I- Nel Libro di Egidio, decano di Tournai, sono enumerate le domande che il sacerdote è tenuto a fare al diavolo durante l’esorcismo. Nel suo studio La Paura in Occidente, lo storico Delumeau ne riporta, diciotto: non so se sono tutte. Si potrebbe parlare di un questionario o “test” ante litteram, ma va notato che il flusso delle domande e delle risposte non riguarda affatto le Verità della Fede, o, che so, la vita nell’Inferno: ancora una volta, la Chiesa non cerca conferme, neanche indirette, neppure dal Nemico, di ciò che già sa o crede di sapere.
Quando non concernono le statistiche, le domande sono poste nel tono del miglior giornalismo: ad esempio, la numero 10: “Qual è il peccato del quale tu e i tuoi compagni gioite di più? E di quale buona azione vi rattristate di più?”
In effetti i quesiti più ricorrenti riguardano l’agonia, e gli attimi che precedono la morte del giusto o del peccatore. Sono ben tre domande su diciotto. Sembra quasi che la Chiesa, su questo solo punto, abbia avuto più intuizioni, che certezze. La domanda numero 12 recita: “Quando voi tentate gli uomini in agonia, verso quale peccato li sollecitate più particolarmente?”.
E la tredicesima: “Quando qualcuno muore, tu o un altro spirito maligno siete presenti, anche se il morente è un santo?”
Infine, la quattordicesima: “Un angelo buono o dei santi lo assistono, per difendere questo giusto sul punto di morte contro i vostri perversi tentativi?”
Disinteressato ai dogmi, l’esorcista tasta piuttosto il polso del demonio per capire cosa l’ha attirato da quelle parti. Tenta di apprendere se la presenza diabolica è casuale, limitata, oppure quella città, il villaggio, i conventi del circondario (sia maschili, che femminili), o certi peccati ricorrenti nella zona lo hanno particolarmente affascinato. Il metodo, soprattutto, è interessante, e mi pare fondativo del modello di interrogatorio messo a punto poi dal “Controspionaggio” d’ogni paese. I diavoli sono rappresentanti d’una Potenza Straniera, per la Chiesa.
II- L’esausto gesuita Surin, ottenuto il suo trionfo sulle forze demoniache che imperversavano a Loudun, obbligò il diavolo invasatore, al momento del congedo definitivo, “a stampare sulle palme di Madre Jeanne des Anges i nomi di Gesù, di Maria e di San Giuseppe”. All’epoca si usava così: l’Ingiunzione di Sfratto era obbligatoria. Nel Seicento, secolo “notarile” per eccellenza, durante un esorcismo, non solo si costringeva il demonio ad abbandonare il corpo degli ossessi, ma lo si forzava a “rispondere per iscritto”, firmando un documento col quale s’impegnava a uscire definitivamente e senza ripensamenti. Sembrava poi ugualmente razionale ai ministri della Chiesa che – a ulteriore conferma dell’impegno preso –, il diabolico possessore d’anime desse un segno concreto e visibile delle sue intenzioni e della sua buona fede.
Per esempio, sfrattato dall’interno d’una delle religiose di Loudun, un demonio consegnò a padre Surin, nel 1634, un attestato così articolato: “il giorno 23 giugno, prometto […], di fare, uscendo dal corpo, a testimonianza della mia uscita, un foro nella mano destra della grossezza di un dito che rimarrà per due settimane”. Il diavolo che traslocava volle restare anonimo, ma si firmò – pseudonimo degno d’un pamphlettista – “un nemico della Vergine”.
A Loudun, il 19 maggio 1634, i frati espulsero dalla priora Madre Jeanne, ossessa e posseduta, il diavolo Asmodeo. Gli esorcisti si preoccuparono opportunamente di far scrivere e firmare a questo celebre demonio un verbale di quanto era avvenuto. Il documento esiste ancora, è visibile (come molti altri reperti dell’Inferno).
Inutile chiedersi: perché le “grandi firme” e il gotha delle Bolge si scomodano così facilmente per infestare modesti conventi di provincia, ossessionando religiose anonime? Resta il fatto che il famoso Asmodeo, una delle più riverite potenze infernali, catturato e vinto, s’abbassò a siglare la sua capitolazione – e pure a controfirmarla –, cinque volte. Nell’attestato, questo spirito malvagio rendeva pubblico che aveva abbandonato la sua preda: “Prometto, uscendo dal corpo di questa creatura, di farle un’incisione sotto il cuore della lunghezza di uno spillo trapassando la camicia, il corsetto e la sottana, e questo segno sarà sanguinante”.
Si noti, appunto, quello spillo, piccolo strumento appuntito che si può facilmente nascondere dovunque nella sottana d’una religiosa, e si noti pure il luogo della ferita: quell’erotico “sotto il cuore” che comporta, ovviamente, la svestizione del seno femminile, da mostrare semi-ignudo, per riprova, al già emozionato e raggirabile esorcista.
[dalla Fantaenciclopedia]