Lodovico Settala, un medico (e libertino) vissuto in Italia tra Cinquecento e Seicento, pubblicò nel 1606 la prima “Mappa Ragionata” dei Nèi sul Corpo Umano. Il suo trattato De Naevis è considerato uno dei testi fondativi della Fisiognomica.
Giungendo a una inedita sistemazione della materia, Settala era convinto di poter riconoscere, nei Nèi, dei marchi, o segni, atti a guidarci nella scoperta della personalità di coloro che ne erano afflitti. Ma il risultato principale delle sue osservazioni, sembra di poter dire, consisté soprattutto nel rilevare, attraverso il groviglio e il reticolo di macchie, sporgenze carnose, e verruche, che accidentano l’epidermide, delle rigorose costellazioni e concordanze, precise al punto tale che si poteva costituire su di esse una positiva Scienza dei Nèi.
“Perché” – scrive Settala – “quantunque appaiano i Nei per tutto il corpo seminati a caso, dimostra però la stessa isperienza essere tra loro ordine certo, e certa dipendenza; conoscendosi con ordinata regola, dipendere gli altri che per il loro corpo sono sparsi, da quelli che nella faccia sono posti”. Per esempio: chi ha un neo sul naso, situato in una determinata posizione, quasi sicuramente ne ha un altro, corrispondente, sul prepuzio; e lo stesso dicasi per chi ne ostenta uno sulle palpebre: cerchi il gemello sul proprio scroto; ecc.
Naturalmente, più antica di tutte queste discettazioni, è la “Nevomanzia”, ossia la divinazione dei nei sull’epidermide.
Settala ebbe il merito di riconoscere, fin dai primi sintomi, che a Milano avrebbe furoreggiato quella famosa Peste, di cui parla Alessandro Manzoni nei Promessi sposi. Il popolo allora cercò quasi di linciarlo, considerandolo un fanfarone e, ancor di più, un menagramo.
Purtroppo, però, Lodovico non può esser giudicato come uno dei medici più illuminati del suo tempo: nel 1617 lo scienziato “cooperò a far torturare, tanagliare e bruciare, come strega, una povera infelice sventurata”, Caterina Medici, “perché il suo padrone pativa dolori strani di stomaco, e un altro padrone di prima era stato fortemente innamorato di lei”. Per questa impresa abominevole, rileva Manzoni, è assai probabile che allora abbia “avuta presso il pubblico nuova lode di sapiente e, ciò che è intollerabile a pensare, nuovo titolo di benemerito”.