L’occultista e alchimista celeberrimo Nicolas Flamel, quand’era solo uno scrivano e un ignorante di cose arcane, e viveva con la dote della moglie, sognò che un Angelo scendeva dal cielo per mostrargli un libro misterioso, scritto con caratteri bizzarri e in un idioma sconosciuto. Solo la dedica era in latino, e diceva che quel volume conteneva tutta la sapienza del vecchio Abraham, principe dei sacerdoti di Giudea, e che era destinato al popolo di Israele. “Dio ha pietà di te”, gli disse ancora l’Angelo, “e vuole farti ricco, ma a condizione che tu riesca a leggere e a comprendere questo libro, e che, quando lo avrai inteso, tu ne nasconda il contenuto a chiunque altro”.
Flamel cercò di afferrare il libro dalle mani dell’Angelo: fu svegliato invece dal grido di sua moglie Pernelle. Come un sonnambulo, le stava stringendo il collo, che aveva scambiato per il vetusto volume comparso nel suo sogno.
L’occultista, che non era ancora tale, ma pare aspirasse a diventarlo, si trovò così privato della divina risorsa che poteva tramutare in oro la sua vita. Divenne acre, malinconico, misantropo. Cominciò a vagabondare senza sosta per le strade di Parigi, e in una delle sue passeggiate solitarie entrò quasi per caso in una fornita libreria della città. Era il XIV secolo, non c’erano libri a stampa, solo manoscritti; ma uno dei faldoni rilegati attrasse la sua attenzione per una certa simiglianza, che solo a lui era dato di apprezzare. Il volume, effettivamente, era identico a quello del sogno. In grande agitazione, Flamel l’acquistò con i pochi soldi che gli erano rimasti, lo portò a casa, cominciò a studiarlo.
Ma non ne veniva a capo. Scongiurò allora il Signore di aiutarlo, perché il libro era troppo complicato. Non appena ebbe finito la sua preghiera, un rabbino sconosciuto entrò in casa sua, aprì il manoscritto e lo tradusse per lui in lingua francese, a voce alta. Poi scomparve.
Flamel grazie alla sua sapienza acquisita così miracolosamente pare riuscisse poi a produrre la Grande Opera: la fabbricazione dell’oro dal piombo. E ci fu anche chi sostenne che entrò in possesso (o forgiò) la “pietra, celeste, angolare” meglio nota come Pietra Filosofale.
Diventò ricco, ma non frequentò mai stregoni e satanassi, e usò il suo denaro per costruire chiese e farle decorare da grandi artisti. Questo racconta una sua biografia, stampata nel 1612, alla quale persino il grande Newton prestò fede.
Dissero di lui, che tanto furono eccelse le sue conoscenze alchimistiche, da renderlo immortale. Invece è certo che morì, nell’anno 1418, dopo aver progettato la propria lapide tombale, che ai posteri apparve densa di significati oscuri, e iniziatici. Fu sepolto con onori splendidi. Nulla si sa veramente di lui, che non sia leggenda.
[in copertina: L’Angelo della Morte, di Horace Vernet (1851)]