datazione indubbiamente clamorosa: mezzo milione, se non addirittura un milione, di anni fa.
Nel 1912 il direttore del British Museum accompagnò Dawson nella zona, per operare nuovi scavi. Della spedizione faceva parte anche il gesuita e – futuro – teologo cattolico Pierre Teilhard de Chardin. Tra i detriti, gli studiosi rinvennero una mandibola che sembrava combaciare perfettamente con il cranio: e la scoperta fu subito giudicata apocalittica, perché il frammento più recente indubbiamente apparteneva a un remotissimo antenato dei Primati attuali. L’Uomo di Piltdown era dunque l’Anello Mancante della Teoria dell’Evoluzione: metà umano, l’altra metà scimmia.
Nel 1913, Teilhard de Chardin, che non aveva mai interrotto le sue ricerche, aggiunse un dente canino, più “sapiens” che scimmiesco, a questa collezione. Saltò persino fuori, nel novecentoquindici, un nuovo cranio. Dawson divenne un monumento vivente dell’Evoluzionismo e, quando morì – nel 1916 –, fu osannato come un Eroe della Scienza. Le sue scoperte, però, troppo diverse da quelle usuali, non avevano affatto convinto tutti gli scienziati. Dagli anni Cinquanta di quello stesso secolo, partì un’opera di demolizione che non ha lasciato scampo alla sua fama. Si accertò che i denti dell’Uomo di Piltdown erano stati limati e contraffatti. Cranio e mandibola risalivano al massimo al medioevo e, naturalmente, erano due perfetti estranei. Furono passate al vaglio tutte le donazioni di Dawson ai Musei di Archeologia e Paleontologia. Non se ne salvò neppure una: erano truffe.
Questo accadde, ma dopo più di mezzo secolo. Per decenni l’Anello Mancante ottenne il suo obbiettivo. Il Darwinismo, che non era una religione, lo diventò per certi integralisti spiriti liberi. In qualche modo, desideriamo sempre nel profondo che appaia un Dio a dirci la Verità. Di qui gli equivoci che nascono quando pensiamo che solo la Scienza, divinamente, abbia tutte le Risposte.
[dalla Fantaenciclopedia]
[in copertina: La scoperta dell’Uomo di Piltdown nel 1911, di Arthur Claude Cooke]