I- Di solito (e da tempi immemorabili) l’Essere Umano si ritiene immortale e destinato per natura o provvidenza a una sorta di benessere materiale e beatitudine che l’accompagneranno per tutta la vita: senonché insorge la Sfortuna, a deviarlo da questa retta via. È la Sfortuna (sotto forma di Jettatura, Fascino o malocchio), che gli procura dolori, lutti, malattie, povertà e infine la morte – una sorta di jattura “definitiva” che uomini e donne procurano a se stessi con un comportamento imprudente, o subendo gli influssi negativi dell’ambiente. Ricorrendo alla statistica, i dottori del Talmud, lo certificano:
“Novantanove persone muoiono pel mal’occhio contro una che muore di morte naturale”. Una piccola ma significativa correzione che ci lascia un barlume di speranza.
Pericle, piace a Montaigne ricordarlo, un giorno che gli domandarono come stava, rispose: “Potete giudicarlo da questi”, agitando alcuni amuleti che aveva attaccati al collo e al braccio.
II- Vercors (ne Les animaux dénaturés) ha evocato proprio questa, come differenza fondamentale tra l’Umanità e le Bestie: “gli Uomini portano degli amuleti, gli animali no”.
Quindi l’unica cosa che ci distinguerebbe da loro, sarebbe: che gli Uomini (creature “snaturate”) hanno paure immaginarie che gli Animali non conoscono, e le combattono nel modo più stupido e vigliacco?
In realtà, secondo l’epitomista Eliano, le cose non starebbero affatto così. Anche le bestie – in specie gli uccelli – crederebbero alla jettatura e alla scaramanzia. Afferma infatti lo zoologo antico: “Sento dire, per esempio, che i colombi selvatici, come talismano contro gli incantesimi, usano sottili rametti di alloro che essi recidono, rosicchiandoli, e portano poi nel nido perché proteggano i loro nati. Il nibbio usa come amuleto il ramno, il falco la lattuga selvatica, la tortora i boccioli dell’iris, il corvo l’agnocasto”. L’aquila, invece, si difende dalla Jettatura “con quella pietra che da lei prende il nome di etite”.
III- Il Rosso è il colore classico dei migliori amuleti. Il corallo rosso è infatti da millenni, per tradizione popolare, uno dei più potenti “portafortuna” reperibili sul pianeta. E Paracelso specifica, nel suo Herbarius (capitolo: “De Corallibus”), che questo scarlatto sedimento scaccia, terrorizzandoli, i “phantasmata”, malinconici e malvagi spiriti notturni in tutto simili a spettri di morti; li respinge “come il cane ha paura della frusta”.
Nella pala di Brera dipinta da Piero della Francesca, ossia La sacra conversazione, Gesù bambino dormiente è ritratto con, al collo, un vistoso amuleto di corallo rosso.
A cosa poteva mai servire, al piccolo o al grande Gesù, questo oggetto benaugurante, che vieta ai fantasmi di manifestarsi? Egli sapeva bene, che fine avrebbe fatto. Forse il buon augurio era rovesciato? che il suo destino, tristissimo, si compisse sino in fondo e senza ostacoli – considerando, tra questi ultimi, l’importuna misericordia umana?
IV- Anche la più radicata Tradizione, però, in questo campo, può sbagliare: tanto il Nemico che si affronta è subdolo e potente. Per comprendere fino a che punto i Jettatori possano essere diabolici, si ponderi il dubbio riferito dallo specialista in materia Schioppa: che il “Corno rosso”, l’amuleto più abituale contro i menagramo, sia in realtà un’opera dell’ingegno loro, una “diversione” introdotta scientemente dai più scostumati e navigati tra i portatori di Scalogna:
“A ben considerare la cosa, niente ha a che fare il corno col fascino, anzi potrebbe dirsi un agente opposto, specialmente considerato in linea feminile. Alcuni pretendono che sì ridicola invenzione sia stata parto di alcuni monaci, e che forse, avendo l’abilità jettatoria, han cercato di supplantare l’antidoto più efficace […] sotto pretesti di convenienza, introducendone un altro di debolissima efficacia”.
L’amuleto più infallibile contro la Jettatura, secondo lo studioso, è lo scongiuro apotropaico che consiste nel porsi una mano davanti e una dietro, sopra le duplici pudende.
Lo corregge (parzialmente) Gian Leonardo Marugi, asserendo che per gli uomini – maschi – non c’è amuleto migliore e più concreto della Femmina, in specie se bella e vestita alla moda.
La si trascini quindi in società, anche controvoglia. Così tutti gli occhi degli invidiosi, dei malintenzionati, nonché gli sguardi degli jettatori, che abbondano pullulando nella mondanità, saranno attirati dall’avvenenza delle donne, piuttosto che dai loro accompagnatori.
È: Fascino (inteso come dote femminile), contro Fascino (inteso come Malocchio); una lotta dura, quasi una battaglia. Prova ne sia, avverte il Marugi, che le bellezze cittadine escono dai teatri e dalle feste “malcontente, sparute di volto e poco men che febbricitanti”. Il teorico del Malaugurio arriva a supporre che gli abiti, i décollétes, le parrucche, gli imbellettamenti muliebri, siano capziosissime invenzioni degli uomini, allo scopo di procurarsi un amuleto vivente ancora più gagliardo: “Povere donne, quanto vi compiango! E chi sa se la scaltrezza degli uomini non avesse escogitato a voi tali cose, per avervi appunto come tanti parafulmini, ed in una parola per parajettature?”
[in copertina: Fantastic Universe Science Fiction, illustrazione per il racconto Rendez Vous with Destiny di John Brunner]