III- C’è un’altra costante, in tutti questi agguati “regicidi”, che balza subito all’attenzione di chi legge: si tenta d’uccidere il despota di turno mentre va all’Opéra, o ne esce.
Si potrebbe pensare a una veduta messa en-abîme, come in uno scudo araldico, d’un Fato superiore; un’opera ben congegnata del Destino, una matrioska di bambole una dentro l’altra. Ma forse sarebbe troppo onore: e infatti questa non è la nostra idea. I protagonisti, che acquisirono il loro lignaggio con la violenza, non meritano una tale investitura, soprattutto l’ultimo. Ci fu imbambolamento, di sicuro, ma il corso degli eventi – benché tragico per chi, a causa delle bombe, perse la vita – somiglia troppo a una parodia, per prenderlo sul serio.
Quando Napoleone “il piccolo” si dirige verso il massimo Teatro di Parigi, lo spettacolo che l’attende si intitola: Gustave III, ou Le Bal masqué. È un’opera, con coreografia, che mette in scena l’assassinio del re di Svezia Gustavo III, della casata Holstein-Gottorg, un episodio storico accaduto nel marzo del 1792.
In un classico dimenticato della Letteratura Fantastica, La Visione di Carlo Undecimo, il novelliere Prosper Merimée raccontò un antefatto di questo regicidio. Si tratta d’una Premonizione “autentica”, al punto, che fu trascritta e firmata, pare, davanti a testimoni veritieri in epoca non sospetta:
Nella notte tra il 16 e il 17 settembre 1676, Carlo, monarca di Svezia, preda della malinconia, si sveglia. Una gran luce l’attira fuori del letto. Proviene dalla Sala degli Stati. I nobili che accudiscono il suo sonno regale gli dicono che è il chiarore della luna, che si riflette sulle vetrate. Ma lui non si fida, infila la vestaglia, raggiunge il vasto salone della reggia. Per farlo, percorre un corridoio che conosce bene, che stranamente però non è solamente buio, ma è cosparso di colore “nero”. I cortigiani, timorosi di quel che sta accadendo, che sembra loro del tutto innaturale, cercano di impedirgli l’ingresso: Carlo invece pretende e ottiene le chiavi, e entra, impavido, penetrando là dove il fulgore della luce è più vivace.
A quel punto lui e il suo seguito si trovano dinanzi a una scena che li lascia esterrefatti: una visione estremamente realistica, come una potente allucinazione, mostra loro un giovanissimo re che indossa la corona e impugna lo scettro – avrà al massimo 14-15 anni – contornato da 16 consiglieri, che siedono con lui intorno a una grande tavola. Accanto a loro ci sono i boia, al lavoro: tagliano teste di gentiluomini, una dietro l’altra. Il sangue scorre sul pavimento.
Carlo XI non si trattiene e, nonostante il terrore, grida forte: “O Dio, quando dovrà accadere questo?”: allora il giovane re, dopo un silenzio, gli risponde: «Questo non deve avvenire nel tuo tempo, ma al tempo del sesto sovrano dopo il tuo regno, e quello che intravedi dietro di me sarà il tutore del tuo discendente; e costui diventerà il sovrano più grande che ci sia mai stato in Svezia. Il popolo sarà felice sotto il suo scettro». Appena dette, e udite, queste parole, tutto piomba nel buio e cessa e scompare ogni prodigio.
Riguadagnate le sue stanze, il re, recuperato un briciolo di sangue freddo, verga di propria mano la testimonianza autenticata della sua “visione”.
Il monarca di Svezia, nel 1676, ha ricevuto indubbiamente – lo si capirà poi, 112 anni dopo –, la profezia dell’avvento sul trono di Gustavo IV Adolfo, figlio quattordicenne di Gustavo III, il re al quale un uomo in domino nero sparò alle spalle durante un gaio ballo mascherato al Teatro dell’Opera di Stoccolma. I nobili gentiluomini che complottarono per ucciderlo, e ci riuscirono, furono tutti decapitati.
IV- Dunque, ricapitolando: Napoleone III, diventa bersaglio delle bombe di ferventi mazziniani proprio mentre si reca a Teatro per vedere come si assassina un re dentro un Teatro: Gustave III, ou Le Bal masqué. Il melodramma, che mette in scena una morte annunciata da una profezia, fa da sfondo profetico all’attentato che attende il piccolo tiranno. Il quale a sua volta, a fatto compiuto, vanta d’aver avuto qualche premonizione, degna dell’epopea d’un Cesare romano.
Per inciso, il Gustavo, “grand Opéra in 5 atti”, con balletti nel I e nel V, fu musicata da Daniel Auber su versi del poeta e tragediografo Eugène Scribe. Lo stesso libretto ispirò anche Un ballo in Maschera di Giuseppe Verdi, il quale dové rivedere e ri-ambientare la sua vicenda a Boston, anziché in Svezia, perché la censura glielo impose proprio a causa della concomitanza del completamento della sua Opera con l’attentato a Napoleone III, avvenuto il 14 gennaio 1858.
Tutto si tiene, tutto sembra ben concatenato. Ma che “cifra” si intravede osservando, controluce, questa trama ordita si congiure, e sdipanando il tappeto degli eventi?
Leggiamo nel presago libro di Marx Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, pubblicato nel 1852: “Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano per, così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa. Caussidière invece di Danton, Louis Blanc invece di Robespierre, la Montagna del 1848-1851 invece della Montagna del 1793-1795, il nipote [Napoleone III] invece dello zio [Napoleone Bonaparte]”.
Pare che anche il Destino, una volta evocato a sproposito, soggiaccia alla stessa legge, che Marx ha chiamato: quella della “Caricatura”.
Dopo la Tragedia, mitica o storica, lo spirito “borghese” si rinfresca con la Farsa. Specularmente, l’Opera diventa Operetta. Giustamente Alberto Savinio osserva che l’Operetta non sarebbe altro che una forma teatrale e musicale indissolubilmente correlata a “Napoleone III, sovrano Barocco”.
Qualsiasi evento abbia funestato la vita di Napoleone “il piccolo”, compresa la disonorevole capitolazione di Sedan, non è possibile per lui attingere al vero Dramma. Perciò, nonostante gli infiniti attentati che subì o doveva subire nell’immaginazione dei patrioti, si spense, durante l’esilio londinese, nel suo letto.
La sua ultima occupazione fu: progettare una stufa.
[in copertina: Morte al ballo, di Felicien Rops]