Al Cinema, l’Effetto posticcio ha sempre sostituito la Realtà effettuale, fin dai tempi di Méliès. L’abbaglio, l’illusione, il trucco scenico, sono indispensabili, anche nei film più “veristi”. L’importante è, nel caso del cinema “realistico” (ma non solo), che non si vedano, che non attirino troppo l’attenzione. Il miglior “Effetto Ottico Speciale”, è proprio quello che l’occhio dello spettatore non riesce a cogliere: come ci disse Józef Paweł Natanson, pittore surrealista, genio del Technicolor, e mago riconosciuto nel settore. Natanson ha vissuto per più di 50 anni a Roma, ed era una colonna (anche se invisibile) di Cinecittà. Dipingeva capolavori in miniatura che poi, sullo schermo, come fossero incollati all’obbiettivo, diventavano giganteschi. Ha creato decine di metropoli e Templi fasulli dell’epoca d’oro degli Ercoli, dei Macisti, delle grandi fughe nell’esotico da Mille e una notte. Grandi Rome dipinte su vetro, abissi, e scenari mozzafiato come quelli che fanno da sfondo all’arrivo di Cesare in Cleopatra, a Alessandria: un trucco ciclopico sullo schermo, ma in realtà una lastra che potremmo comodamente appendere in soggiorno.
L’arte di Józef Natanson, trionfa già nel suo esordio cinematografico: The Red Shoes (Scarpette Rosse, 1948), film diretto da Michael Powell e Emeric Pressburger di cui, qui sotto, diamo un saggio (purtroppo di qualità inferiore a quella dovuta). Nella sequenza onirica e fantastica del Balletto compaiono molti suoi matte shot, i fondali inventati con gli effetti visivi, che si sovrappongono all’inquadratura fissa mascherando una parte della ripresa.