I- Cristo, apparsole nel 1646, rimproverò la monaca, e mistica, Marie des Vallées di chiamarlo “suo sposo”:
«”Siete ben ardita,” disse Gesù.
“Mica tanto ardita. Vi prego, aspettate un poco: vi mostrerò come mi sposaste. Mi sposaste sulla Croce: le martellate erano i violini, il fiele era il vino del banchetto, le bestemmie erano le parole di ricreazione e così via. Ebbene! Non siete forse il mio sposo?”.
“Avete ragione,” disse il Redentore, “è lì che ho sposato voi e tutta la natura umana”».
L’amore per l’Umanità, per la quale si é sacrificato, scuote l’essenza stessa di Gesù. Marie, visionaria frequentatrice delle Sfere Celesti, scrive (nel 1653):
«Vedo talvolta Nostro Signore come ebbro del suo Amore divino e sento che dice: “O mia sposa, siete la mia corona, il mio scettro, la mia gloria, il mio tesoro, la mia gioia, la mia delizia, il mio cuore”. Io dicevo alla Santa Vergine: “non so di che cosa stia parlando”. “Lascia che dica”, ella rispondeva. “É ubriaco del suo Amore divino. Sappiate che tutte le volte che é così ebbro, parla della sua passione”».
Ben presto, la religiosa s’accorse d’essere “perseguitata” dal Padreterno, da Gesù e dalla Madre di Lui.
Il Cristo, in una visione, le rivelò: “La Divina Volontà vuole farti vivere nella morte“. Fu consegnata all’ira di Dio. Patì incredibili sofferenze, alle quali aggiunse la tentazione continua del peccato e la coazione sfrenata alla bestemmia.
La Chiesa, tuttora, non ha saputo decidere se Marie des Vallées fu santa, o strega e indemoniata.
II- Gesù stesso si è definito come lo “Sposo” (Marco 2, 19, ma anche Matteo 22, 1-14 e 25, 1-13). La Chiesa è la sua sposa – in senso figurato; ma “Spose di Cristo”, soprattutto, si sono sempre chiamate le donne che, seguendo una vocazione religiosa, hanno consacrato la loro verginità al Figlio di Dio, entrando nei conventi e nei monasteri. Molto spesso si è visto, nella storia di quelle Anime, che esse intendono il loro titolo in senso meno simbolico o onorifico di quanto si possa credere, mentre realmente – e letteralmente – bruciano d’Amore per il loro coniuge celeste. Elette, tra tutte, sono le Mistiche, cui lo Sposo riserva un trattamento amoroso particolare ed esclusivo.
Le Religiose (novizie o professe che siano) trovano naturale mantenersi pure e fedeli al Cristo mentre sono in vita, allo scopo di godere, più tardi, appieno, dell’Amor Sacro (ma comunque, coniugale) che spetta loro in Paradiso. Le più esplicite tra le consorelle hanno chiarito che in Cielo le attende una totale, individuale, intimità col loro ubiquo Coniuge.
Beata Angela da Foligno, rivelò questo al frate scrittore che collezionava i fatti della sua vita: un sabato santo, «rapita in ispirito, stette nel sepolcro col Cristo. Dapprima baciò il petto di Cristo, e lo vide giacere con gli occhi chiusi, come restò dopo la morte. Baciò poi la sua bocca e sentì mirabile e inenarrabile odore di dolcezza che esalava di là. Dopo una breve pausa, pose la sua gota sulla gota del Cristo, e il Cristo avvicinò la sua mano sull’altra gota e la strinse a sé. Udì queste parole: “Prima che io giacessi nel sepolcro, ti tenni così stretta”».
Secondo Mechthild von Magdeburg, beghina, che nel XIII secolo compì una serie, non sporadica, di visite in Paradiso, i Santi – maschi –, si limitano lassù a vedere il Cristo da lontano, “in dolce maniera”, mentre le Sante hanno accesso giornaliero alla sua Camera da Letto. Conoscendo Estasi che nessun Beato dotato di virilità può neppure immaginare.
Mechthild, raccontò d’essere stata assunta e personalmente incoronata in Cielo durante una Visione – che descrisse in un diario, cui fu dato il titolo: La Luce fluente della Divinità. Con un privilegio concesso raramente ai vivi, Gesù la fece entrare nella propria Alcova. Mechthild allora “si tolse dal capo la corona e la pose sopra una delle rosee cicatrici sui piedi di lui” – segno carnale che il Cristo aveva un corpo sano, attivo, pur se ancora piagato dalla Passione. “Quindi desiderò andargli più vicino. Egli l’accolse nelle sue braccia divine, pose la sua mano paterna sul seno di lei, e la guardò in volto.
E in un bacio Mechthild fu innalzata al di sopra di tutti i cori angelici”.
Il Redentore fu dolce, ma esplicito, e le disse: “Spogliati della paura e della vergogna, e di ogni virtù esteriore”. Come se alla vergine beghina fossero ben noti il codice vigente dell’Amor Cortese, e le norme da seguire in caso di convegno clandestino, Mechthild arrossendo rispose: “O Signore, io sono un’anima nuda, e tu un Dio gloriosissimo”. Tuttavia, il suo è uno schermirsi solo formale, come un passo di danza d’un minuetto a Corte.
Si può dare un’interpretazione garbata e totalmente platonica di questo tête à tête nel separé paradisiaco ma Mechthild pare voglia introdurre una nota assai sensuale, in questo idillio. In effetti l’epilogo che segue è quello più naturale, e la mistica sembra quasi rassicurare le sue lettrici: “Avviene così ciò che entrambi desiderano: egli si dà a lei, e lei a lui”.
Dopo l’incontro fugace, i due amanti paradisiaci si dividono: per tutti e due, con grande nostalgia.
[in copertina: La Visione, di Luc Olivier Merson (1872)]