I- Qual è il reale e recondito significato di queste “Veneri anatomiche”, sparse in molti musei del mondo, come quelle raccolte nel museo La Specola di Firenze? Lo rivela il filo di perle civettuolo che nega la completa nudità al loro stato obituario, l’occhio truccato, la bocca rugiadosa di rouge, la chioma acconciata: prima ancora che proporsi come modelle per studenti o vetusti reperti da gabinetto chirurgico, sono state ideate come oggetti di desiderio. Ma di quale, di che tipo di Desiderio sono specchio e tentazione?
Le Cere femminili, svestite, supine e sminugiate nelle teche di cristallo, sono belle addormentate che non attirano né principi azzurri, né altre scomposte pulsioni di voyeur o di amanti clandestini di bambole gonfiabili. Anche il necrofilo e lo spettatore in genere morboso sicuramente restano interdetti davanti all’esposizione dei visceri di questi smaccati esempi d’Amor Profano. Ridar la vita con un bacio o un contatto tra epidermidi a queste “sostitute” non è tanto impossibile, quanto sgradevole, alieno, perturbante. Sembrano ideate per il visibilio di un pubblico cannibale: femmine scoperchiabili come pentole a pressione, a rivelare, dentro, una paccottiglia, un menu d’organi interiori teneri carnosi e sfusi.
L’estasi dell’abbraccio che pregustano e promettono ha, credo, un solo scopo: la trappola. Come certi monumenti funerari sono moniti; in questo caso, simulacri predisposti per soddisfare le angosce del misogino e, soprattutto: per allontanare dall’Amore.
II- Conosciamo i Nemici della Passione Amorosa. I più coerenti tra loro, e se ne trovano sotto ogni latitudine – e improntitudine –, hanno spesso utilizzato un invincibile argomento retorico per distogliere uomini e donne dalle tentazioni e dalle seduzioni della Carne.
La Bellezza che noi attribuiamo all’oggetto del nostro Amore, essi affermano, è un fatto superficiale, fisico, “epidermico”, riguarda la ristretta topografia del Corpo, e non la profondità dell’Anima. Eccoli allora agitare contro gli Innamorati, lo spettro, o per meglio dire, lo scheletro dell’Amante. Scorticato, e finalmente smascherato. Essi ritengono che per opporsi alla forza penetrante del Desiderio, non ci sia argomento migliore che quello “visceral-tendineo-escrementizio”.
Pochi hanno saputo esprimere questa figura retorica più concisamente, o con più efficacia, di Ottone di Cluny, che ne perorò l’utilizzo nel Decimo secolo. ‘‘La bellezza fisica – scrisse questo monaco – non va al di là della pelle. Se gli uomini vedessero che cosa c’è sotto la pelle, la vista delle donne gli farebbe mancare il cuore. Quando noi non possiamo toccare con la punta del dito uno sputo o dello sterco, come possiamo desiderare di abbracciare questo sacco di escrementi?”.
Le “belle statuine” della Specola visibili a Milano o le altre discinte beltà modellate in cera, per esser ancora con più agio eviscerate, altro non sono che esempi, esperimenti concreti, per dare senso e rendere visibili le scomuniche e gli anatemi scagliati sull’Amore. I loro abili scultori si comportano come “chi, volendo carpire il segreto di una bellissima figura umana, si armasse d’un coltello, la sventrasse e scoprisse un essere ripugnante” [così si esprime Gogol, ne “Il ritratto”, uno dei Racconti di Pietroburgo]. Si mira a destare l’orrore della femmina, rivelandone l’intima essenza.
Nel museo “necroscopico-etnografico” del dottor Spitzner, fondato a Parigi nel 1856, uno dei corpi femminili – lo descrive Calvino – era “smontabile in quaranta pezzi, passando dalla fragranza seducente dell’epidermide al cupo intrico dei vasi sanguigni e dei gangli, al groviglio dei nervi, alla bianchezza dello scheletro”. Di fatto, un monumento perenne alla misoginia.
La donna che seduce denudandosi va denudata ulteriormente: non solo di ogni trucco, di ogni orpello e di ogni ingannevole profumo (come suggerì in Eva Futura, Villiers de l’Isle d’Adam), ma soprattutto della pelle viva. L’Amore Carnale va combattuto dalla Carne stessa, esibita come sul banco del macellaio.
III- Il celebre “argomento visceral-tendineo-escrementizio” – rievocato in ogni epoca per disamorare e disilludere gli amanti –, è considerato praticamente infallibile, né conosce, da secoli, valide obbiezioni.
È interessante però notare che, in Occidente, questa forma di vilipendio fu utilizzata soprattutto contro l’avvenenza delle donne; mentre al contrario in Oriente, per disamorarle, si tese a screditare la bellezza virile.
Quando una ragazza chiese di sposare Ananda, cugino e primo discepolo di Buddha, il Maestro le rispose: “Perché ami Ananda? Sai dirmi cosa ami in lui? […]. Negli occhi di Ananda vi sono lacrime, il suo naso affilato è pieno di muco; la sua bocca emana odori nauseabondi; il suo corpo è fatto d’immondizia. I suoi intestini sono pieni di escrementi, e il suo sesso espelle orina! L’ami ancora il tuo bell’Ananda?”.
L’Argomento “visceral-tendineo-escrementizio” non è – però – impeccabile. Per renderlo universalmente valido e accettato, si dovrebbe prima dimostrare che chi ama non è in possesso delle stesse imperfezioni dell’oggetto amato, così da suscitare in lui (o in lei) un genuino raccapriccio. Mentre è provato che entrambi, sotto l’epidermide, compartecipano della stessa essenza “nauseabonda”. E il simile attrae, necessariamente, il simile.